Libano - 2006
Beirut 05.08.06 La
delegazione delle Ong (Organizzazioni Non Governative) parte per Damasco.
Il giro per arrivare in Libano cambia di ora in ora. dipende da che
cosa si trova sulla strada. e da come Israele decide di bombardare.
Quando
passiamo il missile tirato diverse ore prima continua a bruciare in
mezzo agli alberi; il solco e' profondo, l'aspetto intorno e' desolante.
Si parte
per la visita all'Ospedale "Rafik Hariri" incontro con il
direttore Wassim Wazam . L'ospedale che visitiamo e' una nuova struttura
che e' stata inaugurata lo scorso anno. Uno
dei grossi vantaggi che hanno, e' che l'ospedale serve la popolazione
che arriva dal Sud. Hanno fermato tutte le accettazioni per i casi normali
dando la precedenza a tutte le emergenze della popolazione che arriva
ferita o in fin di vita. La funzionalita' di questo ospedale dipende dagli aiuti, in termini politici prima di tutto e in termini economici: cominciano a scarseggiare le medicine piu' importanti. Ci sono stati molti casi di persone, soprattutto bambini colpiti dalle cluster bombs, ma anche l'utilizzo delle armi chimiche si e' fatto sentire. I casi dei feriti da armi chimiche, si sono verificati e sono stati trasportati tutti in ospedali degli emirati. C'e' il problema dello spostamento delle ambulanze. L'ospedale non puo' andare a prendere nessuno, in genere e' la Croce Rossa Internazionale e la Croce Rossa Militare che ci fornisce le cose necessarie. Anche queste due strutture pero' vengono colpite e attaccate da Israele. Abbiamo visitato i feriti presenti nell'ospedale, sono 135. Tutti civili, feriti durante i bombardamenti del Sud. Le loro case sono crollate una dopo l'altra, Una delle donne e' paralizzata dalla vita in giu', ha perso due dei suoi figli, sono ancora sotto le macerie, nessuno puo' recuperarli, nessuno puo' ritornare in quell'inferno, dove non esiste piu' nessuna casa in piedi. Nel pomeriggio abbiamo visitato il coordinamento delle associazioni, ONG e una miriade di associazioni di giovani che si stanno occupando della prima emergenza. E' un coordinamento composto da associazioni come "SAMIDUN", Gathering for life , Gathering for freedom and life" " Civil Campagne for Relief", Moviment Social, associazioni che si occupano di comunicazione e di media. Queste associazioni dicono no a qualsiasi forza internazionale, soprattutto se rimarranno presenti le forze di Israele sul territorio. Il
loro intervento si svolge soprattutto nel coordinare e portare aiuti
da parte dei volontari nelle varie strutture. L'incontro
si tiene in un locale del Parco di Sanaye, la "Zico House"
dove si incontrano tutte le associazioni. Ci sono decine di volontari
che lavorano in coordinamento tra di loro anche se con diversi punti
di vista. Gruppi
di giovani che si incontrano e che si occupano della gente. Una situazione
molto ricca di energie di giovani che non vogliono stare a guardare
il declino della propria terra. Ancora una volta per la seconda volta
dopo la lunga guerra civile di tanti anni fa. Andiamo a visitare le scuole e i palazzi messi a disposizione per i profughi. Il primo grande palazzo e' abitato da 550 persone; la maggior parte delle famiglie e' fuggita dal sud di Beirut ma molte vengono anche dal sud del Libano. Molti di loro hanno perso le loro case, altri invece le hanno solo abbandonate. "I nostri bambini hanno paura" ci dicono, "e noi per fargli passare la paura gli abbiamo detto che ha vinto l'Italia...cosi come nel 1982 l'Italia vinse il mondiale e Israele bombardo' il Libano. Le mamme li incoraggiano e gli raccontano la storia dell'Italia "campione del mondo". "Vogliamo ritornare nelle nostre case, vogliamo che i nostri figli possano ritornare a scuola e ritonare nella tranqulillita'". L'altra
famiglia ha una storia piu' drammatica. Sono palestinesi, vivevano a
Dahye Erano tutti scappati al secondo giorno di bombardamento. Il figlio
piu' grande, con l'amico era ritornato a casa con il motorino per prendere
un po' di vestiti. una bomba lo ha colpito, e' morto senza accorgersi.
L'amico e' rimasto ferito in modo grave, ora e' ricoverato. Sono riusciti
a riportare tutto, motorino, ragazzi e anche quello che avevano dentro,
una bandiera dell'Italia. Sono 14 in famiglia, distrutti da questo lutto
se ne vorrebbero andare per sempre, non riescono a dimenticare, oggi
la loro vita e' scandita dall'uso di farmaci per stare tranquilli. La citta'
di Beirut sembra apparentemente normale, ma tutto intorno la guerra
mostra il vero volto. Mentre ci allontaniamo da una delle scuole che ospitano le famiglie di profughi, sentiamo le bombe, ci avvisano che stanno bombardando ancora la parte sud di Beirut. Ancora altre bombe, ancora altre tragedie si consumeranno ..dobbiamo fermarli. La delegazione delle ONG in Libano COMUNICATO STAMPA La delegazione
Italiana ha completato la sua missione in Libano. Gli undici membri della delegazione infatti hanno avuto modo di incontrare anche i rappresentanti dei varie organizzazioni di Societa' Civile libanese ricavandone l'impressione di una forte capacita' operativa in rete. Non sono mancati gli incontri con le istituzioni: delegazione della Commissione Europea, Ambasciatore Italiano, Presidente della Repubblica e Primo Ministro Libanesi. Il cessate il fuoco denunciato e' stata la richiesta che da gente comune, vittime e istituzioni, e' emersa con maggiore forza. "Dare aiuti mentre il conflitto armato e' in corso"- ha detto una donna di un quartiere a Sud di Beirut ospitata in una scuola - "e' cosa molto importante, ma rischia di essere come riporre qualcosa in un canestro senza fondo" . La delegazione ha insistito particolarmente per la costituzione e il rispetto di corridoi umanitari. Al ritorno in Italia, i membri della delegazione chiederanno al Governo Italiano un segno efficace verso la pace interrompendo l'accordo di cooperazione militare con Israele e di farsi portatore in ambito internazionale di un embargo di armi. Consentire l'attracco delle navi, i collegamenti aerei a scopo medico sanitario, la libera circolazione dei mezzi di soccorso, sono azioni minime consentite dal diritto in situazioni di guerra ma non permesse in questo momento in Libano, dalle forze israeliane. Facendosi eco delle richieste delle vittime, la delegazione rivolge un appello accorato perche' questi elementari diritti siamo garantiti in questo lembo di terra trafitta dalla guerra. BEIRUT
08.08.06
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