Da diversi giorni i detenuti di Rebibbia e di altre carceri italiane sono in sciopero della fame per protestare contro le intollerabili condizioni del sistema penitenziario del nostro paese. Hanno ragione!!
50.000 detenuti vivono in posti che, a mala pena, garantirebbero un'esistenza decente a 30.000. persone. Sono state tagliate le spese relative alle condizioni igieniche e alle lavorazioni dei detenuti. Ma, soprattutto, non si fa nulla per porre fine ad ingiuste ed inutili reclusioni mentre in carcere si muore di sovraffollamento.E' ora di dire basta!
E’ tempo di approvare le riforme che, da troppi anni, il popolo delle carceri attende invano, pagando per una classe politica indifferente e attenta solo alle ragioni dei potenti. C'è bisogno di riforme serie, capaci di incidere sul sistema delle libertà e delle garanzie.
Il Codice Penale del nostro paese prevede pene fra le più alte in Europa, e la Legge Gozzini viene disattesa perché la Magistratura di Sorveglianza non intende applicarla largamente, schiava com'è di filosofie emergenziali e premiali, oltre che di una visione punitiva e vendicativa della pena. A questo si aggiunge l'ipocrisia del sistema politico che, con la scusa di Tangentopoli, ha bloccato ogni provvedimento di indulto o di amnistia per la popolazione detenuta, Ma, in carcere, gli inquisiti per fatti di corruzione si contano sulle dita di una mano!! Mentre le migliaia di detenuti «anonimi», senza diritti e senza voce, attendono invano la depenalizzazione dei reati minori; per non parlare della tragedia degli ammalati di AIDS, costretti a morire fra le sbarre a causa di leggi assurde e della criminale indifferenza della magistratura. Occorre una svolta nel sistema penitenziario italiano!
E questa svolta occorre subito!
E' necessaria una svolta di filosofia penale, anti-emergenziale ed anti-punitiva. Ma soprattutto di una svolta che determini riforme concrete e decisioni pratiche ed immediate, perché è attraverso i continui rinvii che si è giunti a questa situazione intollerabile, permettendo che nel sistema penitenziario sia sempre l'arroganza, la prevaricazione e l'emergenza a prevalere sulla giustizia.Per questo hanno ragione i detenuti quando chiedono:
- un condono generalizzato di almeno tre anni per riportare la popolazione carceraria in condizioni di normalità;
- l'applicazione immediata e migliorata della legge Simeoni;
- la depenalizzazione dei reati minori;
- la liberazione immediata per i detenuti afflitti da malattie incompatibili con la detenzione in carcere;
- l'abolizione dell'art. 4 bis che esclude migliaia di detenuti dalle misure alternative.
E' chiaro che tutto ciò deve accompagnarsi ad una più generale battaglia contro la barbarie e l'emergenzialismo diffuso, che conduca, innanzitutto all'abolizione dell'ergastolo come dell'articolo «41 bis» e alla depenalizzazione dei reati legati al consumo di droghe.
Perché è criminale trattare ogni problema come una questione di ordine pubblico; perché fin quando non si affronterà la depenalizzazione del consumo, le carceri si riempiranno di persone condannate per l'uso di droghe, mentre le grandi organizzazioni criminali prospereranno liberamente sulla gestione del narcotraffico.E' necessaria una grande battaglia contro l'emergenza e contro tutte le filosofie punitive e premiali!
Le inchieste di Tangentopoli hanno solo aumentato il potere dei Magistrati, impedendo ogni seria critica alle condizioni della giustizia in Italia. Questo è evidente nella vicenda Calabresi come in quella della detenzione politica. Le leggi speciali varate negli anni '70 per contrastare il conflitto sociale, hanno finito per stravolgere il Diritto e l'amministrazione della giustizia. E' quell'emergenza adessere alla base della sentenza Calabresi, ed è quell'emergenza che deve essere eliminata alla radice attraverso un'amnistia per i detenuti politici.E' necessario quindi riprendere in mano il tema delle libertà, costruendo un'altra idea di giustizia, adatta a questo tempo e a questo mondo, una giustizia che ponga al centro i diritti degli esclusi, delle migliaia di detenuti, spesso immigrati, privi di ogni appoggio od udienza nella stampa e fra la classe politica.
Per sostenere la lotta dei detenuti, affinché si estenda nelle diverse realtà Italiane, per appoggiare le loro giuste richieste, la Roma solidale e antirazzista, la Roma degli esclusi sarà:VENERDI 31 OTTOBRE, alle ore 10 sotto le mura del carcere di Rebibbia per una grande manifestazione di sostegno e solidarietà che dia voce al popolo dei senza diritti e alla battaglia per una civiltà senza galere, in cui la dignità degli uomini e delle donne sia il valore più importante.
Facciamo appello a quanti hanno a cuore le sorti di questa lotta a stringersi al fianco di chi sta lottando per i diritti di tutti. I detenuti di Rebibbia ci stanno insegnando che tutti insieme si può cambiare il corso delle cose. E' tempo di imparare.
"Sprigionare": rete dei centri sociali per una società senza galere; Rete Antirazzista