UNO STUDIO SULLE CONSEGUENZE DELL'OCCUPAZIONE ISRAELIANA
SULL'AMBIENTE DELLA WEST BANK E GAZA

Gerusalemme - Gennaio 2000

SOCIETA' PALESTINESE PER LA PROTEZIONE DEI DIRITTI UMANI E DELL'AMBIENTE (LAW) AFFILIATA ALLA COMMISSIONE INTERNAZIONALE DI GIUSTISTI– GINEVRA ED ALLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DEI DIRITTI UMANI - Parigi

Prefazione
“L'uomo ha il diritto inalienabile alla libertà, uguaglianza e adeguate condizioni di vita, in un'ambiente di qualità che permetta una vita dignitosa ed umana, ed ha una solenne responsabilità di proteggere e migliorare l'ambiente per le generazioni di adesso e del futuro. In questo rispetto, le politiche promuoventi o perpetuanti l'apartheid, la segregazione razziale, la discriminazione il colonialismo ed altre forme di oppressione e dominazione straniera sono condannate e debbono essere eliminate.”

Declaration of the United Nations Conference on the Human Environment, Principle 1, Stockholm, 5-16/06/72 I Palestinesi della West Bank e Gaza hanno sofferto della discriminazione in molti aspetti della loro vita quotidiana dall'inizio dell'occupazione ed i loro diritti sono stati costantemente violati o ignorati dalla potenza occupante.
Come li sono stati negati altri fondamentali diritti basici, ad essi è negato la possibilità di vivere in un ambiente salutare e di migliorarlo per le generazioni future.
Questa ricerca è stata condotta come tentativo di capire come e perché le politiche passate e presenti di Israele nuocciono all'ambiente, e perché gli accordi di Oslo del 1993 Oslo non hanno messo fine a questi abusi. Nel momento in cui i Palestinesi ed gli Israeliani si sederanno ancora una volta di nuovo intorno ad un tavolo di negoziati, sarà necessario ricordare a tutti coloro che osservano che qualsiasi risultato sarà esso interesserà sia le perosne sia la terra.
Se si considera la piccola superficie della Palestina, e la natura dell'inquinamento e della sua capacità che gli permette di attraversare i confini, i checkpoints e le questioni della sicurezza, non hanno nulla di cui rallegrarsi gli Israeliani. Secondo i gruppi ambientalisti israeliani, c'è ancora molto da fare nello stato di Israele per riaggiustare l'ambiente severamente danneggiato da decadi di sviluppo incontrollato, crescita demografica ed economica.
Gli ambientalisti Palestinesi hanno anche loro il proprio sogno, essere in grado di guidare il nascente stato verso politiche attente all'ambiente e di sviluppo sostenibile. Perché questo songno sia vero, i funzioniari israeliani dovranno dare più concessioni, in termini di sicurezza e di concessioni “postcoloniali”.

Introduzione I
sraele sta occupando la West Bank e Gaza da 32 anni. Un'occupazione a così lunga scala implica per le popolazioni indigene l'impossibilità di amministrarsi, come si farebbe in una struttura di uno stato nazionale.
Al tempo della Guerra del 1967 la West Bank era sotto amministrazione Giordana e la Striscia di Gaza sotto amministrazione Egiziana. Il livello di sviluppo in entrambe le aree era molto basso, anche più basso di quello dei due stati responsabili per loro. Come in altri paesi del terzo mondo, la protezione ambientale non era inclusa nell'agenda politica né della Giordania né dell'Egitto, cosi non esistente nell'area palestinesi eccetto per della legislazione relativa alla salute pubblica, caccia, allevamento, foreste e riserve naturali. Dall'inizio dell'occupazione, un poco di legislazione fu aggiunta a quell'esistente. La potenza occupante agì in violazione del diritto internazionale e lanciò una politica diretta all'appropriazione delle risorse naturali e della terra delle popolazioni protette dalla Quarta Convenzione di Ginevra.
Così lo sviluppo naturale di quelle aree fu impedito la terra disponibile e l'acqua limitate, mentre la crescita demografica è attualmente fra le più alte nel mondo. La ostante negazione dei problemi ambientali nei Territori Occupati ha condotto ad una situazione dove lo sviluppo sostenibile è difficilmente possibile nella scia dell'autonomia limitata raggiunta nel 33,8 % della West Bank e nel 60 % della Striscia di Gaza ( dopo il primo ritiro sancito con l'Accordo di Sharm El-Sheikh ).
Per di più, la condizione ambientale sta interessando direttamente la popolazione che vive lì. La situazione completa in Palestina è allarmante. Acque inquinate non trattate scorrono liberamente nelle valli e su terreni agricoli.
I siti di scarico di rifiuti solidi sono numerosi e sono disseminati su tutta l'area, nessuno di loro risponde ai requisiti sanitari. A causa della mancanza di infrastrutture ambientali, i rifiuti solidi che non vengono raccolti regolarmente sono bruciati dagli abitanti, causando l'emanazione di fumi tossi in aree popolate.
I Palestinesi non hanno ancora voce in capitolo nell'amministrazione delle loro riserve d'acqua. Queste stesse scarse risorse sono sempre più salininizzate a causa del sovrasfruttamento e dell'inquinamento da fonti diverse, fra cui l'uso sregolato di pesticidi e la cattiva gestione dei rifiuti solidi e liquidi.
Poiché il sistema sanitario è stato scarsamente mantenuto durante l'occupazione, è difficile stimare quante siano già le vittime dell'uso negligente dell'ambiente da parte delle autorità israeliane nel passato e dagli Accordi di Oslo.
Dovuto alla sua collocazione nel crocevia di tre continenti, la Palestina ha una gran varietà di paesaggi e importanti variazioni climatiche dal clima Mediterraneo al desertico.
Nel complesso, può essere descritto come clima semi-arido. La piccola estensione del territorio unita con l'antica tradizione di insediamento umano nella regione contribuisce alla fragilità dell'ambiente e delle risorse naturali.
Mentre negli ultimi venti anni Israele ha migliorato la sua coscienza ambientale e ha promulgato leggi e regolamenti indirizzati alla protezione dell'ambiente per incontrare gli standard internazionali, non ha esteso i benefici di questa mossa ai Territori Occupati.
Per di più, Israele ha continuato a perseguire una politica di colonizzazione attiva nella West Bank e nella Striscia di Gaza, in violazione della Quarta Convenzione di Ginevra. Questa politica è una costante minaccia all'ambiente poiché essa è motivata esclusivamente da considerazioni politiche. Gli insediamenti ebraici, gli accampamenti militari, le attività industriali nei Territori Occupati sono soggetti a poche norme ed inquinano le aree urbane ed agricole Palestinesi circostanti.

I Responsabilità per l'Ambiente Dal 1967, Israele è stata riconosciuta dalla comunità internazionale come un occupante belligerante, ed i territori palestinesi come territori occupati. La comunità internazionale riconosce l'applicabilità della Quarta Convenzione di Ginevra nei Territori Occupati, ed ha persistentemente chiesto che Israele applichi tale Convenzione della quale è parte , come pure i Regolamenti dell'Aia del 1906.
La comunità internazionale, attraverso alcune risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha anche chiesto che Israele si ritiri dai Territori Occupati, ed ha dichiarato illegale l'annessione di Gerusalemme Est. Israele non ha osservato nessuna di queste risoluzioni e non ha riconosciuto l'applicabilità de iure della Quarta Convenzione di Ginevra anche se rivendica di applicare de facto le condizioni “umanitarie” della Convenzione.
L'ambiente può solo essere protetto se le autorità, cioè Israele nei Territori Occupati, si assumano le loro responsabilità e creino una struttura di sostegno legale ed amministrativa per questo obiettivo.
Qualunque consapevolezza e desideri della società vi siano, la loro interazione con l'ecosistema deve essere controllato e guidato verso un compromesso che sia benefico sia per la gente sia per la natura, che in altre parole può essere chiamato sviluppo sostenibile. Comunque, l'occupazione israeliana nella West Bank e Gaza è stata organizzata per raggiungere un obiettivo, assicurare il controllo delle risorse naturali in quei territori a beneficio dello stato d'Israele e dei cittadini ebrei di Israele. Nessuno spazio è stato lasciato per le decisioni palestinesi in nessun campo, il che ha conseguenze durature sullo stato dell'ambiente nei territori palestinesi. Gli accordi di Oslo non hanno messo fine all'occupazione. Hanno solo permesso che la potenza occupante eviti il confronto diretto nelle aree popolate mentre conserva una strategica sorveglianza sulle aree circostanti .
L'autorità Palestinese ha solo il controllo effettivo su aree piccole e frammentate, ed iniziative per sviluppare una politica integrata in ogni campo sono destinati a fallire. La relazione dell'Autorità Palestinese ed il governo israeliano è una relazione di potere nella quale la parte più debole, i Palestinesi, non è capace di affermare i suoi diritti.
Quindi, le autorità israeliane hanno una gravissima responsabilità per il degrado ambientale, poiché hanno fallito nei loro obblighi come potenza occupante ma anche come membro di una comunità internazionale, che lei stessa si è impegnata all'applicazione delle dichiarazioni e convenzioni per proteggere i diritti umani e l'ambiente.

L'occupazione israeliana Nessun accordo permanente è stato tuttora raggiunto sullo status della West Bank e della Striscia di Gaza anche se il periodo di 5 anni di transizione stipulato negli accordi di Oslo è finito il 5 Maggio del 1999. Il 10 Settembre le Autorità Israeliane e Palestinesi si impegnarono sullo Status Finale negoziati, ma non c'è nessuna firma che le due parti raggiungeranno un accordo migliore mentre Israele continua la sua politica colonizzatrice in violazione della IV Convenzione di Ginevra e delle risoluzioni delle Nazioni Unite.
Queste politiche sono state fermamente condannate dal Consiglio di Sicurezza e dall'Assemblea Generale delle nazioni Unite dal 1967. Essi violano anche i diritti basici del Popolo Palestinese come stipulato nel capitolo XI della Carta delle Nazioni Unite, articolo 73, riguardante i territori non autogovernati. Per di più, Israele ha costruito proprio il suo proprio sistema legale nei Territori Occupati basato sull'applicazione di ordinanze militari, che non sono regolarmente pubblicate e quindi quasi mai portate a conoscenza della popolazione palestinese.
Israele ha gradualmente decostruito i sistemi legali esistenti sotto le precedente amministrazioni giordane ed egiziane, riguardo agli obiettivi politici minacciando e discriminando così la popolazione indigena sulla sua stessa terra. La colonizzazione implica anche l'esaurimento e lo sfruttamento illegale delle risorse naturali, che il diritto internazionale considera come l'unica proprietà della popolazione indigena. Israele ha usato una pianificazione urbanistica ed una divisione per impedire lo sviluppo palestinese nei territori occupati e a Gerusalemme Occupata ed inoltre per suo stesso interesse senza nessuna considerazione per l'ambiente.

La continuazione dell'occupazione in violazione del diritto internazionale
Uno dei primi passi della comunità internazionale fatti dopo la Guerra del 1967 fu di chiedere attraverso il Consiglio di Sicurezza delle nazioni Unite con la Risoluzione 242, 22 Novembre 1967, il “ritiro delle forze armate israeliane dai territori occupati nel recente conflitto ”. Israele non ha mai atteso a questa risoluzione anche se essa è citata nel preambolo degli Accordi di Oslo, essendo alla risoluzione 338 la base per un accordo permanente.
La comunità internazionale ha anche ripetutamente richiesto che Israele rispetti la IV Convenzione di Ginevra, fermi i suoi insediamenti e la sua politica di annessione verso Gerusalemme. Mentre i territori della West Bank e Gaza sono sotto l'autorità del comnado militare israeliano e l'Amministrazione Civile, Gerusalemme Occupata è stata messa sotto l'amministrazione della municiapalità di Gerusalemme Ovest dal 1967 .
Così all'inizio del 1968, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stato occupato dalla misure prese da Israele per cambiare lo status della parte di Gerusalemme occupata da Israele. Nella sua Risoluzione 298, 25 Settembre 1971, il C. di S. “Conferma nei termini più chiari possibili che tutte le azioni legislative ed amministrative prese da Israele per cambiare lo Status della Città di Gerusalemme, incluso l'espropriazione della terra e delle proprietà, il trasferimento di popolazioni e la legislazione volta all'incorporazione della parte occupata, sono totalmente non valide e non possono cambiare lo status ”.
La Risoluzione 476, 30 Giugno 1980, reitera che le rivendicazioni di Israele su Gerusalemme sono “nulle e vuote”, la risoluzione 478, 20 Agosto 1980, censura Israele in maniera più forte per la sua rivendicazione su Gerusalemme nella sua “Basic Law”. Questa legge fu adottata dalla Knesset il 30 Luglio 1980, afferma che “Gerusalemme unita nella sua interezza è la capitale di Israele ”. Dall'inizio dei negoziati di pace con i Palestinesi, Israele non ha mai fatto mistero del fatto che non avrebbe mai lasciato Gerusalemme Est, né smantellato gli insediamenti o evacuato tutti i Territori Occupati Palestinesi.



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