RETE
BOICOTTAGGIO COCA-COLA IN PIAZZA A ROMA.
IN
COLOMBIA GOVERNO URIBE, PARAMILITARI E COCA-COLA SONO DIVERSE FACCE
DELLA STESSA MEDAGLIA.
COMUNICATO
STAMPA DELLA REBOC – RETE BOICOTTAGGIO COCA-COLA
Roma,
11 febbraio 2004
In
occasione dell’arrivo del presidente colombiano Alvaro Uribe Velez
in Italia, la REBOC aderisce a Roma all’iniziativa di protesta "Uribe
persona non gradita" e consegna alla sede della Coca-Cola Italia
a Milano le prime 5.000 firme di adesione al boicottaggio.
"Con
questa duplice iniziativa – dichiara Alessandro Pullara della REBOC
- vogliamo simboleggiare il fatto che in Colombia l’attuale governo,
l’esercito, i gruppi paramilitari e le multinazionali come la Coca-Cola
non sono che diversi fili di un intreccio perverso ormai chiaro
a tutti.
Secondo
Amnesty International la "guerra sporca", attuata dai
paramilitari con la complicità dell’esercito, si è
ulteriormente aggravata nel 2003, dopo l’insediamento di Uribe,
con 4.000 civili uccisi, 2.700 persone sequestrate (di cui almeno
1.500 dalla guerriglia e dai paramilitari) e più di 500 persone
scomparse.
Uribe
persegue in maniera sistematica l’annichilimento di ogni diritto
umano, sociale e politico con la Legge di Sicurezza nazionale,
che ha attribuito poteri di polizia giudiziaria alle forze armate;
il coinvolgimento di più di un milione di civili nel conflitto
armato, con la creazione della Rete degli Informatori e la militarizzazione
dei contadini; la copertura e riabilitazione dei paramilitari,
con il Decreto 128 del 2003 che concede amnistia e indulto ai paramilitari
che chiedono verbalmente perdono per gli atti commessi, mentre sindacalisti
e difensori dei diritti umani subiscono arresti e processi del tutto
arbitrari e privi di garanzie."
"Non
si tratta di un contesto estremo – prosegue Pullara - in cui casualmente
si iscrive l’attività della Coca-Cola e delle altre multinazionali,
ma di una situazione creata ad hoc per agevolare i loro affari e
per la realizzazione dell’Accordo di Libero Commercio delle americhe
(ALCA) voluto dagli USA, con lo sfollamento forzato delle comunità
indigene (2.900.000 persone dal 1985 al 2002, di cui 355.000
nel solo 2002), che occupano da millenni territori divenuti
di interesse strategico per la presenza di risorse naturali, minerarie
e petrolifere, e con la repressione brutale di tutti i movimenti
di opposizione sociale, dai sindacalisti (1925 assassinati
dal 1991 al 2002, di cui 280 nel solo 2002, l’80% dei sindacalisti
assassinati nel mondo sono assassinati in Colombia) ai difensori
dei diritti umani (nel 2003 si è registrata la morte
di un difensore dei diritti umani ogni 25 giorni, sempre al di fuori
di scontri armati, con omicidi a sangue freddo in strada, in casa
propria o sul posto di lavoro) tacciati pubblicamente di terrorismo
dallo stesso Uribe.
L’intreccio
tra il Governo Uribe, il paramilitarismo e gli interessi delle multinazionali
è qualcosa di più di un sospetto. Ecco solo qualche
esempio chiarificatore.
Il
giorno dell’elezione di Uribe, Salvatore Mancuso, capo del gruppo
paramilitare AUC, ha dichiarato di poter contare sul 35% dei deputati
eletti al Parlamento. Non è stato mai smentito.
I
rapporti tra i capi paramilitari e i dirigenti delle aziende imbottigliatrici
della Coca-Cola sono ampiamente documentati dall’accusa depositata
dall’International Labor Rights Fund presso la Corte Federale di
Miami. Il giudice Martinez nel Marzo 2003 ha sentenziato che ci
sono elementi sufficienti per mandare avanti il processo.
L’avvocato
Jaime Bernal Cuellar, che difende le società imbottigliatrici
della Coca-Cola coinvolte nel processo, era il Procuratore Generale
dello Stato negli anni in cui quei crimini venivano commessi e rimanevano
regolarmente impuniti. L’attuale Procuratore Generale ha punito
il ricorso dei sindacalisti alla giustizia statunitense, accusando
formalmente di terrorismo gli stessi firmatari della denuncia contro
Coca-Cola."
"Il
gruppo dei Socialisti Europei – conclude Pullara - ha invitato Uribe
per parlare di "lotta al terrorismo", senza rendersi conto
di aver invitato uno dei maggiori esponenti mondiali del Terrorismo
di Stato.
L’Italia,
che è il terzo partner commerciale europeo della Colombia,
ha invitato Uribe per parlare di affari, senza rendersi conto che
in nessun luogo come in Colombia i soldi sono macchiati di sangue.
Chiediamo
al Papa e ai governanti europei e italiani che stanno incontrando
Uribe se si vogliano rendere complici di questi misfatti o vogliano
piuttosto esercitare ogni forma di pressione possibile perché
questa situazione abbia fine.
Chiediamo
alla Coca-Cola di mettere fine alla repressione, di risarcire i
familiari delle vittime e di sottoscrivere un Codice di Condotta
che impegni anche fornitori e sub-fornitori ad assicurare condizioni
giuste ai lavoratori".
Altrimenti
sia l’indignazione mondiale verso gli amici di Uribe sia il boicottaggio
dei prodotti Coca-Cola andranno avanti".
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