Vada: il lager non aprirà. (breve) storia di una lotta.
 

GENNAIO 2000: il sindaco di Rosignano marittimo esprime a mezzo stampa la sua contrarietà al centro di detenzione per migranti che avrebbe dovuto essere edificato a Vada (frazione di Rosignano) e annuncia chela struttura manterrà la sua funzione di centro di accoglienza per profughi di guerra fino al mese di giugno. La tardiva presa di posizione del primo cittadino di Rosignano giunge, non inaspettata, al termine (?) di un percorso che ha visto il movimento antagonista toscano battersi per la non apertura del lager per migranti previsto in quel di Vada. Fin dal settembre ’98 denunciammo l’accordo tra enti locali, prefettura di Livorno, Caritas e Arci che stava portando alla costruzione del lager tra ilsilenzio colpevole delle associazioni antirazziste e di volontariato della zona, alcune delle quali si candidavano a cogestire la struttura. In una assemblea preparatoria a Pisa (come più volte detto, la proprietà dell’area denominata “casone di Vallescaia” è dell’opera Cardinal Maffi - il reparto economato della Caritas- con sede a Pisa) il responsabile cittadino della Caritas affermò la sua contrarietà al centro di detenzione per migranti e disse che si sarebbe adoperato per rendere pubblica la propria posizione. Spiace dover constatare che tutto ciò non fu fatto... La manifestazione dell’ ottobre ’98, cui parteciparono centinaia di immigrati, mise la realtà sotto gli occhi di tutti. Il “mostro” di cemento e amianto, inferriate alle finestre e porte che si chiudevano dall’esterno era lì, pronto a segregare immigrati ed immigrate “in attesa di identificazione”. Dopo quella data la mobilitazione proseguì con la convocazione di assemblee cittadine a Vada in cui le associazioni chiamate in causa brillarono per assenza. La mobilitazione a tutti i livelli – furono organizzati anche concerti con gruppi di base a Vada da parte dei Giovani comunisti del luogo – costrinse tutti, troppo in fretta, a riaprire il dibattito e si cominciarono a registrare timide prese di posizione contrarie all’apertura del carcere per immigrati. Questo lungo percorso di mobilitazione servì a qualificare la presenza del movimento antagonista toscano al meeting europeo antirazzista, giunto alla quarta edizione, organizzato dall’Arci nazionale a Cecina nel luglio del ’99. I compagni e le compagne del movimento registrarono l’incongruenza di un meeting che si definiva antirazzista, ma che si svolgeva a pochi km. dal lager senza nemmeno menzionarlo e pretesero risposte chiare sulla destinazione della struttura - che momentaneamente ospitava profughi provenienti dal Kosovo - ai dirigenti Arci e agli assessori alle politiche sociali della zona (Rosignano e Cecina) lì convenuti. Le forze politiche e sociali presero quindi pubblicamente posizione contro il lager – e contro tutti i lager per migranti- e a favore di una reale politica d’accoglienza. L’Arci regionale si affiancò al movimento antagonista toscano nella denuncia e nell’impegno di mobilitazione contro tutti i lager. A tutt’oggi a Vada sono ospitati cinquantadue kosovari in attesa del permesso di soggiorno nella struttura gestita attualmente da Arci e Fondazione Maffi con cospicui finanziamenti pubblici. Bisogna registrare che alcuni di essi sono ospitati nel casone che avrebbe dovuto fungere da carcere e che non ha subito modificazioni architettoniche, per cui non ha molto di accogliente. Ma questo è un altro capitolo della vicenda; quello che ci preme sottolineare è l’importanza e l’unicità di un percorso di lotta che ha portato alla non apertura del lager nella Toscana, terra che rivendica ben altre tradizioni. Ovviamente non riteniamo che la mobilitazione sia cessata: continueremo a lottare con ogni mezzo necessario perchè questa vergogna dei lager finisca.