Abbiamo svolto queste azioni contro il ruolo importante svolto dalla Shell a sostegno del regime razzista sudafricano; le imprese multinazionali non conoscono senso di responsabilità e avvicinano questioni morali o politiche esclusivamente con argomenti economici; per questo abbiamo provato a mandare a picco, almeno per un giorno, la vendita della benzina Shell in Olanda.
Mentre la resistenza del popolo nero sudafricano, già da anni chiede sanzioni economiche ed una politica di disinvestimento da parte delle imprese estere come possibilità di dire alt alla repressione governativa, la Shell continua a considerare soltanto il fatturato dell'impresa, affinchè il margine di profitto non ne venga minacciato: la vita delle persone non costituisce argomento per questo genere di imprese. Ed in questo senso la condotta della Shell in SudAfrica è uguale in ogni paese dove essa è presente.
Dappertutto nel mondo (principalmente: Nigeria, Indonesia, Brasile, El Salvador, Olanda) sia che si tratti di estrazione di gas o petrolio, di chimica o biotecnologia, di economia forestale o industria mineraria, le priorità sono le stesse.
Lo sviluppo economico di un paese, il benessere e la salute degli abitanti e dei dipendenti stessi della multinazionale e il rispetto della natura no rivestono, chiaramente, nessuna importanza per la Shell: fatturato e profitto questo e quello che conta, questo è il carattere di una multinazionale. Le nostre azioni sono rivolte contro la Shell, poichè essa costituisce uno dei più importanti pilastri di sostegno estero all'economia dell'apartheid. Con il suo ultimo investimento di un miliardo (600 miliardi di lire italiane) la Shell, insieme alla BP ed alla Mobil entra nel "team" dei grandi investimenti in Sudafrica. Ciò che la differenzia dalle altre due è la varietà dei suoi settori di investimento ed il suo ruolo preminente nella fornitura di petrolio greggio.
Senza dubbio, tra le grosse compagnie petrolifere, la Shell è stata e rimane la più coinvolta nel rifornimento di greggio verso il Sudafrica evitando quindi il boicottaggio OPEC e l'embargo volontario USA . Da recenti dati risulta che tra l'82 e l'86 la Shell ha inviato da Brunei 45 navi cisterne in Sudafrica, per quanto riguarda quegli anni, quindi, una cospicua parte dell'intero fabbisogno Sudafricano. Ricordiamo che le risorse naturali energetiche sudafricane sono del tutto insufficienti alla richiesta interna.
Come già accennato la Shell dimostra una incredibile capacità di investimento in svariati settori: essa è presente in S.A. con raffinerie di petrolio, circa 800 pompe di benzina, fabbriche chimiche (plastica, pesticidi, asfalto e materiali inerenti), grosse miniere di carbone e "minori" di zinco, piombo, stagno e tungsteno, innumerevoli inoltre sono i progetti di economia forestale per la produzione di carta e la vendita di legno. A tutto ciò si aggiunge la produzioni di materie prime utili alla fabbricazione del Napalm, attraverso la quale la Shell prende direttamente parte alle pratiche terroristiche del governo di Botha contro le Townships ed i paesi confinanti
Tendere ad una pressione di tipo economico, più forte possibile sul governo sudafricano risulta per noi logico.
Condividiamo la scelta di altre organizzazioni come "Comitato per il Sudafrica" e "Kairos" (entrambe olandesi) di porre la battaglia contro la Shell al primo posto nella lotta all'apartheid, tanto più che la Shell e' in parte olandese e mantiene una stretta collaborazione col governo olandese: gli ex-ministri Rodvink e Zijlstra, sono commissari della Shell e l'impresa è in questo periodo coinvolta nell' estrazione e nella vendita del gas olandese (Aardgas). Per questo intendiamo un'azione contro la Shell come un'azione contro l'intera politica governativa olandese. Naturalmente la nostra scelta di agire contro la Shell non significa che i grossi investimenti in S.A. di Mobil, B.P., Texaco, Total e Chevron ci offendano di meno e sicuramente non invitiamo, come alternativa, a far benzina da loro.
In Olanda, delle centinaia di distributori Shell, soltanto una quindicina sparsi lungo le autostrade sono di diretta proprietà dell'impresa, per i restanti, la multinazionale si preoccupa di rifornire, a prezzo fisso per litro i carburanti. Ciò nonostante non abbiamo limitto il boicottaggio di questa notte solo ai grossi distributori di proprietà Shell, poichè abbiamo constatato che malgrado ( attraverso un lavoro di informazione in atto da anni) si richieda agli affittuari di portare a termine i contratti con l'impresa, per manifestare apertamente la loro critica alla vergogna dell'apartheid, essi preferiscono nella maggior parte, appoggiare acriticamente, dietro la facciata del rapporto commerciale, il ruolo della Shell nel terrorismo razzista.
Dopo aver chiesto in tutti questi anni in maniera amichevole, pensiamo sia venuto il tempo di esercitare una maggiore pressione; tanta è la posta in gioco per la popolazione nera d'Azania, che la pazienza si può paragonare ad un crimine.
Ma noi, con coscienza, abbiamo scelto i mezzi del boicottaggio. Noi non intendiamo togliere i mezzi di sussitenza ai gestori delle pompe di benzina, ma con metodi più duri di quelli finora usati, metterli di fronte alle proprie responsabilità: Continueremo a promuovere il boicottaggio attivo e la propaganda anti-apartheid fino a quando la Shell continuerà la sua collaborazione con il regime di Pretoria e fino a quando non si creeranno le condizioni per l'Azania libera. Su questo tema invitiamo tutti a contribuire attivamente.