BALENO: COSA GLI AVEVANO FATTO I GIORNALISTI?
E' ora di fare un po' di chiarezza (e non la chiameremo né informazione né
controinformazione) sui rapporti con la stampa e con i giornalisti. E
cominciamo a farlo parlando proprio dell'episodio che sembra abbia suscitato
più inquietudini negli addetti al settore, cioè l'aggressione ai giornalisti
avvenuta durante i funerali di Baleno. Nello specifico parleremo proprio
della 'vittima' maggiore dell'aggressione, cioè il giornalista Daniele Genco.
Al di là delle (per i giornalisti incomprensibili) motivazioni che ci
portano ad evitare di veicolare la nostra espressione, collettiva ed
individuale, tramite organi che funzionano esclusivamente perché sono delle
società per affari, quindi di lucro, in questo particolare e grave periodo
sono detonati altri meccanismi, per comprendere i quali è necessario fare un
passo indietro, perché, si sa, la memoria è nemica della notizia quotidiana
che si nutre di boatos, di emozioni che devono attrarre l'acquirente
piuttosto che di stimoli ad approfondire e analizzare gli avvenimenti.
Daniele Genco nel 1993 lavorava per un giornale locale, "la Sentinella del
Canavese". Dall'aprile del '91, nella stessa zona, era stata occupata la
piscina di Caluso, progetto multimiliardario mai compiuto (mancava l'acqua).
Tra gli occupanti c'è anche Baleno, assieme a molti altri che per la prima
volta in valle trovano l'occasione di esprimersi e confrontarsi liberamente
in un posto liberato. La stampa locale inizia subito a parlare della Piscina
Occupata come del solito ritrovo di drogati fracassoni malvisti dalla
popolazione. Nessun contatto dei giornalisti con gli occupanti, ma il
copione da seguire è quello: se c'è un vicino che protesta, è sintomo del
fastidio che prova la collettività per l'occupazione, se centinaia di
giovani si ritrovano là a svolgere le attività più disparate, sono come
minimo strana gente, pericolosa. E' un copione che conosciamo a memoria.
Qualche giorno prima dello sgombero annunciato da tempo, una quarantina di
persone occupa simbolicamente il Comune di Caluso Tra loro c'è Baleno. Tutti
denunciati.
Nel gennaio '92 la piscina viene sgomberata violentemente dai Carabinieri
giunti in forze.
Tra il gennaio e l'aprile del '93 vengono tentate altre due occupazioni in
cascinali abbandonati e isolati, ma proprio perché tali, sindaco e
Carabinieri intervengono violentemente dopo poche ore scacciando gli
occupanti. I giornali titolano "guerriglia urbana tra militari ed autonomi".
Il processo per l'occupazione della Piscina si conclude con una dura
condanna: 7 mesi a tutti, condanna inedita che non ha riscontri nella
provincia torinese dove negli ultimi 10 anni ci sono state almeno 40
occupazioni, riuscite solo in piccola parte.
Pochi giorni dopo per protesta alcuni, tra cui c'è Baleno, si incatenano
nella piazza centrale del paese durante una manifestazione pubblica
presieduta dal Sindaco. Essendo la cosa pacifica e con molti testimoni, non
possono allontanarli con la forza come sempre. La foto di Baleno incatenato
ha fatto il giro anche in questi ultime settimane. Sindaco e maresciallo non
glie la perdoneranno mai. La "Sentinella del Canavese" riporta solo le
dichiarazioni delle autorità, mistificando il gesto.
Seguono alcune assemblee pubbliche e dibattiti, molto partecipati, alle
quali non assisteranno mai, come al solito, né politici né giornalisti (che
però ne riporteranno lo svolgimento il giorno dopo sui loro giornali,
negandone sempre la più che discreta partecipazione popolare) ma solo la
Digos e CC che identificano chiunque partecipi.
I ragazzi che avevano partecipato all'occupazione e alle attività della
Piscina (che nel frattempo rimane chiusa e viene istituito un servizio di
vigilanza privata che farà spendere quasi un miliardo all'anno per due-tre
anni) hanno cominciato a capire per quale motivo siano stati considerati
pregiudizialmente così pericolosi: non si sono mai fatti rappresentare da
nessuno, hanno pensato, ingenui, che potessero utilizzare un luogo pubblico
abbandonato e in rovina per provare a fare per conto loro.
Ormai sono un problema da cronaca nera. Si parla di loro e polizia, sempre.
Nel giugno '93 Baleno viene arrestato. E' andato a farsi medicare in
ospedale una lieve ferita avvenutagli mentre fabbricava un petardo nella sua
officina di bici. I Carabinieri non credono alla loro fortuna: mentre è in
ospedale gli perquisiscono l'officina, trovano 46 grammi di polvere nera
tratti da alcuni 'raudi' e vanno ad arrestarlo.
La stampa locale, tra i quali si distingue Genco, parla di un pericoloso
terrorista che si preparava a compiere degli attentati contro la gente
inerme, e glie ne attribuisce diversi di alcuni già accaduti. Parla di lui,
della sua famiglia, dipingendolo come un personaggio strano, che non lavora,
non si sa bene cosa faccia, quali giri frequenti, forse gente pericolosa di
Torino… I commenti personali su di lui non si contano, anche se Genco non ha
mai incontrato Baleno, non gli ha mai parlato. In compenso ha cercato di
estorcere ai genitori e parenti qualche pettegolezzo maligno su di lui,
trovando solo prima la normale cronaca di un figlio indipendente fatta da
due genitori normali e comprensivi, poi l'indignazione degli stessi per i
suoi scritti.
Nel dicembre '93 è ancora in carcere. Prove contro di lui, non ce ne sono; è
accusato di detenzione e fabbricazione di esplosivi. Del processo nulla si
sa. In sua solidarietà il 22 c'è una manifestazione a Ivrea, dov'è
rinchiuso. Parte tranquilla, tra i petardi e le bandiere.
Incredibilmente a metà corteo il questore cambia idea sulle modalità (non
aveva mai svolto un incarico del genere) e intima ai manifestanti di posare
le bandiere e di non gettare più petardi; la gente indispettita lo irride e
non obbedisce, lui ordina la carica e le forze dell'ordine, dopo essere
riuscite a rompere il naso ad una ragazza isolata, hanno la peggio e 8 di
loro verranno medicati in ospedale, uno rimane a terra.
Il corteo riprenderà e terminerò senza altri incidenti.
Alle cariche assistono anche i giornalisti che fotografano tutto e scrivono
che gli anarchici hanno cercato di forzare il blocco e parleranno (Genco in
testa: "tra i 21 denunciati nessun eporediese") di provocatori venuti da fuori.
Tornammo a Ivrea dopo neanche 15 giorni e rifacemmo il corteo scortati dalla
Digos e dalla Celere torinese; nessuno scrisse mai delle responsabilità di
Celia.
In compenso il buon Genco si offre subito di identificare e testimoniare
contro i manifestanti; le foto degli scontri sono gentilmente offerte dai
giornali alla polizia (offerte ripetiamo, e per questo persino il magistrato
si troverà in imbarazzo durante il processo quando scoprirà che non le ha
fatte la Digos, redigendo così un falso verbale).
Baleno si farà più d'un anno di carcere: detenzione abusiva di materiale
esplodente. Il perito dell'accusa ritiene che la quantità di polvere nera
trovatagli è sufficiente per un grosso petardo, null'altro, ma tant'é.
Genco è testimone d'accusa contro 12 di noi nel processo per questi scontri
(che non rimpiangiamo ma che non abbiamo cercato) che si terrà il 20 aprile
1998 ad Ivrea.
Genco si è presentato ai funerali di un uomo che ha infangato per mesi,
davanti ai suoi genitori che aveva offeso e umiliato, davanti a decine di
amici e compagni di Baleno che avevano condiviso la stessa gogna
giornalistica, e che hanno continuato la propria vita senza avere mai avuto
migliore trattamento da lui e da altri giornalisti, forse perché non
appartenevano ad un grosso e famoso centro sociale metropolitano.
Noi che abbiamo avuto la costanza e la voglia di continuare le nostre
attività dopo 10 anni, abbiamo visto come può cambiare l'atteggiamento della
stampa quando diventi un buon soggetto su cui scrivere, e questo meccanismo
continuiamo a viverlo e rifiutarlo con ripugnanza anche ora che magari se e
quando chiamiamo i cronisti ora sarebbero pronti a correre.
E adesso diteci, giornalisti che, nonostante gli inviti della famiglia a non
venire, nonostante le minacce (sì, quelle erano minacce) nostre sono venuti
quel giorno, se non foste stati cacciati, quali importanti e utili elementi
di comprensione sulla sua storia, sulle nostre storie avreste aggiunto nei
vostri pezzi del giorno dopo?
Quanto vi avrebbe reso in reddito scrivere quanti eravamo, se piangevamo o
cantavamo, se avevamo i capelli rossi o blu, se avevamo le bandiere, cosa
avreste chiesto ai genitori,
"signora, ci può dire come si sente?"
Vi pagano così tanto?
Oppure vi interessiamo così tanto di colpo?
Non ci sembra proprio.
All'indomani della grande manifestazione, rimaniamo preoccupati che due
nostri amici e compagni restino dentro, e non pensiamo che ve ne occuperete
ancora, a meno che non scorra ancora sangue, che non ci si renda ancora
visibili probabilmente in numero maggiore, sempre di più, perché lo
spettacolo dev'essere sempre più avvincente, puntare sempre più in alto.
Questo è il vostro pane quotidiano.
Noi continueremo a lottare per liberare Sole e Silvano e tutti i carcerati.
Continueremo a lottare per abbattere il carcere, tutto il carcere delle
nostre e vostre vite quotidiane che porta voi a svolgere un ruolo simile per
soldi e noi in carcere o all'obitorio per realizzare sogni e desideri, non
per sopravvivere a qualsiasi costo..
Signori della stampa, dove comincia la violenza?
Centro documentazione di El Paso occupato - Torino
Ps: entro breve forniremo in rete ampi stralci degli articoli di Genco. A
differenza della stampa, non pretendiamo che nessuno ci creda sulla parola
quando parliamo di cose simili.
El Paso Occupato
né centro né sociale
Via Passo Buole 47
10127 - Torino - Italy
tel. 0039-11-317.41.07
Tactical Media Crew