POLITICO - SOCIALE
SULL'OCCUPAZIONE
E I LAVORI
SOCIALMENTE
NECESSARI
Nel terzo settore , tale processo liberista ha accelerato la trasformazione
che vede le coop. aderire al modello di impresa capitalista gettando alle ortiche ogni residuo di mutualitą' e solidarietą' , degenerando nel mero sfruttamento della manodopera . Oggi, i maggiori consorzi di cooperative e associazioni si candidano a gestire i processi di privatizzazione dei servizi sul libero mercato .
Le poche coop. che per scelta politica si sono strutturate intorno a criteri di autogestione , democrazia diretta e solidarietą', di rispetto dei diritti del lavoratore e che rifiutano il mercato come parametro sul quale rapportarsi , rischiano di esservi risucchiate loro malgrado , mentre le coop. o le associazioni di base di giovani disoccupati non riescono in alcun modo a trovare spazio a causa della politica istituzionale rispetto i pubblici servizi , sempre pił' appiattita sulle logiche di mercato.
Non siamo tra coloro i quali magnificano le sorti del terzo settore come "territorio liberato " dal mercato , ne ci riconosciamo nel rifiuto aprioristico di ogni tipo di intervento su tale terreno.
Il dibattito affrontato da alcuni centri sociali , dalle strutture sindacali autorganizzate del " terzo settore " , da alcune coop. autogestite , nei seminari svolti presso il c. s .i. o. a. Villaggio globale , nei quali sono state trattate sia le problematiche di sfruttamento legate al lavoro nel mondo della cooperazione , sia le possibilita' reali di intervento , hanno evidenziato come quello del no profit sia un terreno di lotta assolutamente da non tralasciare sul quale impostare una battaglia sul reddito e per la riqualificazione e l' allargamento dei servizi pubblici , contrastando l'impostazione liberista e padronale che vede il terzo settore usato in funzione dello smantellamento dei servizi pubblici e per la privatizzazione .
La " bontą' " dello strumento cooperativa , la realizzazione delle potenzialitą' di autogestione del tempo lavorativo , delle risorse e della democrazia interna , sono in stretta connessione con quanto , nella societą' il modello autogestionario e solidale riesce a imporsi , sia dal punto di vista delle lotte sia da quello culturale .
Se non si riesce a imporre l'esistenza di un modello " altro " di cooperazione , se non si riuscirą' a costruire vertenzialita' , movimento , comunicazione , allora saranno le logiche del mercato a prevalere definitivamente determinando la definitiva involuzione della cooperazione nel mero autosfruttamento .
Occorre contrapporre ai lavori socialmente utili usati come palliativo alle carenze dei servizi pubblici , un piano di lavori socialmente necessari , progetti che nascono direttamente dall' associazionismo di base , dalla cooperazione autogestita dai bisogni reali dei quartieri , dal ridisegnare a misura umana la cittą' , i suoi spazi verdi , i suoi servizi sociali , culturali e sportivi , bisogni che sono necessariamente in contraddizione con le esigenze del mercato e con i tagli alle spese sociali.
Si apre quindi uno spazio per una vertenza sulla quale e' possibile ricomporre settori popolari , associazionismo , centri sociali , cooperazione autogestita .
Dieci anni di lotte degli assistenti domiciliari hanno dimostrato che e'possibile anche all' interno del terzo settore determinare dei passaggi in avanti rispetto alla modifica "dello stato delle cose presenti " e di opposizione ai processi capitalistici di sfruttamento e privatizzazione.
Siamo anche consapevoli che le lotte settoriali degli assistenti domiciliari hanno raggiunto con l'imposizione dei contratti a Comune e cooperative il loro limite fisiologico e che solo l'ampliamento delle tematiche ai nuovi lavori possa portare a momenti significativi di scontro su quali lavori , in quali servizi , a quali costi , gestiti da chi .
E' importante che nella sinistra antagonista e mondo dell ' autorganizzazione si comprenda l' importanza di affiancare una battaglia sul lavoro cosi' impostata a quella pił' generale sul salario di cittadinanza e sulla riduzione della giornata lavorativa , pena una compartimentazione delle lotte che non serve a nessuno .
Nonostante le promesse preelettorali , la giunta Rutelli attua una politica occupazionale rivolta solo alla creazione di lavori precari , temporanei , nei quali viene largamente tollerato l' uso del lavoro nero sottopagato . Lavori che prevedono tra l' altro costi difficilmente accessibili a coop. di giovani disoccupati , basti guardare i recenti bandi sui punti verdi e sui centri sportivi .
Proponiamo al mondo dell' autogestione e dell' associazionismo di base , la costruzione di una vertenza cittadina sul lavoro che parta necessariamente sui seguenti punti :
Sentiamo inoltre l'esigenza della creazione di una rete stabile tra tutte le realta' interessate alla vertenza per mettere in comune esperienze , risorse , capacita' e disponibilita' alla costruzione dei progetti intorno ai quali costruire la vertenza.