Continuiamo dal carcere di spagna con stralci di un comunicato di Giovanni
Barcia.
UN CALOROSO SALUTO VI INVIAMO QUESTO DOCUMENTO PERCHE' SIATE AL CORRENTE
DEGLI ULTIMI AVVENIMENTI, PERCHE' QUI CONTINUIAMO CON MOLTO SPIRITO ED
ABBIAMO RICEVUTO SOLIDARIETA' PER CONTINUARE A RAGIONE CON LA TESTA ALTA,
NONOSTANTE SIAMO INCATENATI.
Il giorno 23/10/97 abbiamo inviato all'associazione per i diritti umani un
comunicato di denuncia dove informavamo di un probabile sciopero della fame
dal giorno 11/10/97 fino al 18/11/97. Attualmente siamo 5 detenuti che
continuano a fare lo sciopero dell'ora d'aria, in questa situazione abbiamo
il blocco postale e come se non fosse sufficiente, violano la nostra
intimità (art. 18.3 della costituzione spagnola), ci fanno un giudizio con
sentenza immediata: condannati all'ostracismo. La libertà di stampa e di
espressione, sono qui un mero capriccio inquisitoriale: ci trattengono le
lettere che non gli piacciono, le pubblicazioni di appoggio ai detenuti
contro l'emarginazione e le pubblicazioni che non si adeguano per il loro
contenuto all'ingiustizia sociale....
Sebbene si sia isolati ci vogliono seppellire vivi in tombe di cemento...
Abbiamo terminato lo sciopero della fame per vari motivi, non cerchiamo la
pietà o la compassione di nessuno, il trattamento degno e umano lo andiamo
ad affermare con la testa alta e con l'appoggio con la gente che
solidarizzi con noi e sa comè la realtà nonostante tentino di manipolarla.
Il carcere per i poveri, e a noi poveri non ci manca l'animo e la ragione
per continuare lottando, siamo indifesi ma determinati.
A seguito dello sciopero dell'aria la signor giudice Carmen Nvajas Rojas
del tribunale di vigilanza penitenziaria n°5 di Granada - in data 1/11/97 -
ci invia un provvedimento: una minaccia dove oltre a criminalizzare le
nostre legittime rivendicazioni, afferma che il non uscire all'ora d'aria
sarà sanzionato come mancanza molto grave pertinente all'art. 18.
A:
partecipazione a progetti, ammutinamenti e gravi disordini regimentali.
Abbiamo ricevuto in data 26/11/97 le sanzioni: 110 giorni di isolamento per
mancanza molto grave. Il giorno dopo ci hanno notificato altri 10 giorni
per altri capi d'accusa per gli stessi motivi, cioè: rifiutarsi di uscire
all'aria disobbedendo agli ordini.
Queste sanzioni sono di dubbia legalità ed incostituzionali, uscire
all'aria non è un obbligo. A nessuno piace arrivare a questi estremi che
sicuramente ci danneggiano, dato che restare 24 ore in cella uscendo solo
nei momenti in cui ti perquisiscono, crea notevoli problemi di ordine
fisico e psicologico; questo rimane uno dei pochi metodi a nostra
disposizione per difenderci dai loro abusi. All'inizio dello sciopero
dell'aria ci siamo rifiutati di uscire dalla cella durante le
perquisizioni: sono venuti a cacciarci con scudi, gibbotti antiproiettile,
manganelli e sbarre di ferro; tre compagni sono stati bastonati e ci hanno
minacciato dicendo che avevano carta bianca. Protestando contro questo
pestaggio, una notte abbiamo fatto rumore e inondato le celle; la mattina
seguente 50 di loro ci hanno dinuovo cacciato dalle celle senza pestaggio;
però per vari giorni ci hanno perquisito denudandoci integralmente. Altre
rappresaglie sono state: blocco delle comunicazioni telefoniche coi
familiari, perquisizione selvaggia dei nostri attrezzi, privazioni di radio
e TV, blocco della corrispondenza.
Bisogna ricordare che questo sciopero è durato quasi 3 mesi e che solo
quasi alla fine di questi si è presentato il Giudice di Sorveglianza a
vedere che cosa succedeva nel suo "piccolo hotel". Con lo sciopero abbiamo
ottenuto che non ci tagliano più a metà le penne per scrivere, e che non
manipolano più il cibo (yogurt ecc)come prima.
Stiamo pagando sulla nostra pelle le continue pressioni , i ricati morali,
le torture fisiche e psicologiche, poichè abbiamo un'attitudine
rivendicativa dei nostri diritti fondamentali e non siamo nè scemi nè
sottomessi di fronte all'assudo abuso di potere quotidiano che il carcere
riserva.
Molto spesso ti dicono in faccia che se smeti di denunciare, di
rivendicare, di lamentarti, può essere che ti facciano uscire di qua.
Questo per qualcuno cosciente di ciò che si vive in prigione,è un ricatto
morale, qualcosa che degrada i principi di convivenza sociale dignitosa e
solidale; che ti fa rifiutare una ipotetica integrazione. Chi c'è da
reintegrare e reinserire? E a questo prezzò? No, questo non è possibile.
Chi scrive è un anarchico, dunque sono molto distante dal confidar nelle
leggi e rivendico la mia illegalità, ponendomi in un processo di
responsabilità individuale e collettiva di fronte alle problematiche
individuali e sociali, mi sento coinvolto in prima persona perchè possa
contribuire direttamente e concretamente all' emancipazione dell' essere
umano. Lucidamente, è una lota che da sempre si è scontrata con gli
interessi della classe dominante, oggi l'esclusione sociale nelle carceri
-come anche nella strada- è trattata come una massa amorfa da assistere e
reprimere quando manifesta in maniera chiara il desiderio e la volontà di
emancipazione. Molte volte si anticipa la criminalizzazione dei supposti e
ipotetici sovversivi per mezzo della pressione psicologica, medica,
sopprimendo quegli spazi minimi di interazione sociale per generare
esasperazione e diffidenza verso il tessuto sociale, frammentandolo ogni
giorno di più nel progetto repressivo-preventivo della macchina
statale-totalitaria. In questa bell'europa che ci vogliono offrire, le
barbarie, la xenofobia, il fascismo mediatico-tecnologico, saranno la pura
e cruda realtà. Che futuro ci prepara questa minoranza di boia che pretende
di dirigerci ammantandosi di democrazia? Sarebbe meglio dormire un
rilassante sonno? Dunque è questa la pura e cruda realtà che dobbiamo
affrontare.
Givanni Barcia, 25/11/97 (detenuto nel Dip. F.I.E.S. di Cajèn II)
P.S. Attualmente siamo in 8 a continuare lo sciopero dell'aria: Fernando
Ramos, Luìs Mingorance, Manuel Maya Pèrez, Claudio Lavazza, David Amador,
Halifa Farid Belaid, Giovanni Barcia e Moreno Lindez.
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