A tutte voi con rispetto ci rivolgiamo con le nostre piccole parole per
mandarvi un saluto fraterno e rivoluzionario.
Però prima di raccontare della partecipazione alla lotta è necessario
conoscere la situazione delle donne partendo da molti anni indietro, perché
così venendo a conoscenza della nostra storia, del nostro lavoro, della
nostra sofferenza e della nostra umiliazione possiamo dire che certamente
noi donne abbiamo la necessità di organizzarci e anche abbiamo la
motivazione di lottare fino ad arrivare a tenere le armi in mano per
difendere i nostri diritti e non continuare più a vivere nell'umiliazione.
Se riesaminiamo un po' le nostre vite da prima fino ad adesso, noi donne
contadine ci rendiamo conto di aver vissuto per tutta la vita situazioni
molto difficili, lavoriamo tanto quanto gli uomini, prepariamo la terra,
seminiamo, puliamo, mietiamo e carichiamo i sacchi di mais, di fagioli e
di caffè, molte di noi vanno anche in montagna a prendere la legna, a 3 o 4
chilometri di distanza, poi sopra il nostro carico portiamo due o tre
bambini; però inoltre, prima di uscire per andare a lavorare al campo,
sbrighiamo le faccende domestiche, prepariamo i pasti, diamo da mangiare ai
bambini, laviamo i vestiti e badiamo agli animali. Questo significa che ci
svegliamo la mattina molto presto (alle 3 o alle 4); dopo aver lavorato
duramente per tutto il giorno ancora continuiamo a lavorare in casa e non
andiamo a dormire fino a tarda notte.
Così siamo le prime ad alzarci e le ultime a dormire, ormai sono poche le
ore in cui possiamo riposare perché c'è più lavoro rispetto alla
possibilità di riposarsi sufficientemente.
Ci sono uomini che non danno valore a questi lavori fatti da noi donne e
per questo non collaborano nei lavori di casa quando hanno un po' di tempo
libero, non si occupano dei bambini né danno loro da mangiare, neanche
aiutano a seguire gli animali della casa: polli, agnelli, ecc.
Anche i bambini più grandi escono per andare a lavorare nel campo, i padri
preferiscono portarsi tutti i figli a lavorare per ottenere più cibo che
mandarli a scuola, dove questa c'è. Per questo la maggioranza dei giovani
che vivono in campagna non termina la scuola primaria, tutta la famiglia
deve lavorare per procurarsi il cibo di ogni giorno, però nonostante
questo, non vediamo mai progredire il nostro lavoro, al contrario ogni
volta siamo sempre più poveri, ogni volta patiamo di più la fame e le
malattie e non abbiamo soldi per comprare le medicine; nella nostra
comunità non ci sono né una clinica né dei dottori che ci possano curare.
Le donne che non vanno a lavorare nei campi dedicano tutto il proprio tempo
a lavorare nel settore dell'artigianato, anche questa situazione è molto
pesante perché devono passare i giorni sedute in un posto, allo stesso
tempo seguire i bambini, preparare i pasti e badare agli animali. Però il
problema più grosso è che i prodotti dell'artigianato che fanno le donne
non si sa dove venderli; devono andare a offrirli in alcuni paesi e città
ad un prezzo molto basso, la maggior parte delle volte riescono appena a
recuperare il denaro utilizzato per il materiale (il filo) e per i giorni
di lavoro impiegati, così che a loro non rimane niente, però poiché non
hanno un'altra forma di lavorare per sopravvivere devono continuare a farlo
anche se non è produttiva.
Ci sono molte donne che vanno a lavorare come giornaliere nelle campagne
con i propri mariti e figli, per esempio nelle piantagioni di caffè, negli
zuccherifici o impiegandosi in altri lavori che trovano; però è in questi
luoghi che più soffrono perché sono maltrattate dal padrone, che le fa
lavorare molto duramente, non concede loro una pausa, non da loro da
mangiare, le fa dormire in luoghi molto brutti, sdraiate per terra come
animali, quelle che hanno i figli piccoli devono incaricarsi di loro
durante le ore di lavoro; così che è peggiore la sofferenza delle donne
nelle campagne e il salario che viene dato loro è una miseria che neanche
si rivela sufficiente per comprare quello di cui la famiglia necessita.
Però ci sono anche molte donne che vanno a lavorare nelle case dei meticci
o dei ricchi in città differenti, però lì ci maltrattano, ci rimproverano,
ci pagano pochissimo o niente, non ci danno da mangiare bene e ci lasciano
dormire in posti angusti come se fossimo animali.
Ci sono ragazze o donne che lavorano come domestiche in città e che sono
violentate dai propri padroni e sono anche disprezzate e umiliate dalle
padrone o da altre persone della città.
Questo ci succede perché siamo povere, indigene, donne, perché ci vedono
umili, silenziose, perché non sappiamo né leggere né scrivere, non abbiamo
nessuna preparazione, non sappiamo parlare lo spagnolo come lo parlano i
ricchi e non sappiamo difenderci, credono che non valiamo niente, perché
siamo indigene e contadine, per questo ci chiamano "INDIAS CHAMULAS".
Questa sofferenza che noi donne patiamo non è niente di nuovo, se non che
da molti anni abbiamo vissuto con i maltrattamenti, con l'umiliazione,
abbiamo patito lo sfruttamento da ogni parte anche nella nostra casa,
abbiamo vissuto una vita insopportabile, una vita da schiave, noi come
donne non possiamo neanche camminare da sole, perché siamo vittime degli
abusi degli uomini che ci violentano lungo il cammino; inoltre ci sono
molte donne che sono maltrattate, rimproverate e colpite dal loro stesso
marito, soprattutto quando l'uomo è un ubriaco, anche se la donna sta
morendo per malattia nemmeno in questo caso viene trattata come si
dovrebbe.
Succede che come donne, fin da piccole, riceviamo un trattamento diseguale,
cioè fin dal principio ci è negato ogni nostro diritto; per esempio a causa
del fatto di essere bambine abbiamo meno diritti a ricevere attenzioni da
parte del padre, per questo molte madri sono maltrattate perché non hanno
figli maschi; a causa del fatto di essere bambine abbiamo meno diritti ad
andare a scuola o a renderci consapevoli.
Quando siamo più adulte non ci danno neanche il diritto di scegliere con
chi sposarci, i padri prendono la decisione e ci obbligano a sposarci con
qualcuno che non scegliamo, perché ai nostri padri non importa di
consegnarci anche a un ubriaco o a un vedovo, e noi non diciamo niente per
paura.
A causa del fatto di essere donne non abbiamo diritto alla terra o ad altre
proprietà, perché dicono che non sappiamo lavorare e siamo solo in grado di
badare ai bambini.
La discriminazione verso la donna avviene in casa, all'interno della
comunità e in ogni parte, nelle istituzioni del governo e anche all'interno
della chiesa.
La discriminazione vive anche dentro di noi, abbiamo assunto come normale
l'autorità degli uomini su di noi e abbiamo accettato che ci trattino con
violenza, inganno e senza nessun rispetto verso la nostra dignità.
NELLA VITA POLITICA
Noi donne da molto tempo non veniamo prese in considerazione per prendere
le decisioni, non partecipiamo alle riunioni e alle assemblee del paese, le
donne non pronunciano mai parole o non esprimono mai la propria opinione in
pubblico, mai hanno preso parte alla tavola direttiva come rappresentanti
delle donne perché partecipino alle decisioni, mai sono state dirigenti
della comunità o autorità del popolo. Alcuni uomini sostengono che le donne
non devono parlare in pubblico, che non sanno pensare né risolvere i
problemi, che in quanto donne non spetta loro partecipare all'assemblea,
che il loro solo lavoro è in casa.
I nostri padri e i nostri nonni ci insegnano solo ad ascoltare, a tacere e
ad obbedire a quello che ci dicono gli uomini.
Questa forma di vivere si impose come abitudine, abitudine al fatto che la
donna debba rimanere sottomessa e umiliata, per questo adesso consideriamo
di dover alzare la voce per difendere i nostri diritti e la nostra dignità.
Noi donne soffriamo una triplice oppressione da più di 503 anni: per essere
donne, per essere indigene e per essere povere, siamo state vittime di una
lunga storia di sofferenza, di emarginazione, di umiliazione, di
discriminazione, di ingiustizia e di violenza.
Tutta questa situazione che viviamo noi donne della campagna, è parte della
grande ingiustizia che patiscono tutti i popoli di tutto il Messico, è
parte della grande dominazione e sfruttamento di cui ci rendono vittime il
mal governo, i ricchi, i proprietari terrieri, i proprietari delle aziende
agricole e del bestiame, sono loro che ci hanno discriminato, che ci hanno
ingannato e umiliato per molti anni, per questo adesso la sofferenza è di
tutti gli uomini, le donne e i bambini; soffriamo perché ci hanno preso
tutte le nostre proprietà, ci hanno spogliato di tutte le ricchezze della
nostra patria messicana, adesso non ci appartengono più i mezzi di
produzione, perché essi li tengono tutti nelle loro mani, essi li hanno
usati per molti anni; molta gente non possiede terra, né un giusto lavoro,
non abbiamo libertà, non viviamo in democrazia, non c'è giustizia per il
nostro popolo.
Compagne, non è giusto che continuiamo a vivere in questa situazione che
patiamo da sempre, non è giusto che noi donne continuiamo a sopportare il
grande sfruttamento che subiamo da ogni parte, non è giusto che non ci
tengano in considerazione nelle riunioni e nelle assemblee, perché siamo
parte del popolo; ora non permettiamo che molte donne continuino a
soffrire lo sfruttamento, i maltrattamenti e gli abusi nelle campagne, ora
non permettiamo che il governo e i ricchi ci trattino come animali, e
neanche permettiamo i maltrattamenti e l'umiliazione da parte dei mariti,
ma dobbiamo lottare insieme, uomini e donne, per cambiare la nostra
situazione e ottenere una vita migliore.
Però adesso ci sono molte compagne di tutti i popoli che hanno preso
coscienza della propria situazione e sono disposte a lottare; per questo il
primo gennaio 1994, noi donne dei differenti popoli dello stato insieme con
gli uomini, i giovani e i bambini decidemmo di far conoscere al popolo la
nostra lotta per: il lavoro, la terra, il tetto, il cibo, la salute,
l'educazione, la democrazia, l'indipendenza, la libertà, la pace e il
rispetto per gli indigeni. Questo perché tutti i popoli sappiano che noi
donne integrate nelle file dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
EZLN stiamo lottando, siamo donne zapatiste piene di coraggio e non ci
importa di morire combattendo contro il nemico, perché se non combattiamo
in qualche modo moriremo di fame, di miseria e di malattie curabili.
Per questo il primo gennaio 1994 dicemmo che valeva di più morire
combattendo che morire nella povertà, nella miseria, per la denutrizione,
come sono morti molte migliaia di nostri bambini di tutto il Messico.
Noi donne abbiamo valore e il coraggio di lottare con le armi in mano, per
non continuare a vivere umiliate e sfruttate dai ricchi e dai facoltosi,
conserviamo l'esempio delle nostre compagne ribelli e soldatesse.
La guerra che dichiarammo il primo gennaio 1994 contro il governo e il suo
esercito è per dire "BASTA", è per dire che non vogliamo continuare a
morire di fame e di malattie curabili, per dire che vogliamo una vita
migliore, perché noi donne siamo quelle che più patiamo lo sfruttamento, la
discriminazione, l'umiliazione e il disprezzo, in quanto donne soffriamo di
molte malattie a causa della povertà, non riceviamo mai una cura medica
perché nella nostra comunità non c'è una clinica, non ci sono medicine né
dottori, molte donne muoiono per il parto perché non ricevono nessuna
attenzione... Nella nostra comunità non ci sono servizi come: la luce
elettrica, l'acqua potabile, la strada, i trasporti, i servizi medici, né
una casa degna, perché dove viviamo sono piccole capanne con il tetto di
cartone o di paglia e le pareti di tre o quattro metri; e in queste case
viviamo in 8 o 9 persone, lì cuciniamo e conserviamo tutto quello che
abbiamo. Dunque una delle ragioni per cui ci ammaliamo molto e moriamo,
cioè per la cattiva situazione in cui viviamo e per la mancanza di cure
mediche.
Per questo compagne dobbiamo partecipare tutte nell'organizzazione del
popolo e alla lotta rivoluzionaria , perché tutti uniti, uomini e donne,
possiamo cambiare la situazione, ottenere giustizia, raggiungere la libertà
e la democrazia nel nostro paese, perché ci prendano in considerazione, ci
diano il diritto e ci rispettino come persone.
La nostra partecipazione deve manifestarsi in molti modi, per esempio,
organizzando e dirigendo qualsiasi lavoro, partecipando alle assemblee per
dire le nostre parole, tutto ciò é particolarmente necessario e dobbiamo
farlo; se inizialmente non possiamo svolgere bene i lavori, se la nostra
partecipazione alle assemblee sarà povera, per questo abbiamo bisogno che
gli uomini ci aiutino, ci appoggino e ci animino per superare le nostre
paure e debolezze invece che si prendano gioco di noi.
Dobbiamo imparare dall'esempio di molte donne che fin da prima sono venute
per partecipare alla lotta del popolo nei differenti stati del Messico;
sappiamo che ci sono molte donne unite agli uomini, integrate in differenti
organizzazioni indipendenti, che hanno partecipato alle manifestazioni,
alla presa di terre, di presidenze, ai piantonamenti e agli scioperi; le
donne delle città (le operaie) fanno scioperi, vivono la disoccupazione,
partecipano all'occupazione delle fabbriche, alle manifestazioni nelle
strade e nei palazzi per esigere un salario equo, un trattamento e un
orario di lavoro giusto.
Esistono esperienze di lotta con le donne protagoniste però esistono anche
esperienze di sofferenza, per esempio, quando occupano la terra, quando
fanno le manifestazioni, i piantonamenti e gli scioperi, hanno subìto gli
sgomberi, la repressione, l'incarcerazione, le violenze e anche gli
assassinii da parte della pubblica sicurezza o dei soldati federali, tutte
azioni ordinate dal governo oppressore, che non pensa che anche in quanto
donne abbiamo bisogno di terra dove lavorare e lavoro per guadagnare denaro
per poter mangiare con la famiglia.
Per questo è necessario che noi donne insieme agli uomini partecipiamo
all'organizzazione per lottare uniti, perché i nostri figli non vivano
nella miseria e non muoiano di fame e di malattie curabili. Per questo è
meglio partecipare ad una organizzazione più grande che cerchi di cambiare
tutta la situazione, che possa unire tutti i contadini, gli operai e gli
altri lavoratori; una organizzazione alla quale possano partecipare tutti,
uomini, donne e bambini.
Nella nostra organizzazione in quanto zapatisti, si prendono tutti in
considerazione, alle donne si danno spazi nei quali partecipino in vari
modi, si da loro la possibilità di potersi preparare a vari livelli, si
considera il loro lavoro uguale a quello degli uomini, si dimostra
attenzione uguale a tutti secondo le possibilità.
NEL POLITICO
Le donne possono essere dirigenti della propria comunità o del popolo come:
responsabile locale, responsabile regionale, membro del CCRI,
rappresentante delle donne e autorità del popolo, chiaramente devono
dimostrare di essere all'altezza con le loro decisioni e con il loro
lavoro...
Le donne possono organizzare tutti i tipi di lavoro collettivo.
Le donne fanno molto bene il proprio lavoro nella sanità (come infermiere).
Le donne partecipano alla lotta rivoluzionaria preparando pane
abbrustolito, il dolce di granoturco tostato e il pozol per i ribelli, i
soldati e i compagni che hanno dedicato tutto il loro tempo alla lotta.
Le donne svolgono tutti i lavori che fanno gli uomini, per esempio quando i
compagni soldati vanno ad adempiere i propri compiti come combattenti o
quando i responsabili devono stare in un posto e in un altro per
organizzare o controllare i paesi, allora rimane la maggioranza delle donne
a fare tutti i lavori come: caricare la legna, badare agli animali, pulire
o sgranare il granoturco, occuparsi e dare da mangiare ai bambini, però la
mamma soffre di più quando i bambini si ammalano e molte volte non si sa
più che fare.
Così che noi donne possiamo svolgere molti lavori e lo abbiamo fatto bene e
non sappiamo solo soffrire, come molti dicono e molti credono che la donna
esista per accudire i figli e per lavorare in casa, tutte queste sono
menzogne, perché noi donne possiamo fare molte cose.
Come donne abbiamo vissuto tutti i tipi di ingiustizia, di sfruttamento,
di emarginazione, di umiliazione, di discriminazione, di oppressione e
maltrattamenti per colpa del governo e dei ricchi, e a tutte queste cose
abbiamo resistito. Allora perché non possiamo fare i lavori per cambiare la
nostra situazione e per difendere i nostri diritti e la nostra dignità,
perché la donna non può caricarsi il suo zaino e il suo fucile per
combattere contro il nemico, perché non può parlare in pubblico per dire
ciò che pensa e quello che sente nel suo cuore, perché non può dire la
verità su come è la sofferenza della donna, anche se davanti a tutti
subiamo maltrattamenti e abusi da parte dei poliziotti, dei padroni, della
pubblica sicurezza, dei mariti e di altre persone?
Compagne, per terminare con questa situazione è molto importante e
necessaria la nostra partecipazione alla lotta rivoluzionaria, è necessario
organizzarci, prepararci ogni volta di più, dobbiamo renderci capaci per
avere più intelligenza per affrontare le ingiustizie, e non lasciare che
calpestino i nostri diritti e la nostra dignità come popolo, perché se non
partecipiamo non possiamo cambiare la nostra situazione, non può trionfare
una rivoluzione; se partecipano solo gli uomini alla lotta allora non è una
lotta completa, perché mancherebbe la partecipazione delle compagne; è
meglio lottare uniti, uomini, donne e bambini perché un giorno i nostri
figli possano vivere una vita giusta e degna.
Tutti questi problemi non ci possono impaurire, non dobbiamo mai aver
paura, noi zapatiste dobbiamo dire che andiamo a vincere la paura, a
superare gli ostacoli e tutti i problemi, dobbiamo fare tutto il possibile
per partecipare alle riunioni e alle assemblee del popolo e della comunità.
Compagni, voi in quanto uomini dovete aiutare, incoraggiare le vostre mogli
e figlie affinché partecipino alle assemblee e che dirigano qualsiasi tipo
di attività, è per il bene della nostra comunità e del nostro popolo.
Compagne di tutti i popoli vi rivolgiamo un invito affinché partecipiate a
tutte le forme di lotta del nostro popolo, perché se non partecipiamo la
nostra situazione non cambierà mai, i nostri figli vivranno nella stessa
situazione se non peggiore di quella in cui ci troviamo oggi, questo non è
giusto, per questo adesso dobbiamo tirar su la testa, dobbiamo parlare,
ormai è ora di partecipare per chiedere diritto e dignità. Non è giusto che
il nostro paese continui ad essere pieno di corruzione e disuguaglianze;
benché i governi parlino tanto di giustizia, democrazia e libertà, questo
non è vero perché noi donne non abbiamo mai vissuto in uguaglianza, con
diritti e dignità.
Speriamo che questo breve materiale vi aiuti un po' a pensare e a
riflettere sulla nostra situazione e sul fatto che la nostra partecipazione
è molto necessaria.
Per concludere vogliamo invitarvi a partecipare di più, a continuare con
fermezza la lotta, a non rimanere indietro.
La nostra lotta per la Democrazia, la Giustizia e la Libertà trionferà solo
con la partecipazione di tutti, uomini, donne e bambini.
Compagne e compagni delle diverse comunità, colonie e paesi; donne
indigene, donne contadine, operaie, giornaliere, maestre e madri di
famiglia, compagne basi di appoggio, soldatesse, ribelli, responsabili
locali e regionali, a tutte le donne che non sono mai state prese in
considerazione, che non hanno mai avuto il diritto di parlare né di
prendere decisioni, alle donne che valgono poco di fronte alla comunità e
nella propria casa.
Compagne, ciò che intendiamo fare attraverso questo semplice documento è
spiegare un poco la situazione delle donne indigene e contadine e
raccontare la loro lotta rivoluzionaria qui, nel nostro stato del Chiapas.NEL CAMPO MILITARE
ALTRI LAVORI IMPORTANTI
Tuttavia noi sappiamo molto bene che quando cominciamo a partecipare,
quando cominciamo a prenderci il nostro spazio come persone, andiamo
incontro a molti problemi e ostacoli, che qui di seguito presentiamo:
La paura di accettare un impegno.
Quando la donna ha molti bambini non le viene permesso di partecipare ai
lavori per la comunità o di andare alle riunioni.
Molti mariti non permettono alle mogli di parlare in pubblico.
La mancanza di preparazione.
La gelosia dei mariti, dei padri e di molti uomini e donne.
Gli uomini si mettono a ridere e a parlare tra loro, quando una donna
parla in pubblico non prestano attenzione e questo ci scoraggia.
Inoltre gli uomini dicono che le parole delle donne non servono e non valgono.
Che in quanto donne non possiamo camminare da sole.
Le malattie non ci permettono di partecipare ai lavori per la comunità.
I lavori di casa non ci permettono di andare alle riunioni, perché gli
uomini non aiutano a fare i lavori delle donne.
Quando le ragazze si sposano abbandonano l'impegno di lottare per il popolo.
Gli errori commessi da alcune compagne sono pagati da tutte.
Molte volte noi donne non abbiamo il coraggio di parlare in pubblico, ci
iniziano a tremare i piedi e le mani, accade per mancanza di abitudine,
perché non ci hanno mai lasciato partecipare in pubblico.
Noi donne zapatiste dobbiamo servire d'esempio e dimostrarci ferme e decise
nella nostra lotta, dobbiamo continuare a difendere sempre i nostri diritti
come donne e come lottatrici del popolo, e dobbiamo anche dimostrare al
governo, al suo esercito e a tutti i ricchi sfruttatori che noi donne siamo
disposte a lottare contro di loro fino a vincerli.
Dobbiamo difenderci noi stesse insieme agli uomini di molti popoli perché
nessuno di noi può sperare che qualcuno venga a liberarci.
Compagne, per vincere tutti questi ostacoli si deve fare uno sforzo, si
deve dire che in quanto donne sì che possiamo parlare in pubblico, sì che
possiamo fare molte cose, possiamo dirigere alcune attività; solo
partecipando e parlando possiamo superare tutto e anche solo in questo modo
possiamo difendere i nostri diritti e raggiungere la nostra libertà.
Benché voi sappiate bene che fin dai nostri padri e dai nostri nonni non
esiste l'abitudine al fatto che le donne partecipino e vengano prese in
considerazione nelle assemblee, però non dobbiamo procedere su questa
strada, quelle sono cattive abitudini, sono idee cattive del mal governo,
dei ricchi e dei borghesi.
Compagne, dobbiamo ormai toglierci dalla testa che in quanto donne non
possiamo far niente, che non serviamo a niente, non dobbiamo più continuare
a pensare così, noi come donne sì che possiamo fare qualcosa per il popolo.
Ormai non è tempo di dormire, ormai non è tempo di tacere, ormai non è
tempo di sopportare tante ingiustizie, adesso è tempo di parlare con parole
vere ed è tempo di lottare.
Compagni e compagne, non lasciatevi ingannare, non lasciatevi confondere
dalle cattive idee del governo, perché noi abbiamo la ragione, il diritto,
la dignità, stiamo lottando per una causa giusta perché da molti anni
stiamo patendo molte ingiustizie, umiliazioni e sfruttamento, per questo
adesso non dobbiamo permettere che il governo continui a dominare, continui
a sfruttarci perché non gli dobbiamo niente.