Come risarcimento i legali domandano una somma pari agli utili realizzati con questi sistemi dalla Nike, da utilizzare in modo non meglio specificato. Per punizione vogliono che l'azienda di scarpe e palloni finanzi una campagna pubblicitaria per spiegare come avvengono le sue produzioni: "In modo - spiega Patrick Coughlin, uno degli avvocati d'assalto - che la Nike sia costretta o a dire la verità, o a cambiare le condizioni di lavoro nelle fabbriche asiatiche". La causa di San Francisco si inserisce in una vasta azione internazionale contro la Nike, la quale produce i palloni in Pakistan, le scarpe in Indonesia, Vietnam e Cina, avvantaggiandosi del basso costo della manodopera e chiudendo un occhio sull'organizzazione aziendale. Da tempo si moltiplicano in America gli attacchi contro la società che fino a qualche anno fa sembrava la "cocca" di Wall Street.
Accusandola di sfruttare i bambini, il leader di Rifondazione
Comunista, Fausto Bertinotti, e quello dei Verdi, Luigi
Manconi, hanno chiesto di non farle sponsorizzare gli azzurri.
La Nike, naturalmente, è già corsa ai ripari: sia negli Stati
Uniti, che in Italia.
"Bertinotti e Manconi vengano in Pakistan a visitare i centri
cucitura dove si fabbricano i nostri palloni: potranno
constatare che non solo non ci lavorano bambini, ma che non
abbiamo aspettato le proteste internazionali per muoverci",
dice Pierdonato Vercellone, responsabile commerciale
italiano. Aggiungendo: "Fin dall'inizio della nostra produzione
di palloni in Asia, due anni fa, abbiamo fatto il possibile per
prevenire e contrastare l'impiego di manodopera infantile".
Ai legali di San Francisco la Nike ha risposto di essere
impegnata per fare delle sue fabbriche "il miglior posto di
lavoro del mondo" sul piano della salute, della sicurezza e
degli stipendi. Ma la dichiarazione non convince i militanti
anti-sfruttamento. "La Nike - ribattono gli avvocati
californiani - ha le peggiori condizioni di lavoro che esistono".
E descrivono le sue fabbriche come veri gironi danteschi:
operaie molestate dai capireparto, turni di quattordici ore al
giorno, straordinari non retribuiti, bambini costretti a cucire
palloni e incollare scarpe da ginnastica, l'aria piena di
acetone. E tutto questo per un salario di qualche centinaio di
lire all'ora.