Lettera dal medioevo
Miracolo, i quotidiani italiani si sono accorti che di carcere si muore.
Il p.m. Ionta ha aperto un'inchiesta per "capire" come è potuto
succedere che un tossicodipendente malato e con gravi crisi depressive a cui
è morta la mamma pochi giorni prima del suo disperato gesto si sia tolto
la vita nel centro clinico nel castello dei cavalieri della tavola rotonda.
Be' basterebbe che il sig. Ionta si facesse una passeggiata qui in mezzo a noi,
e le risposte sarebbero immediate e leggibili nello sguardo di ognuno di noi!
Però nell'articolo non si parla dei tre tentati suicidi di questa settimana, non prende in considerazione che un detenuto si è tagliato per ben due giorni di seguito i testicoli, delle pulci e della scabbia, delle celle sovraffollate che con il caldo di questi giorni stanno diventando fornetti crematori alla luce del sole.
Non parlano della solitudine dei molti stranieri che sono ancora più soli, che non parlano neanche un po' di italiano e piangono tutto il giorno. Di queste maledette 23 ore rinchiusi come ratti da esperimento, in una sezione chiamata di "passaggio" dove i prigionieri dovrebbero restarci non più di 5 o 6 giorni ed invece ci restano per mesi.
Hasta la victoria
Lo Scrivano Folle