Altro aspetto della crisi è la situazione in cui versa il sistema finanziario che ha generato serie
ripercussioni in vari settori popolari, colpendo milioni di debitori che non hanno possibilità di coprire
le richieste onerose e da usurai della banca. Circa 300 mila micro, piccole e medie imprese hanno dichiarato
fallimento. Nei primi due mesi del '95 hanno chiuso nel paese 19.300 imprese, a causa della contrazione del
mercato interno che ha reso impossibile la copertura dei debiti, il contatto con nuovi creditori e la competizione
con le importazioni. Delle aziende che dichiararono fallimento nel IMSS, fino a febbraio del 1995, il 19%
corrispose all'industria della trasformazione, 32% nel commercio e 28% nei servizi; il 90% delle imprese che
chiusero erano microimprese.
Inoltre arriva la paralisi del 60% degli impianti produttivi a lungo periodo, dovuta alla svalutazione del peso,
l'anarchia dei prezzi degli insiemi importati, la dipendenza delle importanzioni da paret dell'80% della micro,
piccola e media impresa, una caduta della vendita del 40% nel primo semestre del 1995, la diminuzione del 30%
del finanziamento al settore privato e il rincaro dei crediti bancari.
La crisi e la mancanza di investimenti nella grande industria raggiunge anche le grandi impese manufatturiere
che subirono una riduzione del 27% del capitale totale fino al settembre del 1994. I settori più colpiti
sono: quelli delle automotrici, dei ricambi auto, dell'elettronica, metalmeccanica, metallurgia, mineraria, carte e
cellulosa, industria chimica, tessile, alimentare e del legno.
Nell'industria delle costruzioni si registrņ una caduta del 47% e una perdita del 41% nell'occupazione di
mano d'opera nel 1995, di conseguenza alla scarsità di opera, la proroga di altri investimenti, restrizioni
dei crediti, alti costi del denaro e aggiustamento del preventivo di spesa pubblico. La contrazione economica
fece sì che anche il consumo di beni e servizi soffrisse una caduta media del 47.7% .
Nei campi la produzione di grani basici cadde del 41% nel ciclo autunno/inverno 1994-1995 in relazione al
precedente anno. Le maggiori cadute si registrano nel mais, grano e sorgo; la superificie seminata si ridusse da
3 milioni 162 mila ad 1 milione 990 mila ettari destinati a grani basici; la crisi dell'agro si è accentuata
per la mancanza di appoggio all'agricoltura, l'impossibilità di accedere a crediti, l'accaparamento, la speculazione e l'intermediarismo provocarono il fallimento di migliaia di piccoli proprietari che davanti
all'impossibilità di pagare hanno perso le terre incrementando la dipendenza alimentare dall'estero.
Dopo due anni di ribasso dei prezzi delle mercanzie, per poter competere con l'invasione dei prodotti
importanti, soprattutto Usa, la maggioranza delle agroindustrie si ritrovano decapitalizzate e alcune hanno
chiuso mentre quelle che continuano a lavorare mantengono inattive fino al 70% delle loro installazioni. I più colpiti sono i produttori di uova, latte, pollame e suini.
In conseguenza del TLC il mercato nazionale si è ridotto per l'importazione incontrollata di mercanzie,
che a loro volta hanno contribuito alla paralisi e al fallimento di produttori nazionali e alla perdita di milioni di
posti di lavoro, trasformandosi in consumatori di prodotti di scarto. Nel primo semestre del '95 fallirono il 20%
degli impianti produttivi licenziando 1.8 milioni di lavoratori. Il 70% della Popolazione Economicamente Attiva
(PEA), ossia 24.5 milioni di messicani, non ha lavoro o lavora al nero.
In quanto all'inflazione - dopo la svalutazione del 1994, l'aumento dell'Iva, del riadeguamento di prezzi e tariffe
dei beni e servizi pubblici - è arrivata fino al 52% nel '95, superando tutti i calcoli stimati nei programmi economici governativi che hanno strumentalizzato la crisi evidenziando il carattere demagogico. Nè
gli accordi del '95, nè la recente Alleanza per il Recupero Economico (ARE), sono riusciti a controllare
i livelli di inflazione. Dal 1987 al 1995 il prezzo del paniere si è incrementato del 742%, mentre i salari
sono aumentati solo del 211%, cadendo di conseguenza il potere d'acquisto della popolazione.
Concludendo, gli unici beneficiari dell'applicazione del modello neolibearle sono stati i monopoli nazionali e
stranieri, che il governo protegge con la sua politica mentre il popolo soffre un ipersfruttamento, un'oppressione
e una repressione senza eguali negli ultimi decenni.