16 anni di galera gia' scontati per appartenenza all'organizzazione Brigate
Rosse e le preoccupanti condizioni di salute non sono state ritenute
sufficienti ad impedire il ritorno in carcere di Salvatore Ricciardi. Noi
crediamo che la sua scelta di reimmergersi nella dinamica sociale abbia
determinato questo provvedimento che va a configurarsi come una vendetta e
un monito.Vendetta contro chi si ostina a sognare e a lottare. Monito verso
chi chiede con forza la fine della legislazione d'emergenza che ha fatto
scempio del concetto di giustizia.Segnali da un potere arrogante costretto
ad ammettere che non puo' e non vuole perseguire atti criminali che hanno
favorito la sua preservazione(da Piazza Fontana all'immensa ragnatela
della corruzione) ma che non perde occasione per colpire "legalmente"
chiunque e in qualunque forma contesta l'ordine sociale.
Noi crediamo che non esista ragione alcuna che possa giustificare questo
provvedimento se non una logica efferata di repressione e di vendetta.
Aggiungi la tua firma e la tua voce per mettere fine alla legislazione
d'emergenza ed alla prigionia politica.
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UNA SENTENZA CHE VA RESPINTA
RICCIARDI SALVATORE, arrestato nel maggio 1980, condannato all'ergastolo
per appartenenza alle Brigate Rosse.
Nel maggio 1995 ottiene la possibilità di lavorare all'esterno (Art.21).
Nel marzo del 1996 gli viene concessa la "sospensione della pena per motivi
di salute" perchè deve sottoporsi ad un intervento chirurgico al cuore per
la sostituzione della valvola aortica. La possibilità di operarsi al cuore
gli era stata negata per ben sei anni dal Tribunale di Sorveglianza di
Roma, questo ritardo aveva assai peggiorato le sue condizioni cardiache.
Difatti, appena ottenuta la "sospensione" il Ricciardi veniva ricoverato
d'urgenza presso l'Istituto di Cardiochirurgia dell'Universita
(Policlinico) -aprile 1996- e sottoposto ad un difficile intervento per
sostituire la valvola cardiaca-aortica con una protesi meccanica -maggio
1996-.
Il Tribunale di Sorveglianza di Roma nell'udienza del 28 novembre scorso ha
respinto la proroga della "sospensione della pena per motivi di salute" nei
confronti di Salvatore Ricciardi ed ha deciso il suo rientro in carcere.
Una sentenza che contraddice letteralmente e totalmente la perizia dei
medici dell'Istituto di Medicina Legale, nominati dallo stesso Tribunale i
quali, dopo aver sottoposto il Ricciardi a tutte le analisi cliniche
necessarie, hanno dichiarato -nella perizia del giugno scorso reiterata in
modo identico il 14 novembre- che le condizioni post operatorie del
Ricciardi -sottoposto a sostituzione della valvola aortica con protesi
meccanica- non risultano ancora stabilizzate e che lo stesso ha bisogno di
controlli clinici con frequenza quindicinale presso il CENTRO TROMBOSI per
l'instabilità della coagulazione del sangue: il pericolo è quello di
emissione di "trombi" e quindi di paralisi o decesso se non vengono
rispettati condizioni di vita aliene da stress ed affaticamento. Dunque
condizioni cliniche che non possono consentire assolutamente il rientro in
carcere del Ricciardi; eppure la sentenza, dimostrando disprezzo per la
professionalità dei medici, per le istituzioni sanitarie e per la vita di
una persona, oltrechè disattenzione preoccupante per lo spirito e la
lettera del legge, con un atto di imperio, senza alcuna spiegazione logica,
impone il rientro in carcere del Ricciardi.
Una sentenza quindi che consiglia di andare alla ricerca dei veri motivi
che l'hanno ispirata: forse un ennesimo tentativo di intimidazione teso a
tacitare quelle voci che vogliono pervicacemente riproporre un dibattito
sugli anni '70 rompendo il plumbeo silenzio imposto dai "poteri forti" di
questa società. Riproponendo il recupero della memoria degli anni '70 e la
liberazione dei e delle prigioniere politiche di quel conflitto, snodo
politico e culturale importante per decidere quale futuro la gente di
questo paese si troverà di fronte nel momento che dovrà lottare per i
propri interessi
Una sentenza che deve essere respinta e ribaltata:
-perchè intorno al problema carcere è in atto, in questo paese, uno scontro
di grande valore culturale e politico: se il carcere deve diventare un
luogo aperto, trasparente e in piena comunicazione con le altre parti della
società, oppure terreno di riproduzione e sviluppo delle organizzazioni
mafiose e criminali, luogo di differenziazione e individualismo esasperato
e quindi di clientelismo e corruzione istituzionale. La lotta dei detenuti,
quelli di Rebibbia da oltre un mese, testimonia e indica con chiarezza
questa alternativa: questa radio, con poche altre, ha scelto di stare, su
questo argomento come su altri, dalla parte della libertà dando voce ai
senza voce. Non è certo dietrologia pensare che l'intimidazione che ha
colpito un nostro redattore voglia far tacere una voce libera in questa
battaglia;
Dunque una sentenza dal significato di oscura intimidazione, un monito che
vuole imporre col terrore un silenzio omertoso sui temi passati e presenti
più scottanti.
Questa sentenza deve trovare un'opposizione chiara e forte da parte di
tutti/e quelli /e che ancora credono di poter lottare per una
trasformazione sociale.
RADIO ONDA ROSSA