Al-Aqsa Intifada: Il rifiuto di arrendersi
Dr. Majed Nassar - Union of Health Work Committees
Nassar Ibrahim - Alternative Information Center
3 Novembre 2000
L'Intifada attuale si basa su un numero di realtà politiche che formano una
struttura entro la quale noi possiamo capire più pienamente gli eventi
delle passate 4 settimane nei territori occupati palestinesi.
Prima di iniziare un analisi di queste realtà, comunque, deve essere
chiaramente detto che l'occupazione israeliana della West Bank e Gaza è la
solo entità responsabile per l'Intifada di Aqsa. La stessa occupazione è
stata implementata da una politica di terrore condotta per anni verso i
Palestinesi fatta di arresti, deportazioni, assassini, e di rapina
dell'economia nazionale, oltre alla confisca di terre e la costruzione
degli insediamenti. Questa stessa forza di occupazione rifiuta di
riconoscere i legittimi diritti del popolo Palestinese, precisamente, il
diritto all'autodeterminazione, la creazione dello stato di Palestina con
Gerusalemme capitale e il diritto al ritorno dei profughi.
La scintilla che ha acceso l'Intifada, per di più, è stata la provocatoria
visita di Ariel Sharon, accompagnato da centinaia di soldati israeliani a
Al Haram A-Sharif. Ogni tentativo di minimizzare questo fatto o di spiegare
gli eventi in altra maniera sarebbe un inganno.
Un rifiuto ad arrendersi
C'è stato un aumento della perdita di fiducia nel processo di pace
disegnato secondo la visione USA-Israele, che implica l'esclusiva
implementazione in termini israeliani. Questi termini includono:
a. la separazione dell'unità geografica e demografica del popolo
Palestinese attraverso la divisione della loro terra in cantoni A, B, e C,
oltre alla creazione di strade di collegamento fra gli insediamenti che
hanno consumato migliaia di dunum delle terre palestinesi;
b. la costruzione e l'espansione dei nuovi insediamenti;
c. il continuo assedio su città, villaggi e campi Palestinesi;
d. la politica delle demolizioni delle case;
e. il rifiuto dei basilari diritti umani Palestinesi come pure dei diritti
nazionali;
f. l'uso dei prigionieri palestinesi come merce di scambio per avere più
concessioni.
Inoltre, Israele continuamente rifiuta ad applicare le risoluzioni
internazionali (delle Nazioni Unite e del Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite) e le ha sostituite con la sua propria forza, e la creazione
di " fatti sul terreno". Israele dipende esclusivamente dalla posizione
americana completamente parziale che sostiene e nasconde le pratiche di
Israele contro il popolo palestinese. Gli Stati uniti, per di più,
continuano a minacciare di usare il diritto di veto contro ogni tentativo
di condannare i crimini israeliani.
I recenti eventi, così come i 7 anni di fiasco degli accordi di Oslo e
tutti i seguenti "accordi", non sono niente ma strumenti per eliminare i
diritti del Popolo palestinese: Nessuno di questi accordi sono stati mezzi
reali per raggiungere una pace giusta nella regione.
L'estrema violenza usata da Israele contro la rivolta palestinese non É
niente altro che un tentativo di costringere il mondo nell'accettare la sua
visione della "pace", cioè, una pace basata sulla resa.
L'intransigenza di Israele
Sebbene Israele si presenti con rispetto ad ogni negoziato. Barak andò a
Camp David (l'inizio dei negoziati sullo status finale) e portò con se le
seguenti condizioni sull'agenda israeliana:
a. Nessun ritorno ai confini del 6 Giugno del 1967 (questo contraddice le
risoluzioni dell'ONU 242 e 338);
b. L'insistenza che gli insediamenti debbano rimanere ed essere annessi ad
Israele ( anche questo contraddice tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite
e del Consiglio di Sicurezza che considerano tutti gli insediamenti nella
West Bank e a Gaza illegali);
c. Il rifiuto dei diritti del popolo Palestinese su Gerusalemme Est e
trattare su Gerusalemme in toto come capitale eterna di Israele;
d. Il rifiuto di permettere ai Palestinesi di ritornare alle proprie case
dalle quali sono stati espulsi dal 1948 ( contraddizione alla risoluzione
delle Nazioni Unite 194);
e. Il rifiuto di Israele ad avere un esercito " straniero" ad ovest del
fiume Giordano. Questo implica che Israele mai accetterà la creazione di
uno stato palestinese, necessariamente deve essere uno stato senza
esercito.
E' importante capire il significato di alcune di queste condizioni per i
Palestinesi. Gli insediamenti sono un progetto politico israeliano volto a
rompere le aspirazioni Palestinesi per la libertà e l'indipendenza.
Ogni
discorso realistico centrato sulla creazione di uno stato palestinese con
la coesistenza degli insediamenti e delle loro strade di collegamento
implicherebbe uno stato senza sovranità. Questa É sempre stata una delle
principali ragioni di scontro e conflitto. La visione di Israele di
annettere i già esistenti insediamenti si traduce in un'annessione del 15%
in più delle terre Palestinesi. Al momento ci sono approssimativamente
200,000 coloni in 140 insediamenti fra la West Bank, Gaza e Gerusalemme. In
Hebron, per esempio, 400 coloni ebrei vivono in mezzo a 140,000 Palestinesi
e controllano il 20% della città.
La politica espansionista e colonialista di Israele è un rifiuto di tutte
le decisioni della comunità internazionale che afferma inequivocabilmente
che tutti gli insediamenti in West Bank e Gaza sono illegali e come tali
devono essere smantellati.
Il problema dei rifugiati è un'altra questione basilare nel cuore della
causa. I rifugiati furono creati come risultato diretto del progetto
sionista Palestinese. Il 78% della Palestina fu occupato nel 1948 e come
conseguenza, approssimativamente, un milione di Palestinesi divennero
profughi.
Durante la guerra 1967, un altro mezzo milione di rifugiati si
aggiunse a questo numero. Oggi ci sono press'a poco 4 milioni di rifugiati
che vivono in Libano, Siria e Giordania come pure nella stessa Palestina.
Questi sono i fatti e la base sulla quale l'attuale Intifada è nata.
L'unica conclusione che si può trarre da tutto questo che, sebbene Israele
parli eloquentemente di pace, agisce come una brutale forza d'occupazione
sul terreno che fermerà di tutto per mantenere il suo potere. Oslo ha
aiutato l'esercito d'occupazione israeliano nel rafforzare la sua presa su
ciascuna ed ogni città Palestinese e villaggio. Inoltre, i piani per il
ridispiegamento come articolato in Oslo sono solo serviti a migliorare le
posizioni strategiche dell'esercito d'Israele piuttosto che anticipare il
suo ritiro, così come erroneamente immaginato. Il recente summit a Sharm
el-Sheikh del 17 Ottobre, con Clinton, Mubarak, Annan, Solana, Arafat, e
Barak è stato tuttavia un altro passo nel perpetuare l'inganno che ha
dominato tutti i tentativi per occuparsi razionalmente del conflitto.
Il Summit ha descritto la resistenza Palestinese come una semplice rivolta
piuttosto che una profonda espressione delle aspirazioni di un intera
popolazione per la libertà e l'indipendenza. Il Summit ed i suoi risultati
sono stati chiaramente controllati dalla visione degli USA sulla "pace"
nella regione - una visione che romperebbe l'Intifada Palestinese, bloccare
il movimento nazionale arabo ed impedire l'ampliamento dei movimenti di
solidarietà in Europa e dovunque nel mondo. Una delle conseguenze più
dannose del Summit è stata l'equiparazione della vittima e del carnefice e
il tentativo di ignorare la dimensione politica del movimento di
liberazione sottinteso nell'azione del popolo Palestinese. Oltre a questo,
Sharm a-Sheikh è stato un tentativo di trasformare la realtà della brutale
forza di Israele in un "conseguimento" politico in maniera tale da dettare
le condizioni politiche di Israele in ogni accordo futuro.
Al-Aqsa Intifada: unità Palestinese senza precedenti.
La recente Intifada si è distinta per la sua straordinaria unanimità di
intenti e di motivazioni fra tutti i settori della società palestinese.
I
Palestinesi nelle strade di Gaza, Jerusalem, e della West Bank stanno
usando slogan simili per esprimere il loro stato di disperazione e la
perdita di fiducia nel processo di pace. Dal 1993, i Palestinesi hanno
provato di prima mano il fatto che l'attuale politica degli insediamenti è
niente altro che un dettato delle condizioni israeliane, cioè una
continuazione dell'occupazione con l'espansione degli insediamenti, uno
"stato" costituito di Bantustan e nessun diritto al ritorno. I Palestinesi
si sono uniti non solo nella West Bank e in Gaza, ma anche per la prima
volta, con i Palestinesi che vivono dentro la Linea Verde come pure con
coloro che vivono nei campi profughi di Giordania, Siria e Libano.
Dal 1948, Israele ha cercato di isolare i Palestinesi dentro la linea verde
dal resto del Popolo Palestinese e li ha trattati come "Araboisraeliani".
Nonostante questo, comunque, i Palestinesi dal 1948 sono entrati pienamente
nell'attuale Intifada. La loro partecipazione alla Al-Aqsa Intifada è una
profonda ammissione della loro appartenenza al Popolo Palestinese. E' una
parte di un Intifada per loro stessi e vuol dire combattere per i loro
diritti.
L'intero Popolo Palestinese ricorda dolorosamente che nel 1948, Israele ha
occupato 80% della Palestina e continua oggi la sua politica di confisca di
ciò che rimane. Per questa ragione i Palestinesi sono uniti su i seguenti
principi:
a. negoziati basati sullo squilibrio di potere e delle influenza americana
devono essere fermati;
b. la causa Palestinese deve essere una priorità sull'agenda della comunità
internazionale;
c. non ci può essere soluzione politica senza Gerusalemme;
d. tutti gli insediamenti devono essere smantellati immediatamente;
e. tutte le forme di cooperazione con l'occupante sulle questione della
sicurezza devono essere fermate;
f. la continuazione degli attuali negoziati non determinerà neanche il
minimo con il rispetto di assicurare i diritti di base dei Palestinesi,
cosÍ la nostra scelta è di continuare il movimento di resistenza.
La strategia israeliana dello scontro: "Costringerli ad inginocchiarsi"
I Palestinesi in tutto il mondo sono impegnati a riaffermare i loro diritti
nazionali inalienabili. L'intenzione di Sharon con la benedizione del
governo di Israele, era di creare un altro ancora "dato di fatto".
Questo è
solo sufficiente a spiegare la violenta reazione israeliana verso i
dimostranti Palestinesi che protestavano per la visita di Sharon. Il
governo di Barak voleva trasmettere un chiaro messaggio al popolo
Palestinese che Israele è pronta a fare ogni cosa necessaria per proteggere
la sua scelta politica e salvaguardare le condizioni israeliane definite da
Barak al vertice di Camp David. Se Israele ha la sua via, allora i
Palestinesi debbono sia inginocchiarsi sia accettare i termini di Israele,
o essere soggetti al terrore israeliano e alle uccisioni.
Le tattiche dell'esercito israeliano così sono state "nascoste" sotto la
copertura delle "considerazioni" politiche e della sicurezza - in altre
parole, usare il livello massimo della forza, più velocemente possibile, in
maniera tale di spezzare la resistenza palestinese. In questo modo,
l'Intifada perderà il suo momento cosÍ assicurando il raggiungimento degli
obiettivi d'Israele e rendendo impotente i Palestinesi..
La strategia di Israele nel trattare l'Intifada è legata a questi quattro
elementi:
a. Mantenere la forza di Israele per assicurare il più alto numero
possibile di perdite fra i dimostranti palestinesi e il minore possibile
nell'esercito israeliano;
b. Stringere la morsa e l'assedio sulle città ed i villaggi palestinesi
come pure restringere severamente la libertà di movimento attraverso il
controllo completo dell'esercito israeliano di tutte le strade;
c. Incoraggiare i coloni nella West Bank e Gaza ad attaccare i villaggi
palestinesi;
d. Tentare di dipingere lo scontro come uno scontro con una vera forza
armata Palestinese, sebbene Israele sappia molto bene, i tipi di armi che
sono in possesso della polizia palestinese. Israele, ciò non di meno, ha
usato questo argomento come copertura e una scusa per l'uso sproporzionato
di elicotteri da combattimento, missili e carri armati.
Conclusione
Confrontato con questa realtà, Arafat si è trovato di fronte ancora una
volta una porta chiusa. Ogni ulteriore compromesso sui punti di base dello
status finale dei negoziati avrebbe significato la sconfitta nella lotta
per l'ottenimento del riconoscimento dei legittimi diritti dei Palestinesi.
Nessun Palestinese lo avrebbe sopportato.
Le richieste del Popolo Palestinese sono molto semplici e chiare:
a. Fine dell'occupazione
b. Smantellamento di tutti gli insediamenti
c. Garanzia di libertà e di indipendenza ai Palestinesi in uno stato
sovrano, con Gerusalemme come sua capitale
d. Garantire il ritorno a tutti i rifugiati
Il Popolo Palestinese cerca una giusta soluzione politica che porti i
rifugiati alle loro case. Cercano una giusta soluzione politica che
garantisca libertà ed indipendenza all'intero Popolo Palestinese, e non una
nuova forma di occupazione. Questa è la ragione per cui il conflitto
continui e la resistenza diventi più forte. Questa è la ragione per cui
l'occupazione israeliana, con la sua tattica di aggressione e di terrore,
non riuscirà mai a rompere lo spirito Palestinese e il desiderio di
giustizia.
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