Discorso
pubblico di Sophie Hurndall
pronunciato al raduno per la Palestina Trafalgar
Square
il 17 maggio 2003
Mi è stato chiesto di parlare a questo raduno come sorella di Tom Hurndall.
Come molti di voi forse sapranno, Tom è stato colpito da un proiettile mentre
tentava di proteggere dei bambini dal fuoco dei soldati dell'esercito israeliano.
Vorrei sottolineare che la mia famiglia non appartiene ad alcuna fazione politica,
ma quello che Tom e io abbiamo scoperto nel corso dei nostri soggiorni, avvenuti
in periodi diversi, in Israele e a Gaza ha provocato in noi grande sconcerto.
Sono qui oggi per descrivere le nostre esperienze.
Mio fratello Tom era un fotografo di talento, ed era anche una persona altruista.
Si era recato a Gaza perché aveva saputo che nei territori occupati venivano commesse
violazioni dei diritti umani e voleva vedere con i suoi occhi come vivevano i
palestinesi, voleva fotografare e documentare quello che avrebbe visto. Adesso
Tom si trova in un ospedale in Israele in stato di coma profondo.
Il suo cervello ha subito lesioni gravissime e i dottori dicono che sarà molto
improbabile che riprenda conoscenza.
Durante i giorni antecedenti al suo ferimento, Tom ha inviato a casa delle e-mail
in cui descriveva dettagliatamente diversi episodi a cui aveva assistito: soldati
israeliani che avevano sparato contro civili e un attacco da parte di un elicottero
che aveva provocato il ferimento di 46 civili e la morte di alcuni di loro.
Tom ci aveva già inviato delle fotografie scattate da lui, tra cui quella di un
carro armato israeliano che spara su un bambino di circa 7 o 8 anni che non rappresentava
la minima minaccia.
Anche a Tom hanno sparato mentre tentava di aiutare un gruppo di bambini.
Dal fondo di una strada a Rafa, ha visto che una mitragliatrice stava puntando
una collinetta di terra dove stavano giocando una ventina di bambini. La maggior
parte dei bambini è fuggita via, ma tre erano troppo spaventati per muoversi,
due bambine e un bambino tra i 5 e gli 8 anni.
Tom si è diretto verso di loro e ha preso in braccio il bambino, Salem Baroum.
Dopo aver portato in salvo lui, è tornato per portarne via un altro. Mentre si
chinava per prendere la bambina, un cecchino ha sparato e lo ha colpito con un
proiettile.
L'esercito israeliano ha dichiarato che Tom era armato, vestito in mimetica dell'esercito
e che stava sparando ai soldati.
Hanno anche emesso un rapporto in cui sostengono che Tom era stato coinvolto in
un attacco a fuoco incrociato. Queste dichiarazioni sono state diffuse dai media
in tutto il mondo, soprattutto in Israele.
Queste dichiarazioni non sono vere. Molti di voi hanno visto foto di Tom che indossava
la sua tenuta da attivista, arancione fluorescente.
Abbiamo fotografie di Tom immediatamente prima e dopo essere stato colpito - scattate
da diverse fonti indipendenti.
Ci sono più di dieci dichiarazioni di testimoni oculari dell'evento, tra cui i
resoconti dei giornalisti - e tutti questi testimoni sostengono che i soldati
hanno sparato a Tom senza alcuna giustificazione.
Ma la cosa straordinaria è che fino a oggi nemmeno uno di questi testimoni è stato
interrogato dall'esercito o dalle autorità israeliane. Come si può condurre un'indagine
credibile senza ascoltare queste testimonianze?
In realtà alcuni di questi testimoni sono stati arrestati, messi in prigione e
deportati illegalmente. Era chiaro a tutti che Tom non rappresentava una minaccia
per l'esercito israeliano o per chicchessia.
Faceva parte di un'organizzazione umanitaria che protestava in modo pacifico e
l'esercito sapeva che gli attivisti di questa organizzazione in quel momento erano
presenti in quella zona.
Tom ha agito in un modo che qualsiasi essere umano per bene considererebbe naturale
e necessario, cioè soccorrere un gruppo di bambini indifesi e disperatamente vulnerabili.
Molti di noi non avrebbero avuto il coraggio di fare quello che ha fatto Tom.
In cambio del suo coraggio e del suo impegno altruista, ha pagato, a quanto sembra,
il prezzo più caro.
Tom è stato colpito in modo diretto e deliberato e questo verrà provato dal documentario
di Dispatches domani sera alle 21,00 su Channel 4. La nostra richiesta di una
spiegazione di quanto è avvenuto non è irragionevole. I miei genitori, gli altri
miei due fratelli ed io abbiamo passato gran parte delle ultime 5 settimane al
capezzale di Tom in Israele e anche a Gaza, nel tentativo di trovare delle risposte.
Nonostante le numerose e ripetute richieste fatte finora, attraverso l'ambasciata
britannica a Tel Aviv e i media, ci è stato rifiutato recisamente qualsiasi tipo
di spiegazione o comunicazione da parte dell'esercito israeliano.
Inoltre, hanno sparato contro i miei genitori mentre stavano viaggiando a Gaza
insieme ai funzionari dell'ambasciata inglese. Adesso gli è stato rifiutato il
permesso di entrare a meno che non accettino di firmare una dichiarazione che
assolva l'esercito israeliano da ogni responsabilità in caso sparassero e colpissero
anche loro. È questo che significa libertà e democrazia in Israele?
La mia famiglia sta conducendo una campagna per avviare un'inchiesta indipendente
e pubblica su quanto è successo a Tom. Non solo per Tom, ma perché ogni giorno
civili palestinesi sono menomati e uccisi dall'esercito israeliano. Tom ci ha
descritto questo nelle e-mail che spediva a casa.
Qualsiasi atto di violenza - sia da parte palestinese che israeliana - dovrebbe
essere perseguito e soggetto a un giusto processo. Eppure questo non succede.
È assolutamente inaccettabile che persone innocenti continuino ad essere uccise
o ferite - che siano giornalisti, attivisti pacifici o altri civili. Eppure è
perfino improbabile che un soldato israeliano venga ripreso verbalmente per aver
usato tattiche così assurdamente violente.
Non possiamo starcene in silenzio e permettere che persone come Tom e Rachel,
Brian Avery, Iain Hook e James Miller diventino vittime e vengano uccise in modo
così tragico.
Se non facciamo qualcosa per rendere il governo israeliano responsabile delle
sue azioni, non ci sarà alcuna possibilità di porre fine a questa terribile perdita
di vite in Palestina. Aiutateci a fare pressione affinché vengano assegnate le
giuste responsabilità e affinché si ponga fine a questa perdita indiscriminata
di vite.
Contattate il segretario degli esteri, Jack Straw, per dare sostegno alla nostra
richiesta di un'indagine pubblica e indipendente.
Inoltre, visitate il nostro sito Web - www.TomHurndall.co.uk