Palestina - Gaza - 2006
Gaza 07.07.06 Verso le tre del pomeriggio l'esercito ha ripreso a sparare sulle aree della zona nord di gaza. Dopo i 30 uccisi ieri, tra civili e resistenti, sono passati a fare i rastrellamenti sull'area di Atrata prendendo tutte le case della zona e rastrellando le famiglie e i giovani, che sono stati messi dentro l'American School. Sono stati buttati giu' alberi e colpite anche molte case. Molta gente e' scappata, altri invece si rifiutano di uscire per paura che venga abbattuta la casa. E' una zona che Israele pensa di prendere come zona cuscinetto. In questo modo Israele nonostante sostenga che se ne vuole andare al piu' presto, pare che stia pianificando un posizionamento permanente in questa area. Intanto nel pomeriggio sono ripresi attacchi dal mare nella "middle area", Deir Balah e Mawasi, si teme un attacco e invasione anche su quel fronte. Continua a peggiorare la situazione umanitaria, le ambulanze non possono entrare a prendere i feriti dentro le aree di attacco. Gli ospedali hanno lanciato appelli tutto il giorno denunciando che non possono entrare e che gli sparano addosso. La stessa situazione permane anche per la Croce Rossa Internazionale. E' urgente fare appelli affinche almeno le ambulanze possano entrare a fare il loro lavoro di soccorso per i feriti, che come al solito vengono lasciati abbandonati a morire senza diritto di assistenza. Intanto continuano a sorvolare elicotteri e a sparare cannonate dal nord. Gaza 07.07.06 Punto della situazione di invasione Nelle ultime 48 ore, sono stati uccisi almeno 45 palestinesi e oltre un centinaio di feriti nella striscia di Gaza. La maggior parte di questi sono stati uccisi nella zona nord a Beit Lahya durante gli scontri con l'esercito che ha cominciato ad invadere il villaggio di Beit Lahya, requisendo molte case e deportando le persone in un unico posto per perquisire ed interrogare. Durante le operazioni di invasione Israele non ha mai permesso alle ambulanze, compresa la Croce Rossa Internazionale, di poter entrare dentro le aree colpite per portare via i morti e i feriti. Solo alcuni sono riusciti a raggiungere gli ospedali, testimoniando della presenza di tanti altri impossibilitati ad arrivare. La scusa ufficiale sull'invasione di quest'area si alterna tra la liberazione dell'ostaggio e il blocco del lancio di Qassam da parte dei palestinesi... in realta' pare che tutta l'operazione sia tesa a ripristinare zone di controllo sia al nord che al sud della striscia di Gaza. Per la liberazione dell'ostaggio, e' da notare che in questi ultimi giorni Israele non ne ha nemmeno parlato e si rifiuta di rispondere a qualsiasi richiesta posta da chi ha in mano il soldato. E' opinione di molti che non sia interessato affatto ai colloqui diretti con i rapitori, e le assicurazioni sullo stato del soldato sono pervenute direttamente dai mediatori egiziani. Viene da pensare che ci possa essere un accordo di fondo, per cui il prigioniero e' al sicuro e Israele possa procedere indisturbato nella prevista invasione. Qualche giorno fa lo stesso padre del soldato ha chiesto la liberazione dei palestinesi detenuti in Israele, in cambio della liberazione del figlio, dichiarando che era comunque una decisione gia' prevista da Israele prima dell'operazione e si e' chiesto come mai ancora non viene realizzata, cosniderando che comunque e' necessario pagare un prezzo per riavere il soldato rapito. In queste ultime ore del mattino Israele ha avanzato ulteriormente anche nella parte centrale della Striscia di Gaza, entrando dentro per oltre 500 metri all'altezza di Karni, riprendendo praticamente tutte le postazioni che aveva lasciato con il piano di disengagement. In questa prima entrata nella zona di Shejayeh, sono gia' stati uccisi 2 palestinesi ma penso che, si consumera' un altro forte attacco, viste le "simpatie" dell'esercito per la gente che abita in quel posto che e' considerato il quartier generale di Hamas. Ora abbiamo la striscia divisa in tre parti... si puo' dire che siamo tornati ai vecchi tempi... basta che ci mettono di nuovo qualche colono e si ricomincia da capo come se niente fosse. Intanto gli appelli alla comunita' internazionale, che vengono fatti da i palestinesi e dal Primo ministro Anye, sono totalmente inascoltati, e la gente da giorni e' ormai totalmente priva di dei fondamentali servizi quali acqua, luce e gas. Pen non parlare dell'impossibilita' per molti, soprattutto la fascia piu' povera, di accedere alle prime necessita'. Nonostante alcuni primi rifornimenti, effettuati con l'apertura di Karni i l4 luglio, per alcune ore, dove e' stato possibile fare entrare 1,8 milioni di litri di carburante, i rifornimenti per gli ospedali e per l'elettricita' delle case, risulta con una autonomia che non va oltre qualche giorno. Inoltre e' impossibile ancora riparare o far funzionare parzialmente le linee elettriche, per la presenza ancora massiccia dei carri armati vicino alle centraline di distribuzione. Per quanto riguarda l'acqua, molte strutture sono state danneggiate in seguito ai movimenti dei mezzi militari, come a Beit Hanun, dove un migliaio di persone sono senza acqua. Tutti e 5 i punti di passaggio, sono rimasti chiusti per la maggior parte di questi 13 giorni di operazioni militari. E' possibile passare da Erez, da giovedi, solo dietro uno speciale coordinamento e in determinate ore della giornata. Per il Rafah crossing, invece si contano circa 250 persone che stanno aspettando al passaggio dal 25 giugno e sono ferme dentro i locali della dogana. Pensavano ad una riapertura pe il 6 luglio ma non e' avvenuta. Israele continua a dire che l'operazione non durera' a lungo, purtroppo, questa notizia contraddittoria, si alterna alla dichiarazione che invece prevede una lunga permanenza sul territorio.
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