Campagna di boicottaggio Coca-Cola

DALL'INTERNATIONAL LABOUR RIGHTS FUND...


...LE ACCUSE E LE PROVE CONTRO LA COCA-COLA

Data: 14 Aprile 2003
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Coca-Cola è giustamente preoccupata per la sua reputazione alla luce della controversia legale in corso promossa dall’International Labor Rights Fund, e dalla crescente consapevolezza del consumatore rispetto ai gravi abusi sui diritti umani che essa tollera e incoraggia presso i suoi impianti di imbottigliamento in Colombia.

L’azienda ha smentito energicamente le affermazioni dei colombiani sia sul suo sito web sia nelle risposte alle lettere di consumatori e studenti preoccupati.

Ora è il nostro turno di rispondere.

Coca-Cola afferma che le sue aziende d’imbottigliamento e i suoi dipendenti colombiani si trovano semplicemente nel mezzo del fuoco incrociato di una guerra civile che sta infuriando da quaranta anni.

Certamente non c’è dubbio che la Colombia sia, in linea generale, un posto pericoloso dove la violenza e la brutalità sono all’ordine del giorno.

Ciononostante è evidente che le aziende che imbottigliano per Coca-Cola non sono le vittime innocenti di un conflitto civile, ma stanno di fatto usando la guerra civile come pretesto per attaccare i sindacalisti che operano nei loro impianti di imbottigliamento.

Consideriamo i seguenti fatti:

  • come riportato nella rispettabile rivista Cambio (a cui collabora il premio nobel Gabriel Garcia Marquez), quando la principale imbottigliatrice di Coca-Cola in Colombia, PANAMCO, stava avendo problemi con un’attività criminosa dei paramilitari volta ad imporle tasse per permetterle di trasportare il prodotto, PANAMCO fu in grado di risolvere il problema molto velocemente. Come?
    Gli alti dirigenti dell’azienda si incontrarono con Carlos Castano, fondatore e capo del maggior gruppo paramilitare, l’AUC – indicato come "organizzazione terrorista" dal Dipartimento di Stato USA – per chiedergli di ordinare al gruppo criminale dei paramilitari di fermare il racket delle estorsioni.
    Castano prevedibilmente si adeguò, spiegando al gruppo che il compito dei paramilitari era proteggere il capitale e non interferire con esso.
    L’estorsione fu fermata.
  • In accordo con lo scopo dichiarato dei paramilitari di proteggere gli interessi delle multinazionali in Colombia, i leader dei paramilitari dichiararono tranquillamente a Steven Dudley, reporter di National Public Radio, che mantenevano basi in tutti gli impianti di imbottigliamento della Coca-Cola in Colombia al fine di "proteggerli".
    Apparentemente lì per proteggere gli impianti dai rivoluzionari di sinistra, i paramilitari, come da loro scopo dichiarato, sono lì anche per ostacolare e/o interferire con le attività sindacali. E i paramilitari lo stanno facendo nell’interesse di un gran numero di imbottigliatrici.
  • Molti dipendenti sono stati testimoni di incontri all’interno degli impianti di imbottigliamento tra la direzione del personale e noti leader paramilitari.
    Infatti, nell’Ottobre del 2002, gli impiegati furono testimoni di un incontro tra la dirigenza dell’impianto PANAMCO di Barrancabermeja e i paramilitari. Durante questo incontro, i dirigenti REYNALDO GONZALEZ e MARTHA YANETH ORDUZ si incontrarono con noti paramilitari, come Saul Rincon.
    Secondo un testimone del sindacato, quando Gonzalez fu incrociato e gli si chiese di confermare se gli individui con cui si stava incontrando fossero davvero paramilitari, egli rispose "Sì, sono paramilitari, e membri di un’associazione. Perché non lo chiedete a loro?".
    Rincon successivamente si presentò all’azienda e disse ad un leader sindacale che Gonzalez, funzionario aziendale, aveva chiesto di lui.
    Fino a Marzo 2003 noti leader paramilitari sono stati visti circolare liberamente all’interno dell’impianto di Barrancabermeja.
  • Ad oggi, almeno un funzionario della PANAMCO, John Ordinez, fa pagamenti mensili, il 28 di ogni mese, ai capi paramilitari a Cucuta.
  • Il 13 gennaio 2003 le forze paramilitari annunciarono pubblicamente che intendevano uccidere membri del SINALTRAINAL perché stavano interferendo con gli affari dell’imbottigliatrice Coca-Cola presso l’impianto di Barrancabermeja. Questi paramilitari specificarono che stavano seguendo istruzioni della dirigenza.
  • Nelle sue smentite, Coca-Cola non accenna all’accusa che la sua imbottigliatrice PANAMCO ha presentato false denunce contro 5 leader del SINALTRAINAL a Bucaramanga, portando all’arresto di tre di loro e alla loro reclusione per 6 mesi in una delle prigioni peggiori del mondo.
    Queste accuse alla fine sono state respinte dagli avvocati della pubblica accusa, uno dei quali ha espresso la convinzione che le denunce fossero state presentate per indebolire il Sindacato.
    Non sorprende che la Coca-Cola ometta ogni riferimento a questa accusa, dato che il fatto è documentato in atti pubblici in Colombia ed è pertanto innegabile.
    Per di più PANAMCO è in procinto di ripetere questa identica offesa dei diritti umani, avendo presentato denunce contro tutti i ricorrenti nel processo Coca-Cola nei giorni del suo avvio in Florida.
    Di nuovo, questo è argomento di pubblico dominio. Sia Coca-Cola che PANAMCO hanno ammesso pubblicamente che queste accuse senza fondamento siano presentate.
  • Infine, Coca-Cola cerca di difendere le sue imbottigliatrici affermando che le accuse di lesione dei diritti umani contro di loro sono state oggetto di indagine, ma sono state infine rigettate dalle autorità colombiane.
    Questo difficilmente può essere un argomentazione a discarico. Anche il Dipartimento di Stato USA, nel suo recente rapporto sui diritti umani (31 Marzo 2003) ha concluso che l’impunità rispetto alla lesione di diritti umani rimane il più grave problema relativo ai diritti umani in Colombia.
    Nello stesso rapporto, il Dipartimento nota che, su più di 4000 casi di omicidi di sindacalisti in Colombia, solamente una manciata sono stati perseguiti con successo dalle autorità di governo, molte delle quali sono invece state ridotte al silenzio dai gruppi paramilitari che hanno commesso quegli assassini.

 

***stralci dal processo di Miami***

I. Prima querela GIL emendata

 

Nel 1995 " il direttivo della Bebidas y Alimentos (in seguito BYA ndT) diede il permesso a….. alcune forze paramilitari di entrare all’interno della fabbrica" in Carepa allo scopo di minacciare fisicamente dipendenti, per indurli a dimettersi dal sindacato o ad allontanarsi da Carepa (¶43). nel Giugno del 1995. "il direttivo della BYA assunse membri dei paramilitari.. all’interno del dipartimento vendita e della produzione" della fabbrica di Carepa

*Alla fine del 1995, il direttore della fabbrica Ariosto Mosquera, assunto dai due Imputati Richard Kirby e Eichard Kirby Keilland, iniziò ad incontrarsi con i paramilitari stringendo con loro un accordo " nello specifico di scacciare il Sindacato dalla ditta d’imbottigliamento della Coca Cola con l’uso di minacce o se necessario ricorrere alla violenza" (¶¶45-46).

*"I paramilitari con cui Mosquera era in accordi agivano liberamente all’interno di Carepa, ottenendo il supporto e l’aiuto della polizia e dei militari della zona creando con loro un rapporto simbiotico" (¶46).

"Per portare a termine la loro cospirazione con Mosquera ... i paramilitari minacciarono e uccisero sia alcuni capi svariati membri del SINALTRAINAL (47). Per tutto il 1996, il direttore Mosquera fornì ai paramilitari prodotti della Coca Cola per le loro feste. Inoltre i paramilitari ebbero libero accesso alla fabbrica di imbottigliamento della Coca Cola, dove apparvero frequentemente intimidendo i dipendenti (¶48).

All’inizio del 1996, la nuova direzione del SINALTRAINAL e la BYA iniziarono le trattative di un nuovo accordo sindacale. Un aspetto fondamentale di questo accordo includeva le proposte della SINALTRAINAL per un aumento della sicurezza verso i membri del sindacato e la cessazione delle minacce del Direttore Mosquera e la sua collusione con i paramilitari. L’imputato Richard Kirby Kielland partecipò di persona alle trattative a favore della BYA e si mostrò assolutamente contrario alle richieste del Sindacato su questi particolari punti. Attraverso Richard Kirby Keilland, l’imputato Kirby e gli impiegati della Coca Cola Colombia vennero informati delle minacce di Mosquera verso il sindacato e anche della sua collusione con i paramilitari. (¶49).

Con una lettera datata 27 Settembre 1996 indirizzato al Direttore Mosquera delle BYA, i Responsabili Nazionali del SINALTRAILI, accusarono formalmente Mosquera di lavorare in accordo con i paramilitari allo scopo di distruggere il sindacato e chiesero alla BYA di assicurare la sicurezza dei lavoratori della fabbrica di Carepa dalla minaccia dei paramilitari. Vennero inviate copie di questa lettera alla Coca Cola Colombia e a varie altre fabbriche di imbottigliamento in Colombia, fra le quali anche la Panamco (¶51 and Ex. B).

Il 5 dicembre 1996, Isidro Gil, uno dei principali negoziatori della SINALTRAINAL nelle trattative del contenzioso con la BYA , venne assassinato da due paramilitari all’ingresso della BYA (¶53).

Con l’omicidio del Mr. Gil, i sopraccitati paramilitari agivano seguendo le orme della cospirazione ordita dal Direttore del BYA, Ariosto Mosquera (Id.)

*Il 7 Dicembre 1996, sempre per favorire la cospirazione con il direttore Mosquera della BYA, i paramilitari entrarono all’interno della fabbrica BYA (¶55). Qui riunirono i lavoratori informandoli che la BYA non volevo che il sindacato SINALTRAINAL fosse presente all’interno della fabbrica e che avevano quindi la seguente scelta : o dare le dimissioni dal sindacato o andarsene da Carepa. Altrimenti sarebbero stati uccisi come il loro collega, Isidro Gil. I paramilitari quindi procedettero a indirizzare i lavoratori ad entrare nell’ ufficio del direttore e a firmare dei moduli di dimissioni preparati in precedenza da Mosquera e da altri membri della staff della BYA

(See, Ex. C)

*I paramilitari vennero quindi pagati onerosamente dalla BYA per queste azioni e per aver cospirato assieme a Mosquera (¶58).

*Nel 1997, Peggy Ann Keilland divenne il nuovo direttore e in brevissimo tempo liberò la fabbrica della presenza dei paramilitari (¶60).

 

 

II. Querela Garcia

Durante le trattative del contratto del 1992, il direttore José Castro della Panamco Colombia (Bucaramanga), espresse la sua personale opinione che le richieste della SINALTRAINAL erano supportate dalla guerriglia e che gli stessi membri del sindacato fossero guerriglieri

*Jose Alejo Aponte, Capo della Sicurezza della Panamco, dopo uno sciopero di 5 giorni nel 1996 guidato dai Querelanti, membri del locale direttivo della SINALTRAINAL , passò la falsa notizia alle autorità che i Querelanti avevano collocato una bomba all’interno della fabbrica di Bucaramanga (¶33-34). A seguito di questa accusa e a favore della cospirazione favorita dal Capo della Sicurezza Aponte per fare arrestare illegalmente e incarcerare i querelanti, la polizia locale entrò nella fabbrica ed arrestò i Querelanti mentre erano al lavoro (¶34-35). Durante l’arresto del Querelante José Domingo Flores, con l’intento di proseguire il piano per eliminare il sindacato nella Bucaramanga, la polizia picchiò brutalmente il sig. Flores e minacciarono di ucciderlo con una pistola (¶36).

* I documenti ufficiali dimostrano che le accuse vennero presentate formalmente contro i querelanti da parte della " Coca Cola Embotelladora Santander", il nome ufficiale della operazione della Panamco Colombia in Bucaramanaga (¶37,41,42). A seguito di queste accuse, di cui gli agenti che hanno eseguito l’arresto sapevano essere false, i querelanti furono imprigionati per 6 mesi in squallide celle sudice e sovraffollate (¶37,38). I querelanti Luis Eduardo Garcia e Jose Domingo Flores vennero rinchiusi nel braccio di massima sicurezza che era sotto il controllo dei paramilitari (¶40). Garcia e Flores furono obbligati a conformarsi alle regole imposte dai paramilitari sotto minacce di pestaggi o morte. (¶40)

*Il procuratore Regionale infine prosciolse i Quereleanti da ogni accusa a loro mossa dalla Pananmco Colombia, avendo riscontrato la falsità delle accuse in quanto non era stata piazzata alcuna bomba come invece era stato affermato da Aponte (¶41).

 

 

III. Querela Leal

 

*In risposta alle attività sindacali della SINALTRAINAL e del querelante Jorge Humberto Leal nel 2000 –

comprendenti le richieste di migliorare la sicurezza per i dipendenti a causa della minaccia dovuta alla presenza di paramilitari nella regione – i direttori della Panamco Colombia in Cicuta, incluso il Capo della Sicurezza Gullermo Galinda e il Responsabile della Risorse Umane Cesar Acuna, iniziarono a denunciare pubblicamente la SINALTRAINAL e i suoi casi come "sovversivi" (¶36-37). Gli stessi direttori della Panamco Colombia premisero che alcuni volantini della AUC venissero affissi all’interno della fabbrica (¶41).

 

 

* Sempre nel 2000, il supervisore delle vendite John Ordonez Panamco Colombia, iniziò a pagare il gruppo paramilitare AUC un salario mensile di 200.000 $ ( Pesos Colombiani) come pagamento per i loro atti di intimidazione e con lo scopo di eliminare il sindacato SINALTRAINAL (¶38). Ad oggi , John Ordonez si incontra puntualmente il 28 di ogni mese con i leader della AUC per pagarli per i servizi svolti. (Id.)

*Poco dopo una dimostrazione pubblica tenuta dal Querelante Leal e da altri 4 responsabili del sindacato, di fronte alla fabbrica di imbottigliamento della Panamco Colombia in Cucuta, Leal venne rapito con la forza, mentre tornava dal lavoro, da alcuni individui che si sono identificati come membri del AUC (¶39-41).

Tali individui, che collegarono il rapimento di Leal alle sue azioni sindacali, inclusa la sua partecipazione alla sopraccitata dimostrazione, legarono le mani di Leal. Il querelante venne tenuto segregato e sottoposto a torture fisiche e psicologiche per un periodo di 24 ore (¶41-43). Tali individui eseguirono tali azioni seguendo il piano per eliminare il sindacato SINALTRAIL dalla Panamco Colombia – un piano ordito dall’ AUC e dal direttore vendite John Ordonez (¶$45).

 

IV. Querela Galvis

*Nel 1998, durante le trattative far la Panamco e la SINALTRAINAL, la direzione della Panamco Colombia

fece entrare un leader dell'AUC all’interno della fabbrica di imbottigliamento(¶$36). Omar Godoy, negoziatore della Panamco con il sindacato, minacciò i capi della SINALTRAINAL che se fossero iniziati dei problemi con i membri del sindacato, la AUC era disponibile per "eliminarli" (Id.).

*La direzione della Panamco Colombia in Barrancabermeja, incluso Reinaldo Gonzalez Buenaventura, si incontra apertamente con i capi della AUC della regione, incluso Alex Pristo, e apertamente forniscono prodotti della Coca Cola alle forze della AUC per le loro celebrazioni e le loro manifestazioni (¶$35). Il direttore della Panamco Colombia e il leader dell’AUC Alex Pristo hanno stretto un patto per eliminare la presenza del sindacato SINALTRAINAL dall’interno della Panamco Colombia (¶42).

*Per portare a termine questo piano, vari capi e uomini armati dell’ AUC, incluso Alex Pristo, hanno avuto accesso alla fabbrica di imbottigliamento per vari scopi, fra i quali lasciare minacce scritte ai capi del sindacato SINALTRAINAL, fra i quali il querelante Juan Carlos Galvis presidente locale del SINALTRAINAL (¶35-37,39). Galvis è stato minacciato svariate volte , incluso il giugno 2000 (¶39). Inoltre il 3 agosto 2001 quattro uomini armati, che si sono identificati come membri combattenti dell’AUC, fermarono il querelante e sua moglie e li minacciarono fisicamente (¶40). Il 18 agosto 2001, il nome di Galvis il querelante, che era segnalato come membro del SINALTRAINAL, apparve su una "lista bersagli" dell’AUC su un giornale locale (¶40). LAUC, seguendo il piano concordato con il Direttore della Panamco Reinaldo Gonzalez, ha già proferito più volte via telefono, via lettera e di persona minacce di morte verso Galvis (¶39). In particolare l’AUC ha intimato a Glavis di fermare le sue attività sindacali e di lasciare la Coca Cola o sarebbe stato ucciso

 

* Secondo la Divisione dei Diritti Umani del Ministro degli Interni della Colombia, Galvis è in grave pericolo di venire ucciso dell’AUC (¶41). Come risultato delle sopracitate minacce e della loro pericolosità, il querelante Glavis è stato obbligato a fuggire e la sua famiglia ha dovuto nascondersi (¶41).

Portando come precedente la causa "Wiwa vs Royal Dutch Pteroleum Company, 2002 Wstlaw319887 (2002)",osservando che "numerosi fatti supportano la supposizione che un esilio forzato viola la legge internazionale", la corte trovava che i querelanti possono fare una rivendicazione sotto la ATCA dovuto al fatto che sono stati obbligati a fuggire in esilio a causa della condotta dei querelati.

 

 

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