Licenza di uccidere
di Yitzhak Laor


Articolo tratto dal sito di Alternative Information Center (Centro di informazione Alternativa di Gerusalemme, dove lavorano palestinesi e israeliani)

Domenica 30 Novembre del 1972, truppe paramilitari britanniche tentarono di fermare una marcia sui diritti umani nell'Irlanda del Nord nella città di Derry in base ad un ordine giudiziario che riteneva illegale la marcia dei cattolici. Quella Domenica finì con un massacro di 14 dimostranti.
"Bloody Sunday" non sarà mai cancellata dalla storia insanguinata del conflitto Anglo Irlandese. I Britannici stanno ancora studiando gli eventi che accaddero quel giorno nei dintorni della città operaia di Derry. Il massacro dei Palestinesi di questi giorni ci accompagnerà per molti anni, non solo perché è la rivincita completa dei media - la Televisione israeliana ha condotto un ottima copertura, ma l'intera stampa israeliana ha imitato i reportage della televisione. I vecchi istinti rientrano in gioco: le critiche alle Forze di Difesa Israeliane sono proibite, perché l'IDF ­ Dio- ha anche agito questo volta.
IDF non difendeva Israele. Israele non era in pericolo. La licenza di uccidere è divenuta lampante anche quando viene a difendere una spina nel fianco come gli insediamenti. É ammissibile uccidere un bambino fra le braccia di suo padre e successivamente negare quell'uccisione "perché il bambino non aveva nessun motivo per stare lì".
E' ammissibile sparare contro i dimostranti missili, perché non è in gioco la difesa dello stato o dei suoi cittadini, ma un "principio" : non ci si deve arrendere alla violenza. É accettabile l'uso della violenza per far si che altri si arrendano. E come al solito, riepilogando tutto l'evento, la vita umana è importante solo quando l'umano non è Arabo.

L'ovvia proposizione israeliana fa lo straordinario. Le folle di dimostranti Palestinesi hanno avito il privilegio di essere colpite con munizionamento da guerra e meritandosi forti denunce da tutto l'apparato dei media israeliano. "Che cosa possiamo fare?" come se fosse evidente che il munizionamento da guerra debba essere usato per porre fine in tal modo alla lotta, come se fosse ovvio che "siamo tutti uniti" nel chiedere quei litri di sangue.

Esattamente allo stesso modo, la chiusura delle strade dal Lago Kinneret al centro del paese ha dato il diritto di trattare i cittadini arabi del paese come se fossero bambini nel cuore di una selvaggia terra coloniale alla fine del diciannovesimo secolo, come se non avessero visto i reportage della televisione sui blocchi stradali in Europa dei tassisti e dei camionisti paralizzando totalmente l'economia senza che nessuno venisse ferito. La stampa e l'establishment hanno appoggiato "il poliziotto degli Arabi," Police Major-General Alik Ron. In ogni paese civilizzato sarebbe stato cacciato da tempo, già solo per le sue dichiarazioni razziste nei confronti del maggiore di Umm al Fahm e capo del Movimento Islamico della regione settentrionale, Sheikh Ra'ed Salah: "Sheikh Ra'ed ha una fertile immaginazione mediorientale."

Ma si può ricercare lo sfondo ai grandi massacri di questi terribili Giorni del Terrore in un punto dove si può sentire il grande silenzio dei media e del establishment accademico: la cosa importante è chi ci governa quando queste cose accadano. Se ora il Primo Ministro fosse stato Benjamin Netanyahu, avremmo già sentito pianti dal paradiso, o almeno dure discussioni. Questa guerra è stata iniziata dal governo del Primo Ministro Ehud Barak, "Il nostro" governo, della "sinistra." E così, per amor della pace, dato che se dopo tutto ogni cosa è per amore della pace, ogni cosa è permessa.

Il segnale fu dato ed il terreno fu preparato per questo orrore dopo il collasso dei colloqui di Camp David. Le "colombe" rilasciarono interviste e scrissero articoli: Yasser Arafat, presidente dell'Autorità Palestinese, li aveva traditi, proibendo l'accesso al paradiso. Hanno sempre voluto la pace, hanno pagato un pesante prezzo per la pace, e ora, quando i Palestinesi avrebbero potuto ottenere la miglior pace che si sarebbe potuta dar loro (ottenuta senza litigare con i coloni, senza provocare una "spaccatura dentro il popolo", senza dissolvere la coalizione, senza abbandonare i "sogni di santità" che erano nati cinque minuti prima dell'inizio dei negoziati" ), Arafat ­ cioè il popolo Palestinese, - li pianta in asso, alle "colombe tubanti", ed ascolta l'urlo della suo popolo alle strette, senza acqua o lavoro, affollato fra strade di collegamento ed insediamenti santificati.

Come è facile battere il nostro petto in un atto di contrizione nel giorno dello Yom Kippur, quando il pugno si abbatte sul petto del nostro vicino, Arafat oppure Ariel Sharon. E tu, le tue mani non hanno versato sangue, le tue mani non sparato missili contro i dimostranti, la tua voce non ha denunciato.


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