Cibi transgenici: quale sicurezza?


stop alla manipolazione Continua la serie di spazi dedicati alla genetica, uno degli argomenti maggiormente trattati dal nostro giornale. Negli scorsi numeri abbiamo analizzato alcune delle implicazioni economico-politiche che una scienza come la genetica non può prescindere dall’affrontare: il tentativo di privatizzazione della vita messo in atto dalle multinazionali (la Monsanto con il progetto "Terminator") e gli effetti censori generati dagli interessi coinvolti in tale tentativo quando si cerca di denunciare ciò che sta accadendo (le 2 censure del numero di ottobre del bimensile britannico "The Ecologist"). In effetti, trovare delle adeguate informazioni sull’ingegneria genetica dev’essere difficile anche per gli specialisti: in un articolo comparso su Nature (vol. 385, 30/6/’97), Meredith Wadman ha dimostrato che un terzo dei principali autori di articoli pubblicati in 14 giornali di biologia cellulare e biomolecolare e di medicina, avevano un diretto interesse finanziario negli studi di cui trattavano. Noi non saremo degli esperti ma siamo sicuramente disinteressati: in questo numero cercheremo di dare un’idea delle conseguenze sulla salute che potrebbero derivare da un uso prolungato di prodotti alimentari transenici. Nutrendoci assorbiamo ogni giorno migliaia di proteine diverse. La maggior parte di queste vengono decomposte nell’apparato digerente e non sono pericolose per la salute. Molte, però sono nocive, come ad es. quella secreta dal bacillo botulino. In passato la possibile tossicità degli alimenti era conosciuta e controllata, ma oggi dobbiamo aggiungere rischi imprevedibili a quelli noti: i rischi provocati da proteine di origine virale, batterica, vegetale e animale che l’ ingegneria genetica introduce nella nostra alimentazione.

LE ALLERGIE

Le nuove proteine derivate da un trasferimento di geni possiedono un potenziale allergico. Il rischio per la salute è indefinibile perché queste proteine non esistevano nella nostra alimentazione prima di esservi introdotte artificialmente (per es. prodotte da geni di insetti). Anche il trasferimento di geni già presenti nella nostra alimentazione può costituire un pericolo: infatti le persone evitano gli alimenti a cui sono allergici, mentre improvvisamente potrebbero reagire ad un alimento prima considerato sicuro. Quindi ogni alimento manipolato geneticamente dovrebbe essere sottoposto ad uno studio relativo ad allergeni noti, cosa che richiederebbe tempi lunghissimi, e comunque non esiste alcun metodo che consenta di determinare il potenziale allergico delle nuove proteine.

IL TRASFERIMENTO DI GENI

Nella riproduzione i geni delle cellule germinali vengono traferiti ai discendenti: questo è un trasferimento verticale di geni. Nel contesto alimentare interessa solo il trasferimento orizzontale tra organismi tra loro contemporanei. Molto noto, essendo diventato un problema, è il trasferimento della resistenza ad un antobiotico da un ceppo batterico ad un altro. Una tale resistenta può avvenire molto rapidamente. Ci si chiede quindi se ingerendo alimenti transgenici non possa avvenire un simile trasferimento verso i batteri intestinali. Secondo una tesi dell’Istituto di ecologia di Friborgo, l’indice di probabilità del trasferimento aumenta quando gli organismi inseriti rimangono nel prodotto, come avviene ad es. col salame, i formaggi e lo yogurt.

LA MODIFICAZIONE DELLA STRUTTURA E DELLA COMPOSIZIONE DELL'ALIMENTO

Gli elementi fondamentali della nostra alimentazione sono le proteine, i carboidrati, i grassi e gli olii. La biotecnologia sta cercando di modificare le proporzioni di questi elementi nella pianta e la struttura di certi suoi componenti.

Ad esempio: per aumentare la resistenza al gelo di piante utili si stanno sperimentando manipolazioni genetiche miranti l’ ottimizzazione dei residui grassi acidi: lo spinacio è molto meno sensibile al gelo del tabacco, perché ha un minor grado di saturazione dei residui di acidi grassi. Così hanno inserito nel tabacco un gene di topo che permetta alla pianta di aumentare i residui di acidi grassi e quindi di resistere maggiormente al gelo. Questi interventi non sono senza conseguenze sulla digeribilità, sull’attività fisiologica e sull’equilibrio naturale della fonte alimentare e potrebbero dare origine ad un effetto tossico.

LA RESISTENZA AI DISERBANTI

Le piante resistenti ai diserbanti sono soggette a spargimenti intensivi di prodotto, per cui una parte viene inevitabilmente ingerita. La resistenza della pianta si basa su un blocco dell’effetto tossico dell’erbicida sul metabolismo o sulla sua degradazione e neutralizzazione. Ma mentre sono noti i dati tossicologici dell’erbicida non alterato, non si può sempre dire altrettanto dei prodotti della sua degradazione. Non si può escludere che, nonostante la loro innocuità per la pianta, i prodotti della degradazione siano tossici per l’uomo, che posseggano un maggior potenziale cancerogeno o mutageno dell’erbicida intatto.

LA RESISTENZA AGLI INSETTI

La resistenza contro gli insetti viene ottenuta inserendo nel patrimonio genetico della pianta un gene batterico che codifica una proteina tossica: la pianta uccide direttamente i parassiti quando vengono a nutrirsi. Anche l’uomo ingerendo l’alimento assorbe questa tossina. Si conosce ancora poco sulle possibili conseguenze per la salute di questo procedimento: si sa però che le cavie muoiono quando le tossine vengono loro iniettate.

I GENI MARCATORI

Spesso il gene da inserire viene associato al cosiddetto "Gene marcatore", che permette di riconoscere molto presto se l’innesto è riuscito, senza dover aspettare lo sviluppo della pianta. Nel caso di marcatura con geni resistenti agli antibiotici, è probabile che l’efficacia degli antibiotici venga compromessa nell’essere umano.

LA MODIFICA DELLE PROPRIETÀ NUTRITIVE DELLA PIANTA

Ci si chiede anche se la facoltà di assorbimento da parte dell’organismo delle sostanze nutritive non possa essere ostacolata o diminuita dalla manipolazione genetica. Un esempio potrebbe essere il pomodoro Calgene, nel quale viene arrestato il processo di maturazione: è possibile che durante il prolungamento artificiale del periodo di maturazione vengano decomposti dei componenti celullari, ad esempio vitaminici, causando un impoverimento delle proprietà nutritive della pianta.


Chi volesse approfondire l'argomento può rivolgersi a:
ASSOCIAZIONE MEDICI PER L'AMBIENTE
Casella postale 41, 4031 Basilea, Tel.:061/322 49 49
E richiedere la pubblicazione:
INGEGNERIA GENETICA E PRODOTTI ALIMENTARI, DANIEL AMMAN




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