L'industria della vita

 

Nuove tecnologie, combinandosi ed interagendo stanno dando vita ad una nuova forma di produzione bioindustriale che viene definita “industria della vita”. L’allentamento delle restrizioni commerciali a causa dei nuovi accordi, in particolare Gatt, Maastricht, Nafta e Millenium Round, unitamente agli “spettacolari” passi in avanti compiuti dalle biotecnologie hanno spronato la creazione di un nuovo tipo di commercio globale che traffica in prodotti della vita di ogni tipo. Il rafforzamento di questa industria, grazie all’azione delle imprese commerciali mondiali, compete con le acquisizioni e le fusioni dell’altra grande area tecnologica del XXI secolo, quella dei computer, delle comunicazioni telematiche, dello spettacolo e di servizi informativi. La concentrazione di questo nuovo potere è impressionante. Le prime dieci industrie agrochimiche controllano l’81% dei 29 miliardi di dollari del totale mercato agrochimico. Le industrie della vita controllano il 37% dei 15 miliardi di dollari annuali del mercato globale delle sementi. le prime dieci industrie farmaceutiche mondiali controllano il 47 % dei 197 miliardi di dollari del mercato farmaceutico veterinario. Al top della lista della scienza della vita ci sono dieci compagnie alimentari internazionali i cui guadagni hanno superato di gran lunga i 211 miliardi di dollari nel 1995. Alcune delle più grandi società operanti nel campo delle scienze della vita si stanno collocando strategicamente al fine di controllare la maggior parte del mercato bioindustriale globale nel secolo appena cominciato. Tanto per fare un nome: la Novartis, un gigante mondiale risultato della fusione, stimata in 27 miliardi di dollari, due società svizzere, la farmceutica Sandoz e l’agrichimica Ciba-Geigy, è un esempio tipico della tendenza al raggruppamento industriale monopolistico della nuova fase dominata dalla globalizzazione finanziaria e commerciale. La Novartis è l’industria agrochimica più grande del mondo, la seconda di sementi, la terza farmaceutica e la quarta in medicina veterinaria. Naturalmente altre società seguono le orme della Novartis, cercando di accaparrarsi tutto quanto concerne le scienze della vita, in tutto il mondo. Il controllo delle tecnologie genetiche è concentrato nelle mani degli scienziati, molti dei quali godono di significativi pacchetti azionari delle società per cui lavorano, delle multinazionali, delle agenzie governative e dalle istituzioni sovranazionali del mercato globale. Prodotti e servizi vengono immessi sul mercato presentati come aumento di libertà di scelta per milioni di consumatori e piccoli produttori. Nel corso della storia il mutevole, ma insuperato sistema di dominio capitalistico, si è sempre impossessato della tecnica, in virtù della quale ha sempre cercato di controllare il presente e il futuro degli individui. Oggi, se non contrastato, quello stesso sistema è molto vicino all’esercizio del potere nella sua forma più “perfetta e completa”: la facoltà di controllare, al massimo livello possibile, le vite future di generazioni non ancora nate, manipolando in anticipo i loro processi biologici. Nel corso della storia gli individui sono stati segregati e divisi in caste e classi all’interno di una società rigidamente duale. Sono state inventate una miriade di giustificazioni per giustificare le ingiustizie che pochi impongono a molti. Razza, religione, nazionalità, divisione del lavoro sono tutti consumati sistemi di categorizzazione e di schiavizzazione sociale. Ora grazie allo screening e all’ingegneria genetica, per il sistema di potere si apre la prospettiva di una nuova e più radicale forma di segregazione, di un nuovo ed assoluto strumento di controllo sociale, politico, ed economico, quello basato sul genotipo. Molto probabilmente, in meno di 10 anni tutti i 100.000 geni che contengono il patrimonio genetico della nostra specie saranno brevettati, in tal modo ognuno di noi sarà esclusiva proprietà intellettuale di industrie farmaceutiche, multinazionali chimiche, agricole e biotecnologiche. Quindi al capolinea della cosiddetta nuova rivoluzione biotecnologica si intravede un ulteriore evoluzione della forma del dominio. Un’evoluzione che significa prendere in ostaggio l’intero ciclo vitale della biosfera, manipolarlo a piacimento e necessità; programmare le mappe biologiche su cui effettuare le selezioni, costruire materie prime da sfruttare, tracciare nuove discriminazioni. In questo, aiutati dalla sociobiologia, secondo cui gli umani “sono” esclusivamente in virtù del loro corredo genetico.