Eseguita la sentenza del dicembre 2002 a favore di 466 ammalati
In modo inaspettato, un folto gruppo di bananeros ammalati a causa del pesticida
Nemagón e il buffet giuridico "Ojeda, Gutierrez, Espinoza y Asociados"
(OGESA), hanno invaso una delle tante stazioni di servizio della Shell di Managua
ed hanno coperto con uno striscione l'enorme logo che sovrasta l'intero stabilimento.
Giorgio Trucchi
15 gennaio 2006
tratto da PeaceLink
La scritta non lasciava alcun dubbio sul significato dell'azione "Marchio posto sotto sequestro dallo studio legale OGESA a favore di 4.200 bananeros ammalati per il Nemagón".
L'11 dicembre del 2002, la giudice della Terza Sala Civile del Distretto di
Managua, Vida Benavente, aveva beneficiato 466 ex lavoratori e lavoratrici ammalate
per il Nemagón, condannando le compagnie "DOW CHEMICAL conosciuta
anche come DOW AGRO SCIENCES, SHELL OIL COMPANY, STANDARD FRUIT AND VEGETABLES
CO INC. y DOLE FOOD CORPORATION INC., a pagare per danni specifici e compensazione
per danni morali, una somma totale reale di 489.400.000 dollari o il suo equivalente
in cordobas" (tratto e tradotto dalla Sentenza del 11 dicembre 2002).
L'anno successivo, la stessa giudice Benavente, aveva emesso un'altra sentenza
in cui beneficiava un altro gruppo di bananeros con circa 64 milioni di dollari
come indennizzo per i danni subiti.
La prima sentenza era poi stata inviata negli Stati Uniti per la sua esecuzione,
ma dopo un lungo processo, la giudice Nora Manella della Corte Federale di Los
Angeles - California, aveva rigettato il caso per una serie di "irregolarità
ed errori giuridici", sommati ad accuse di frode a carico degli avvocati
nicaraguensi.
Nella sentenza, la giudice Manella spiegava "la presenza di gravi errori,
come i nomi errati delle compagnie denunciate (Shell Oil Company invece di Shell
Chemical Company e Dole Food Corporation invece di Dole Food Company), la violazione
di procedimenti giuridici di leggi statunitensi e vuoti legali nella sentenza
nicaraguense".
A causa di questa sentenza, la maggior parte delle altre denunce presentate
in Nicaragua da parte del buffet OGESA contro le imprese, erano rimaste bloccate
e non erano mai arrivate a sentenza.
La strategia di questo studio legale si era quindi spostata verso altri paesi
dove le imprese, soprattutto la Dole e la Shell, avevano proprietà (Colombia,
Bolivia, Venezuela e Ecuador), con l'obiettivo di rendere esecutiva la sentenza
del dicembre 2002 in questi paesi e far mettere sotto sequestro i beni delle
multinazionali fino al pagamento degli indennizzi previsti dalla sentenza.
Nonostante le informazioni confuse ed a volte contraddittorie, sembra che fino
ad oggi tali azioni non abbiano ancora raggiunto una sentenza definitiva e che
siano già state respinte in alcuni di questi paesi per mancanza di giurisdizione.
Il 18 maggio del 2004 la stessa sentenza del 2002 era stata nuovamente rifiutata
dalla Corte del Distretto Centrale della California, che aveva accolto il ricorso
della Shell in quanto "nell'esecuzione della sentenza la Corte nicaraguense
non aveva giurisdizione negli Stati Uniti".
Ora la nuova azione del gruppo OGESA, che afferma rappresentare circa 4.200
ex lavoratori e lavoratrici delle bananeras, ha colto di sorpresa la multinazionale
Shell.
Un centinaio di ex bananeros si sono presentati, insieme agli avvocati, alla
stazione di servizio della Shell situata sulla Carretera a Masaya ed il giudice
Felipe Jaime ha messo sotto sequestro il marchio della compagnia multinazionale.
Secondo quanto affermato dal giudice a El Nuevo Diario, il sequestro riguarda
solo la marca e non la struttura e l'attività commerciale.
"I proprietari potranno continuare a lavorare, ma i pagamenti per la concessione
verranno bloccati e trattenuti fino a che la giudice titolare della sentenza
decida che cosa fare. Il sequestro avverrà su tutte le marche Shell registrate
in Nicaragua ed è già stato notificato al Registro della Proprietà".
La giudice Benavente, in una comunicazione con lo stesso quotidiano, ha dichiarato
che nel mese di dicembre ha dettato l'esecuzione della sentenza contro Shell,
Shell Gran Internacional y Shell International Petroleun, affinché rispondano
per i danni provocati ai denuncianti favoriti dalla sentenza stessa.
Secondo l'avvocato Angel Espinoza, "la Shell potrà continuare a
vendere i suoi prodotti, ma senza che appaia la marca e se la compagnia non
pagasse quanto previsto dalla giudice Benavente, si potrebbe arrivare alla messa
all'asta del marchio, in quanto attualmente - ha continuato Espinoza - resta
in possesso dei bananeros rappresentati da OGESA. Restiamo in possesso della
marca e la Shell dovrà rispondere per il valore totale degli indennizzi,
dato che la legge prevede che l'obbligazione è solidale e può
essere fatta pagare a una qualsiasi delle multinazionali condannate".
Attualmente, la Dow Chemical, Dole e Standard Fruit non hanno attività
commerciali in Nicaragua e quindi non è stato possibile notificare la
decisione della giudice Benavente.
Nei prossimi giorni, un perito dovrà effettuare la valutazione del valore
delle marche Shell registrate nel paese.
Il buffet OGESA, inoltre, chiederà l'esecuzione di un'altra sentenza,
del luglio 2005, in cui le multinazionali sono state condannate a pagare 36
milioni di dollari a favore di 75 ammalati.
Le prime reazioni della Shell non si sono fatte attendere e Mauricio Aranda,
Gerente di Shell Nicaragua S.A., ha firmato un comunicato in cui si dice che
"le azioni eseguite oggi dalle autorità giudiziarie non sono applicabili
a Shell Nicaragua S.A., in quanto essa è un'impresa costituita in base
alle leggi della Repubblica del Nicaragua e possiede personalità giuridica
propria e non è relazionata con i processi indicati precedentemente e
portati avanti contro altre entità. Tutte le stazioni di servizio della
nostra rete stanno funzionando nella piena normalità, dato che nessun
diritto di Shell Nicaragua S.A è stato colpito dalle azioni giudiziarie
attuate".
E' probabile che nei prossimi giorni la Shell muova i primi passi per affrontare
il caso.
E' inoltre importante ricordare che il gruppo di ex lavoratori e lavoratrici
legati ancora allo studio legale OGESA, non ha nulla a che fare con le migliaia
di persone riunite nella ASOTRAEXDAN ed altri associazioni, che hanno marciato
per ben 4 volte da Chinandega a Managua chiedendo il rispetto dei propri diritti
e che, lo scorso anno, sono rimaste installate per più di 8 mesi nei
pressi della Asamblea Nacional, firmando accordi con le istituzioni nicaraguensi.
Uno dei motivi che avevano portato alla rottura delle relazioni tra la ASOTRAEXDAN
e il Gruppo OGESA era stata proprio la sentenza del 2002 che, secondo la sentenza
della giudice nordamericana Nora Maella, era stata poi annullata l'anno successivo
per una serie di errori commessi dagli avvocati stessi.
La divisione all'interno del movimento dei bananeros è uno degli elementi
che hanno maggiormente danneggiato la loro lotta e di cui hanno approfittato
le multinazionali e le stesse istituzioni nicaraguensi per non far fronte alle
proprie responsabilità.
L'atteggiamento di molti avvocati è stato inoltre un altro elemento che
ha approfondito queste rotture e separazioni, indebolendo, in questo modo, il
fronte comune di lotta contro le multinazionali, colpevoli di tutte queste atrocità.
Secondo Victorino Espinales, uno dei dirigenti della Asotraexdan, "quello
che ha fatto questo settore dei bananeros non servirà a nulla ed è
più che altro un'azione dimostrativa per poter arrivare a delle negoziazioni
con le multinazionali. Se è vero che stanno ottenendo grandi successi
in altri paesi con l'esecuzione della sentenza del 2002, perché all'improvviso
ci provano ancora in Nicaragua?
Hanno messo sotto sequestro un marchio che non ha nulla a che fare con la Shell
Nicaragua S.A. e mi sembra un'aberrazione giuridica, perché la proprietà
qui è interamente nicaraguense.
Credo che si sgonfierà tutto nel giro di pochi giorni. Questa sentenza
del 2002 è già morta negli Stati Uniti proprio per colpa degli
avvocati ed ora stanno cercando di farla applicare in altri posti ed ora in
Nicaragua, utilizzando la vigenza della Legge 364 (legge speciale per gli ammalati
a causa di prodotti a base di DBCP)".
Il gruppo della Asotraexdan, dopo gli accordi con le istituzioni nicaraguensi
e stanchi dei continui problemi con gli avvocati nicaraguensi e nordamericani,
hanno deciso di abbandonare la via giudiziaria e cercare una negoziazione diretta
con le multinazionali, con la partecipazione della società civile nicaraguense,
il Centro Nicaraguense de Derechos Humanos (Cenidh), la chiesa e le istituzioni
interessate, come prevede la Legge 364 (Governo e Asamblea Nacional).
Nonostante sia stato impossibile mettersi in contatto con il rappresentante
legale di Shell in Nicaragua, la Lista informativa "Nicaragua y más..."
ha potuto dialogare con il rappresentante legale della Dole, una delle multinazionali
condannate dalla sentenza della giudice Vida Benavente.
Il Dott. Humberto Hurtado ha dichiarato che "l'azione di questo settore
di bananeros è un mezzo disperato, perché si sono resi conto che,
poco tempo fa negli Stati Uniti, l'esecuzione della stessa sentenza contro la
Shell è stata respinta in quanto la Corte nicaraguense non ha giurisdizione
in questo paese.
E' un tentativo in più. Dicono che adesso stanno cercando di far applicare
la sentenza in altri paesi. Non so come gli sta andando, ma i tribunali negli
Stati Uniti sono stati molto chiari e per questo vediamo oggi queste azioni
disperate. Sicuramente nei prossimi giorni la Shell prenderà posizione".