L' aria ristagna a Buenos Aires. Il dissidio tra Stati uniti, Unione europea e Paesi in via di sviluppo sui modi per affrontare l'effetto-serra si è fatto più aspro. Il vertice del dopo-Kyoto doveva servire ad appianare i contrasti, a rintracciare un minimo comune multiplo, è così finito in un nulla di fatto; e - come spiega al suo ritorno Edo Ronchi, il ministro italiano per l'Ambiente - è già un risultato l'essersi dati un calendario di altri incontri. Uno spiraglio è rimasto aperto.
L'altro esito possibile infatti sarebbe stato la rottura, tra gli europei dell'Unione che volevano impegni certi di riduzione delle emissioni per i paesi ad alto reddito e alto inquinamento, gli Usa che puntavano sul libero mercato dell'inquinamento, per comprarne un consistente quantitativo dai paesi in via di sviluppo e continuare a espandere i consumi tipici dell'"american way of life" e i paesi in via di sviluppo che volevano prima di tutto un po' di consumi opulenti, sempre visti da lontano, a costo di inquinare anch'essi, e poi l'accesso a tecniche e saperi per produrre pulito.
Con grande amarezza Le Monde, il quotidiano francese, a fine settimana fa notare un paio di coincidenze: gli americani che difendono il loro interesse egoistico sono gli stessi che contemporaneamente affermano di "rappresentare in Iraq tutta la comunità internazionale".
La seconda coincidenza non riguarda gli Usa soltanto, ma insieme a loro tutti noi popoli ricchi: nei giorni del vertice, a Nord di Buenos Aires, a Sud degli Stati uniti, un pezzo di America veniva sommerso e quasi distrutto dall'uragano Mitch. E tutti convengono nella comunità scientifica - con la parziale riserva dei metereologi - che l'immettere in atmosfera 7 miliardi di tonnellate di carbone (di tanto si tratta) determini un effetto-serra e che l'effetto-serra aumenti di uno o più gradi la temperatura e causi turbolenze nel clima. Le persone comuni sono coscienti che i fumi delle fabbriche e delle automobili hanno conseguenze sul respiro delle città, sulla salubrità di fiumi, mari e campagne. E tirano le conseguenze e sono convinte che l'inquinamento provochi l'effetto serra e tutta il resto.
Ma le coincidenze non finiscono mai. Proprio alla fine del vertice è arrivata da Vienna la notizia che il prezzo Opec del barile di petrolio è sceso fino a 11,41 dollari, il 5 per cento in meno della settimana scorsa. Con un petrolio così a buon mercato è molto difficile attivare il risparmio e le energie alternative, rinnovabili, non inquinanti, senza che i governi di tutti i paesi maggiori consumatori si mettano d'accordo per una politica di comune austerità di riduzione del contenuto energetico delle merci e del pil, tanto per dare un futuro sostenibile alla comunità dei viventi. Ma c'è un'ulteriore coincidenza, una vera americanata, quest'ultima, come si diceva una volta. Quattro compagnie di tabacchi pagheranno in dollari l'equivalente di 350 mila miliardi di lire di inquinamento da tabacco per evitare le cause degli stati Usa. Quanto potrebbero dover pagare tra dieci anni le sette sorelle del petrolio e i cugini dell'Opec?