Articolo tradotto da Haaretz


La traduzione di questo articolo e' apparsa su www.haaretzdaily.com di oggi che tratta delle difficoltà dell'attuale leadership palestinese e delle pressioni che subisce, dall'interno e dall'esterno.
Per i servizi segreti Israeliani si tratta di parificare diritto alla autodeterminazione dei popoli e terrorismo (e questo è un messaggio recepito già da un po' di tempo da parte degli stati occidentali) e di trovare nuove leadership disposte ad abdicare al diritto al ritorno dei profughi (è questo il senso dell'invito rivolto dai servizi israeliani ai politici quando chiedono nuove relazioni, con altri soggetti, e finiscono il documento con un attacco al diritto al ritorno).
Contemporaneamente, Israele si prepara a fare entrare un altro milione di ebrei nei territori occupati, in una guerra demografica che sembra avere come unico scopo il genocidio del popolo palestinese.
Che Arafat ed il suo "staff " non costituiscano una leadership adeguata lo sosteniamo da tempo argomentando la cosa politicamentema probabilmente oggi attraverso la sua delegittimazione (a livello interno ed internazionale) si mira al rafforzamento di poteri reazionari che permettano la continuazione delle politiche coloniali israeliane . Personalmente sono dell'idea che "la piattaforma" dell'Intifada (sulle questioni Gerusalemme, ritiro dell'esercito dai territori occupati nel '67, e ritorno dei profughi) vada appoggiata in ogni modo tenendo in conto che tutte le componenti laiche di essa si trovano in un mare di guai! Probabilmente, infatti, ciò non è casuale, è l'effetto voluto di questa guerra ed è la strada che si sta battendo per farla proseguire delegittimando tutti gli altri attori della scena
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Analisi dell’Intelligence israeliana presentate recentemente al Primo Ministro Ariel Sharon affermano che Yasser Arafat, leader dell’Autorità Nazionale Palestinese, non appare più essere parte fondamentale nella soluzione del conflitto israelo-palestinese e che il sistema politico palestinese sta ora discutendo, con sempre maggiori sforzi, dell’era post-Arafat.
Le vecchie fonti di intelligence hanno raccomandato ai livelli politici che indirizzino i loro sforzi per creare legami con la “next generation” della leadership palestinese.
Queste stesse fonti di spionaggio affermano che Arafat è allo stato attuale sottoposto a diversi tipi di pressione:

- Interne: da parte della piazza palestinese, come risultato della crescita delle potenzialità delle organizzazioni islamiche Hamas e Jihad, anche a seguito della guerra in Afghanistan. Questo tipo di pressioni è visto come il più forte e serio attacco al ruolo di Arafat.
- Dalla vecchia leadership palestinese, che crede che Arafat stia portando il popolo palestinese verso una strada di morte. Loro affermano questo apertamente, tanto allo stesso Arafat quanto ai capi di stato ed ai diplomatici stranieri: In ogni caso questi leader dipendono tuttora da Arafat e non sono intenzionati a rimpiazzarlo.
- Pressioni militari da parte di Israele, che sta portando avanti operazioni dannosissime nei territori sotto controllo palestinese;
- L’insufficiente pressione internazionale su Israele. L’Europa, infatti, crede che Arafat sia irrimpiazzabile e ciò lo rende sempre più caparbio.

D'altra parte, recentemente gli stati europei hanno ribilanciato i loro rapporti di campo, che per lungo tempo hanno riflettuto le posizioni palestinesi. Secondo queste fonti israeliane, l’Intifada palestinese avrebbe raggiunto una strada morta ben prima degli attacchi dell’11 settembre in U.S.A.
La comunità internazionale garantisce una legittimazione di base alle posizioni palestinesi attraverso le risoluzioni dell’ONU, ma non è preparata ad appoggiare atti di violenza o di terrorismo ed ha mandato un chiaro messaggio alla leadership palestinese dicendo che terrorismo e diplomazia non marciano insieme.
Gli stati arabi, capeggiati dall’Egitto, hanno dato un supporto retorico alla causa palestinese, ma non pratico, ed Arafat non ha granchè lavorato per girare significative pressioni arabe sugli Stati Uniti a proprio favore. I servizi segreti israeliani hanno detto ieri che gli Stati Uniti ora vedono chiaramente il ruolo di Arafat nel terrorismo e sanno che lui non sta facendo nulla per fermarlo. Il diminuire delle azioni di terrorismo negli ultimi giorni appare dunque come il risultato delle “azioni preventive” di Israele e non degli sforzi di Arafat. I servizi affermano che il lavoro dei Palestinesi nell’Intifada non ha portato a decisioni concrete nel fermare il terrorismo e nell’organizzare misure di sicurezza preventive come arresti, indagini e relazioni con i servizi segreti israeliani.
“I Palestinesi non hanno queste intenzioni”, hanno detto. Il rapporto dei servizi chiude dicendo: “Arafat non ha cambiato i suoi obiettivi strategici, come il diritto al ritorno dei profughi. Egli non retrocederà da questi obiett



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