COMUNICATO
STAMPA DELLA REBOC RETE BOICOTTAGGIO COCA-COLA
TORINO 2006, REBOC: “61 PROTESTE SU 61
TAPPE DELLA FIACCOLA, PERCHE’ COCA-COLA RISPETTI I DIRITTI”
Intanto Coca-Cola non rispetta la tregua
olimpica: ancora minacce di morte
ai sindacalisti colombiani e morte sospetta di un attivista indiano
Con
la protesta di oggi a Torino, la Reboc – Rete Boicottaggio
Coca-Cola – ha realizzato 61 iniziative di boicottaggio della
Coca-Cola, sponsor della torcia olimpica e degli squadroni della
morte colombiani.
61
iniziative di contestazione su 61 tappe della fiaccola olimpica
targata Coca-Cola, in ogni Regione d'Italia dove il tedoforo e la
carovana della multinazionale di Atlanta hanno messo piede.
“Si
tratta senza dubbio della più grande mobilitazione mai realizzata
nel nostro paese nei confronti di una multinazionale – dichiara la
REBOC – I milioni che Coca-Cola ha investito nel marketing
olimpico non hanno fruttato buona, ma cattiva pubblicità alla
multinazionale di Atlanta. Grazie all’impegno di migliaia di
persone, sono state messe in luce le violazioni dei diritti umani e
sindacali di cui Coca-Cola è protagonista in mezzo mondo, a partire
dalla Colombia, dove i sindacalisti vengono uccisi, rapiti,
torturati e minacciati da parte degli squadroni della morte
ingaggiati dai manager aziendali”.
Già
dal 2004 la REBOC aveva chiesto al Comitato Olimpico Internazionale
e al TOROC di escludere Coca-Cola dagli sponsor olimpici, per
evidente incompatibilità con gli ideali di pace che le Olimpiadi,
almeno a parole, vorrebbero diffondere, ma la collaborazione è
stata rinnovata e prolungata fino al 2020.
“Se
c’è stato un danno all’immagine non solo della Coca-Cola, ma
anche dell’Italia – prosegue la REBOC - la responsabilità non
è certo nostra, ma di quei politici cinici e miopi, che hanno
confuso l’immagine nazionale con l’immagine indifendibile di una
multinazionale sotto processo in numerosi paesi e criticata ormai in
tutto il mondo per i suoi comportamenti.
Abbiamo
scritto più di una lettera a Chiamparino, Pescante e Castellani,
ma, invece di risponderci direttamente, si sono limitati ad
insultarci e a rivolgersi strumentalmente a Bertinotti, per motivi
di competizione elettorale interni al centro-sinistra”.
Rispetto
alle dichiarazioni di questi giorni da parte di alti esponenti
politici, la REBOC ricorda di non aver mai esercitato violenza, ma
di averla piuttosto subita.
“A
Roma, prima tappa del boicottaggio a Novembre, la REBOC chiese
l’autorizzazione ad esporre degli striscioni di protesta visibili
dal percorso della fiaccola, senza alcuna intenzione di avvicinare
il tedoforo, ma ci fu impedito con lo sgombero del presidio,
sancendo la volontà gravemente antidemocratica di rendere del tutto
invisibile la protesta per tutelare gli interessi economici dello
sponsor. Nelle tappe successive è stato necessario ricorrere ad
azioni a sorpresa, sempre assolutamente pacifiche, che mai hanno
provocato danni a cose e a persone, nonostante la blindatura del
percorso da parte della Polizia, la repressione a forza di cariche e
manganelli in diverse occasioni, le provocazioni e le minacce di
decine di esponenti politici, che hanno alzato i toni legittimando
di fatto le forze dell’ordine ad aumentare il livello di
repressione, con il rischio di un’altra Genova”.
Oggi
in Italia, secondo una Ricerca della Camera di Commercio di Milano,
più del 40% degli italiani evitano prodotti di aziende che tengono
comportamenti non etici, e più del 14% partecipano alle campagne di
boicottaggio.
“Ormai
è chiaro – conclude la REBOC - che il consumo critico ed il
boicottaggio, tradizionalmente diffusi nel mondo anglosassone,
stanno diventando patrimonio di lotta anche della nostra società
civile.
Accogliamo
gli inviti alla pace, alla responsabilità e alla democrazia giunti
in questi giorni dai massimi vertici dello Stato, nel loro
significato reale e non strumentale ai grandi interessi economici.
Il
Presidente della Repubblica sarà d’accordo nel ritenere
responsabilità di ogni cittadino democratico fare pressione sulle
aziende per chiedere il rispetto dell’ambiente e dei diritti, in
ogni parte del mondo in cui operano”.
Intanto
proprio in questi giorni, Coca-Cola dimostra di non rispettare la
‘tregua olimpica’, con un’indagine avviata dalla polizia in
India per la morte sospetta di un attivista e con nuove minacce di
morte ricevute dai sindacalisti colombiani.
scarica il comunicato in PDF con
in allegato l'elenco completo delle 61 azioni di protesta contro
Coca-Cola lungo il percorso della fiaccola olimpica.
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