COMUNICATO 23 ottobre 2001
Fronte Popolare di Liberazione della Palestina
tradotto da: http://www.pflp-pal.org
Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina riconosce che la decisione dell'Autorità Palestinese di mettere fuori legge l'ala militare del FPLP è un risultato delle enormi pressioni imposte su di essa dalla comunità internazionale, gli USA e Israele.
Il FPLP condanna questa decisione nel modo più deciso possibile e crede che la realtà attuale del movimento di resistenza unito contro l'occupazione israeliana è infinitamente più forte di qualsiasi dichiarazione e decisione che possa essere presa a livello "ufficiale".
Questa guerra irrazionale, portata avanti da Israele per rioccupare parti delle città palestinesi ( Jenin, Qalqilya, Tulkarem, Ramallah, AlBireh, Betlemme, BeitJala, BeitSahour), rivela i piani sanguinari del governo Sharon.
Il governo israeliano afferma che la sua operazione a vasto raggio contro il popolo palestinese è una rappresaglia per l'assassinio del Ministro razzista del Turismo israeliano Ze'evi.
Quest'affermazione è completamente assurda.
Prima di tutto bisogna comprendere che l'assassinio di Ze'evi viene come risposta alla continua politica israeliana di assassinii politici, che ha provocato il massacro di 70 palestinesi dall'inizio dell'Intifada, tra cui quello di Abu Ali Mustafa, segretario generale del FPLP. Ma Israele ha cominciato questa politica nei primi anni '70.
Ricordiamo…Ghassan Kanafani, Kamal Nasser, Kamal Oudwan, Youssef Najjar, Majed Abu Sharrar, Abu Jihad, Abu Iyad, Dr, Thabet Thabet, Khaled Nazzal, Abu Al-Houl, Jamal Mansour, Jamal Salim, Fathi Shikaki…, e moltissimi altri. Secondo, e contrariamente a quanto Israele vorrebbe far credere al mondo, l'invasione israeliana della città palestinesi non è iniziata il 17 ottobre, il giorno in cui fu ucciso Ze'evi. Di fatto l'invasione è cominciata nel settembre 2000, con l'inizio dell'Intifada, è continuata con l'invasione senza precedenti di Gaza ed Hebron diverse settimane fa e prosegue oggi in tutti i territori occupati. L'uccisione di Ze'evi non ha né fatto precipitare la situazione né giustifica le intenzioni israeliane di esercitare il suo controllo sul popolo palestinese e sottomettere l'Intifada.
L'attuale guerra israeliana contro il popolo palestinese ha obiettivi chiari ed ovvii: il principale tra essi è obbligare i palestinesi alla resa. Poi vuole stroncare ogni tentativo o iniziativa politica che potrebbe andare incontro ai legittimi diritti del popolo palestinese: il diritto alla libertà, ad uno Stato indipendente con Gerusalemme capitale e il diritto al ritorno dei profughi.
Il governo Sharon tenta invano di nascondere le realtà del conflitto dissimulando la sua politica di terrorismo di stato. Afferma che le sue operazioni militari sono condotte per combattere il terrorismo palestinese. La realtà del conflitto rivela invece che Israele è una potenza militare occupante e lo è stata per 33 anni.
Ha fatto tutto il possibile per confiscare la terra palestinese e creare "fatti compiuti" costruendo ed espandendo le sue colonie e costruendo sempre più by pass roads. Israele è una potenza occupante che non solo ha ignorato decisioni delle convenzioni internazionali, ma ha anche commesso gravi violazioni dei diritti umani contro il popolo palestinese.
E' il popolo palestinese che vive sotto una brutale occupazione militare e il suo movimento di resistenza è la legittima risposta a questa realtà.
E' Israele e la sua occupazione che hanno la sola responsabilità per lo spargimento di sangue, il dolore e l'agonia del Medioriente.
Certamente, la resistenza palestinese contro l'occupazione israeliana avrebbe dovuto essere sostenuta e incoraggiata dalla comunità internazionale anni fa. La comunità internazionale ha bisogno di essere onesta con sé stessa.
Nessun popolo al mondo è sottomesso alle condizioni attualmente imposte ai palestinesi. Il nostro movimento di resistenza è un mezzo naturale e legittimo per affrontare la realtà dell'occupazione israeliana - un'occupazione che nega ai palestinesi i loro diritti fondamentali e che rifiuta di accettare le convenzioni internazionali che impongono il suo ritiro dai territori occupati.
Il popolo palestinese non chiede più di quello che hanno e di cui sono degni tutti i popoli - vivere in pace e sicurezza, libertà ed indipendenza. L'attuale governo israeliano insiste nel rigettare qualsiasi iniziativa politica, anche quegli accordi firmati dai governi precedenti e ad imporre una finta pace nell'area continuando nel frattempo la sua occupazione.
Nell'affrontare le politiche razziste, estremiste e sioniste del governo israeliano, il popolo palestinese non ha altra scelta se non rimanere fermo nella sua resistenza. La legittima resistenza non può mai essere equiparata al terrorismo.
Noi, come popolo palestinese, forze democratiche e FPLP, non desideriamo né la guerra nè uccisioni insensate.
Lottiamo semplicemente per la nostra libertà e il nostro diritto alla vita. In questo contesto, chiediamo a tutti i popoli del mondo e a tutti gli organismi internazionali ad agire in modo deciso e serio per fermare il massacro commesso dal governo di Sharon.
Sono i palestinesi ad essere per una vera pace e sicurezza. Chiediamo a tutti i popoli del mondo e a tutte le strutture democratiche di esercitare pressioni su Israele perché abbandoni la sua politica di aggressione, perché cessi l'occupazione e perché si rispettino tutte le risoluzioni internazionali inerenti alla causa palestinese. Come partito con profonde radici storiche nella società palestinese, il FPLP ha guadagnato una solida reputazione tra la popolazione sin dalla sua fondazione, 33 anni fa. Rigettiamo tutti i tentativi di screditare il FPLP e la sua legittimità, e li consideriamo come la sottomissione alle richieste israelo-americane che hanno lo scopo di distruggere l'unità nazionale palestinese.
Il FPLP è un partito politico che lavora per riconquistare i legittimi diritti nazionali del popolo palestinese che è il primo passo necessario per stabilire uno Stato democratico sulla terra della Palestina storica - uno Stato in cui tutti i popoli possano vivere come cittadini uguali, in cui siano garantiti i fondamentali diritti umani al di là di razza, religione, colore o genere.
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