Tra tanti spettri...

Spettri che s'avanzano nella notte, facendosi largo nelle tenebre che hanno avvolto la nostra civiltà.
Spettri della xenofobia e del razzismo, ma anche del male più insidioso, più camuffato: il frontismo.
In Francia, nella nazione che con la Germania è il traino della costruzione europea, molti sfruttati hanno preso partito contro se stessi in due modi diversi: appoggiando Le Pen alcuni, sostenendo per paura Chirac altri.
Ma gli spettri di cui parliamo evocano realtà ancora più tremende. Addirittura l'inferno di Buchenwald, l'orrore assoluto, nelle terre dove la violenza concentrata che contraddistingue buona parte del pianeta assume una valenza simbolica e politica senza pari. E, ancora, la mobilitazione totale e permanente legata alla "guerra contro il terrorismo", sostenuta da un apparato propagandistico di una potenza inaudita e da argomentazioni sempre più razziste (come quelle che -sul "Corriere della Sera"- espongono intellettuali quali Oriana Fallaci e Giovanni Sartori, preoccupati dagli effetti dell'accesso, nel libero occidente, di altri modi di vita).
Il punto è che ci vogliono dividere. E che vogliono una fuoriuscita bellica dalla crisi economica strutturale che li attanaglia.
Ma non è detto che il loro gioco riesca.
Tra tanti spettri non è detto che non ne intervenga un altro.
Quello del quale una volta si diceva che si aggirasse per l'Europa. E che ora potrebbe vagare per il mondo intero. Accompagnando il suo cammino a quello del proletariato universale. Già, il proletariato universale. Forse non è ancora cosciente di sè, però già si sta muovendo nella giusta direzione.
Lo vediamo nel moto confuso ma straordinario che si verifica da mesi in Argentina. Lo vediamo, ancora, proprio in Palestina, dove la Intifada è portata avanti soprattutto dal proletariato e contagia con il suo esempio tutto il Medio Oriente. E fa scendere in piazza in Egitto, in Siria e in altri paesi coloro che sono deprivati della possibilità di parlare e che non sempre -al di là di ciò che dice la nostra stampa- si lasciano guidare dalle componenti islamiche integraliste. L'Intifada fa scendere in piazza le donne (il cui protagonismo, in ogni parte del mondo, è l'unico antidoto contro barbarie come le mgf di cui parliamo anche in questo numero), gli studenti e settori di lavoratori.
E' proprio vero.
Buenos Aires, con le sue assemblee in cui il sociale chiede di gestire il sociale, è il laboratorio di un futuro diverso per tutti noi.
La Palestina, con la sua Intifada che rischia di scardinare gli equilibri di una regione importantissima per il mercato mondiale, sembra lontana da noi, legata al passato (quello delle lotte per l'autodeterminazione nazionale), ma ci parla, ci pone problemi che rimandano all'oggi.
Forse sta succedendo qualcosa. Forse il "movimento reale", quello che può abbattere lo stato di cose presenti, è veramente all'opera.