BUENOS AIRES/CLIMA
- M. D. C. - ROMA
E' cominciata lunedì a Buenos Aires la quarta conferenza degli oltre centosettanta paesi che hanno firmato la convenzione sui cambiamenti climatici. La terza si svolse a Kyoto in Giappone un anno fa ed è ormai entrata nel lessico politico per il protocollo di impegni che fu concordato. Valerio Calzolaio, sottosegretario al ministero dell'ambiente, partirà domenica per Buenos Aires.
L'Italia è in linea con gli impegni presi?
Una volta tanto l'Italia non si presenta inadempiente. Abbiamo svolto un ruolo positivo e attivo in tutta la fase delle trattative, abbiamo approvato due successive comunicazioni nazionali conseguenti alla convenzione, nella finanziaria vi sono espliciti riferimenti come ad esempio la carbon tax. E lunedì sera la riunione politica fra i sottosegretari del Cipe ha approvato unanimemente le linee guida per le politiche e le misure nazionali. Attuare Kyoto comporta insieme politiche ambientali e politiche fiscali, energetiche, industriali, agricole, delle infrastrutture e dei servizi.
Chi sono gli inadempienti, e perché?
Nei primi giorni della Conferenza sta emergendo il conflitto noto: gli impegni di riduzioni dei paesi industrializzati (approvati a Kyoto) rischiano di essere insufficienti senza un impegno (anche volontario) dei paesi in via di sviluppo; questi ultimi non vogliono prendere impegni finché i principali responsabili di emissioni e inquinamento non traducono gli impegni in concreta effettiva riduzione delle emissioni. Da entrambe le parti vi sono rigidità e opportunismi. Ma certo se l'Italia e l'Europa mostrano coerenza e determinazione sarà più facile convincere molti paesi in via di sviluppo ad assumere un atteggiamento positivo e gli Usa a firmare il protocollo di Kyoto entro l'anno. La stessa questione del mercato delle emissioni (acquistare da paesi esteri quote di riduzione) non ci esime da una percentuale obbligatoria di misure nazionali e ci impone comunque trasferimento di tecnologie pulite e competitive.
Effetto serra e Mediterraneo: cosa si può fare?
In Italia, nel Mediterraneo effetto-serra significa soprattutto effetto-desertificazione e perdita di biodiversità. Le convenzioni ambientali firmate a Rio nel 1992 hanno questa intima connessione. Spetta a noi oggi il coraggio di crederci davvero; tornare da Buenos Aires con un "mandato" ad agire localmente, costruire in breve tempo un piano d'azione del bacino del Mediterraneo, ponte fra Nord e Sud del pianeta. Certo non può essere solo un problema del governo, ma ci vuole il lavoro degli amministratori locali.