Da oltre un mese il carcere e i suoi problemi sono tornati all'attenzione dell'opinione pubblica.
Questo risultato non è dovuto al buon cuore di giornalisti e uomini politici, bensi' al fatto che nei tre carceri di Rebibbia e in almeno altri 10 di altre regioni d'Italia, e' iniziata una piccola ma significativa mobilitazione con il cosiddetto s"ciopero del carrello".
Nessuno deve illudersi che in assenza della lotta il mondo politico riformera' in senso positivo il carcere, cosi' come dimostra la storia degli ultimi 7 anni durantte i quali tutte le riforme sono state in senso restrittivo.
Certamente anche un eventuale abbandono della mobilitazione da parte di Rebibbia N.C., per quanto dannosa possa essere, non potra' impedire agli altri carceri di Roma, del Lazio e delle altre regioni, di proseguire verso quei piccoli obbiettivi che ormai tutti/e conosciamo.
Certo sarebbe un po' troppo incoerente abbandonare una importante protesta che, per quanto sia stata spontanea e disorganizzata, ha comunque avuto dei riflessi positivi, e certamente la coscienza di ciascuno di noi e' abbastanza matura per rifiutare i tanti piccoli ricatti quotidiani e legarsi sempre di piu' agli altri nel proseguimento della mobilitazione.
ricordiamo gli obbiettivi della lotta:
- Condono generalizzato di almeno tre anni;
Rebibbia, 11 novembre 1997
I detenuti in lotta di Rebibbia N.C.
Per essere ancora piu' precisi dobbiamo dire che soltanto l'esistenza di questa piccola lotta, ha spinto uomini politici e mass-media ad interessarsi dei nostri problemi.
Siamo riusciti a far pronunciare a nostro favore persino le persone che dirigono il Ministero di Grazia e Giustizia come Margara e Flick.
Anche giornali e riviste che solitamente trattavano i problemi dei detenuti con un linguaggio forcaiolo, hanno dovuto pian piano modificare il loro atteggiamento riconoscendo il carattere civile dei nostri obbiettivi.
Anche il mondo della chiesa e le sue riviste (come Famiglia Cristiana) ci hanno espresso il loro completo sostegno.
Fuorin dal carcere, molti Centri Sociali giovanili, alcuni parlamentari e uomini di cultura ed associazioni del volontariato, si sono adoperate organizzando conferenze stampa, sit-in, e persino concerti.
Lo stesso continueranno a fare nei prossimi giorni.
Il problema che si pone per noi e' allora molto semplice: in quali forme continuare la nostra lotta VISTO CHE SE MOLLIAMO ADESSO NESSUNO PRENDERA' IN CONSIFDERAZIONE I PROBLEMI DEL CARCERE PRIMA DELLA FINE DI QUESTA LEGISLATURA (ossia prima della fine del 2000???!!!)
Per mantenere un livello discreto di mobilitazione almeno fino a dicembre, noi avevamo proposto uno sciopero dei lavoranti di 2 giorni per ogni settimana,accompagnato dalle altre forme di protesta come le battiture, la revoca degli avvocati ecc..
Alcuni detenuti lavoranti, nostri amici, che affermavano di parlare anche a nome degli altri, sabato 8, durante una riunione, hanno insistito per uno sciopero ad oltranza.
La "mediazione " che si e' trovata e' stata quella di proporre una settimana di sciopero dal 17 al 22 novembre per poi fare il punto della situazione, verificare la rispondenza delle altre carceri e del mondo esterno e rilanciare con l'eventuale proposta di una scadenza comune a tutte le carceri d'Italia da tenersi entro dicembre.
A quanto ci dicono i nostri amici, in alcuni bracci vi e' notevole senso di paura che fa rifiutare l'idea di partire con una setimana di mobilitazione.
A cio' si aggiunge il lavoro antisciopero che sta svolgendo qualche nostro ex amico.
Noi siamo consapevoli che in quanto detenuti siamo tutti sottoposti a mille piccoli ricatti quotidiani, ma ripetiamo che SOLTANTO LA MOBILITAZIONE DI REBIBBIA E DELLE ALTRE CARCERI PUO' PERMETTERE DI CONQUISTARE QUELLE IMPORTANTI RIFORME DI CUI PARLIAMO DA TANTI ANNI.
ANZI, SOLTANTO SE RAGGIUNGIAMO ALCUNI DI QUESTI IMPORTANTI OBBIETTIVI, AVREMO LA FORZA PER ULTERIORI E IMPORTANTI BATTAGLIE COME QUELLA PER LA RIFORMA GENERAALE DEL CODICE PENALE.
- L'applicazione migliorata ed immediata della legge Simeoni;
- La depenalizzazione dei reati minori;
- La liberazione immediata dei detenuti afflitti da malattie incompatibili con la detenzione in carcere;
- L'abolizione dell'art. 4 bis che esclude migliaia di detenuti/e dalle misure alternative;
- Espulsione a meta' pena dei detenuti stranieri (che vengono espulsi ugualmente una volta scontata per intero la condanna.