PER 
  NON DIMENTICARE SABRA E CHATILA 
  GIUSTIZIA PER LE VITTIME DEL MASSACRO DEL 1982 
  NEI CAMPI PROFUGHI PALESTINESI DI BEIRUT 
  PER IL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI UMANI E NAZIONALI DEI RIFUGIATI PALESTINESI 
  
  DELEGAZIONI INTERNAZIONALI A SABRA E CHATILA NEL XXESIMO ANNIVERSARIO DELLA 
  STRAGE 
  
  
 
 Duemila abitanti palestinesi 
  e libanesi dei campi di Sabra e Chatila, alla periferia di Beirut, vennero massacrati 
  dal 16 al 18 settembre del 1982 da miliziani delle forze filo-israeliane, sotto 
  la supervisione e con il sostegno logistico dell'esercito di Tel Aviv che aveva 
  occupato da poche ore Beirut ovest. 
  Pochi giorni prima le forze multinazionali che avrebbero dovuto difendere i 
  campi profughi dopo la partenza da Beirut dei fedayin palestinesi e far rispettare 
  l'impegno israeliano a non entrare nella parte occidentale della città assediata 
  dal giugno precedente, si erano prematuramente ritirate. 
  A vent'anni di distanza non solamente nessuno ha pagato ma le vittime dell'eccidio 
  ancora non hanno ricevuto una degna sepoltura. 
  Di quasi mille corpi non si è saputo più nulla. La più grande e nota delle fosse 
  comuni, situata all'ingresso del campo di Chatila, a pochi passi dall'ambasciata 
  del Kuwait, è ridotta ad uno squallido campo polveroso. 
  Non una lapide che ricordi la presenza delle fosse comuni, che inviti al loro 
  rispetto. 
  Il primo ministro israeliano Ariel Sharon, già riconosciuto responsabile, anche 
  se indirettamente, di quei tragici fatti dalla commissione di inchiesta israeliana 
  presieduta dal giudica Kahan, è stato accusato davanti ad una corte belga di 
  crimini di guerra e crimini contro l'umanità ma continua a portare avanti la 
  sua politica di morte anche nei territori occupati. 
  Per questo facciamo appello all'opinione pubblica italiana e internazionale, 
  agli uomini di cultura, alla galassia delle Ong, ai politici, ai semplici cittadini: 
  
  
  Perché si adoperino per fermare la spirale di sangue in Palestina fermando la 
  politica aggressiva del governo israeliano, chiedendo il rispetto delle risoluzioni 
  dell'Onu e della Convenzione di Ginevra e la fine dell'occupazione israeliana 
  nei territori occupati fonte di tanta violenza. 
  Perché sostengano la formazione della corte penale intenazionale e l'introduzione 
  nelle legislazioni nazionali della "giurisdizione universale" in modo che nessuna 
  immunità venga più riconosciuta ai criminali di guerra, affinché massacri come 
  quello di Sabra e Chatila non debbano più ripetersi.
  Perché sostengano una commissione di inchiesta internazionale sui tragici fatti 
  di Jenin, di Nablus e più in generale sulle violazioni delle convenzioni di 
  Ginevra, del diritto umanitario di guerra, delle risoluzioni delle Nazioni unite 
  nei territori palestinesi. 
  Perché venga resa giustizia alle vittime del massacro di Sabra e Chatila, dando 
  loro una degna sepoltura e processando per crimini di guerra mandanti ed esecutori 
  della strage del 1982. 
  Perché quel sacrificio venga ricordato con una lapide, un monumento, un segno 
  che aiuti a non dimenticare il dramma del popolo palestinese ancora esule dalla 
  propria terra. 
  Perché si trovi una giusta soluzione al problema dei profughi nel rispetto del 
  loro diritto al ritorno e, in attesa che ciò avvenga, perché questi possano 
  vivere una vita degna di questo nome senza più essere soggetti a legislazioni, 
  sul lavoro, sul diritto di proprietà, che li discriminano pesantemente. 
  
  A tal fine una delegazione di parlamentari, uomini di cultura e rappresentanti 
  delle Ong si recherà a Beirut il prossimo 11 settembre in occasione del ventesimo 
  anniversario della strage per portare un fiore sulla fossa comune delle vittime 
  palestinesi e libanesi di Sabra e Chatila ed esprimere la propria solidarietà 
  alle loro famiglie. 
  
  Il comitato "Per non dimenticare Sabra e Chatila" il manifesto 
  
  Per aderire inviare una e-mail a schiarin@il manifesto.it 
  
  
  
  
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