Tavolo 3 di Madrid, Tema 3.

L'INFORMAZIONE O COME TRASFORMARE LE MENZOGNE IN VERITÀ

Sul tema "Mezzi di comunicazione di massa" non disponiamo di relazioni conclusive. quelli che segueno sono stralci dei dibattiti.

Tavolo 3 di Madrid, Tema 3.

L'INFORMAZIONE O COME TRASFORMARE LE MENZOGNE IN VERITÀ

Si è realizzato un confronto tra esperienze così da imparare da ognuna di esse. Visto che esse si riferiscono a lotte e iniziative relative a mezzi di comunicazione specifici la discussione si è tenuta suddividendoci a seconda del media preso in considerazione: radio, stampa scritta, televisione.

RADIO

Si sono discusse le esperienze realizzate da gruppi di resistenza e alternativi di Italia, Cile, Messico, Svizzera, El Salvador, Germania, Marocco e Spagna.

Attraverso questo confronto di esperienze si sono rilevate le principali difficoltà con cui devono confrontarsi le radio libere per poter funzionare e le possibili soluzioni e alternative politiche per far fronte alla concentrazione dell'informazione come strategia del sistema. I principali aspetti analizzati sono stati:

"La questione economica", che si rivela di fondamentale importanza. Nonostante le radio libere siano molto più economiche di altre forme di comunicazione, anche in questo ambito si pongono problemi di finanziamento. L'aspetto finanziario viene infatti utilizzato dal sistema nei diversi paesi per soffocare queste esperienze di libertà. In questo modo la concentrazione dei media si produce non solo grazie ad una strategia deliberata da parte dei grandi gruppi ma anche per l'incapacità di sostenersi economicamente delle radio alternative. L'accesso alle sovvenzioni pubbliche e alla pubblicità finisce per restringere la libertà dei media. Alcune forme organizzative presentate per sostenersi economicamente sono state le seguenti: realizzazione di attività parallele (laboratori di lavoro), contributi volontari da parte degli ascoltatori, costituzione di associazioni di sostegno con contributi dei soci, progetti di creazione di radio di paesi della periferia con contributi di ONG e di altre radio libere in attività.

"Disponibilità delle frequenze". Si tratta di una restrizione molto forte. Nei paesi in cui esiste una regolamentazione dello spettro elettromagnetico (la maggior parte) si assegnano licenze per la loro utilizzazione che risultano inaccessibili per i progetti alternativi. Ciò contribuisce all'accentramento, mediante accumulazione di frequenze, nelle mani dei grandi gruppi e delle grandi catene.

Ovviamente l'alternativa è quella di usare la pirateria, ma questo implica altre condizioni di funzionamento, non solo organizzative ma anche economiche, visto che è necessario dispporre di unità mobili per evitare la cattura.

"Potenza di irradiazione". In alcuni paesi che si autodefiniscono democratici, non esiste una censura esplicita e la restrizione assume una forma più sottile: si limita la potenza di emissione. In questo modo lo spettro dei potenziali ascoltatoro si restringe moltissimo.

"Esistenza di quadri giuridici restrittivi o dittatoriali". La questione anteriore riguarda soprattutto paesi con regimi democratici formali. In paesi con regimi dittatoriali o fortemente repressivi queste esperienze vengono criminalizzate. In particolare, viene segnalato che in paesi come il Marocco le trasmissioni si realizzano nella "lingua ufficiale" non comprensibile per il 60% della popolazione.

"Accesso e selezione dell'informazione che viene diffusa". Bisogna distinguere due livelli: il locale e il nazionale/internazionale. A livello locale non c'è problema per accedere all'informazione. Il problema è cosa si intende per informazione da diffondere. Si intende che è necessario riflettere le lotte sociali e politiche reali che vengono tenute nascoste dagli altri media. A livello nazionale/internazionale, ci sono reali problemi di accesso a fonti di informazione non inquinata dal sistema. È qui che serve la Rete tra media alternativi.

"Funzione delle radio libere". Ci sono varie opinioni, alcune coincidenti, altre complementari altre divergenti. In primo luogo si parte dal presupposto che le radio libere siano strumenti di lotta politica e devono far parte di una strategia di controinformazione. Questo conduce a due questioni per le quali non ci sono risposte univoche: a) come strumento politico non sarà forte nella misura in cui non lo saranno le lotte politiche e sociali (ciò spiega lo scarso sviluppo di questi media), b) verso chi dirigere l'informazione, se verso quel settore della popolazione che condivide le posizioni politiche antisistema e che per tanto sono già "consapevoli" o se debba essere orientata a contrarrestare l'informazione distorta che giunge ai settori sociali non critici verso il sistema dominante.

In un commento chiarificatore viene detto che Radio Venceremos in El Salvador ha funzionato con 5 militanti per 5 anni, in modo clandestino, ed è arrivata ad essere la seconda radio del paese: quando c'è organizzazione e volontà politica c'è controinformazione.

Una proposta: creare radio libere che possano irradiare su paesi con regimi dittatoriali (per esempio, dalla Spagna verso il Marocco).

STAMPA SCRITTA

Abbiamo analizzato esperienze avute in Messico, Germania, Paesi Baschi e Marocco.

I principali aspetti son stati:

"La scarsa accettazione del linguaggio scritto".

Si è rilevato che esiste una certa resitenza a leggere nella popolazione. In alcuni paesi come il Messico, si legge in media mezzo libro procapite all'anno. In altri casi, nei paesi più poveri, la maggior parte della popolazione non sa né leggere, né scrivere. Quindi questa questione apre un'altro tema di dibattito e dà luogo ad alcune proposte. Ci si riferisce al bisogno di trovare non solo nuovi codici di comunicazione ma anche nuovi modi di rapportarsi con i "lettori". In Messico, per esempio, si realizza un lavoro politico previo tra i collettivi a cui sono dirette le pubblicazioni per capire i loro modi di esprimersi e i loro problemi. Nel contempo bisogna realizzare attività per sviluppare l'abitudine alla lettura, dato che una parte della strategia di disinformazione del sistema consiste nell'abituare il lettore a messaggi semplicistici, minimizzati, tesi all'impatto immediato e non ad informare.

"Questioni economiche"

La situazione è simile a quella delle radio, a volte ancora più complessa e difficile. I costi sono maggiori, ci sono ancora più coercizioni (distribuzione di carta, inchiostro, ecc. controllata dal governo o da grandi gruppi ad esso vicini, come nel caso del Messico). Inoltre la pressione si esercita in modo indiretto attraverso la discriminazione nell'informazione pubblica (concorsi pubblici, avvisi ufficiali, ecc.) sottraendo così potenziali lettori.

"Reti di distribuzione"

Nella stampa scritta alternativa si pone il problema della distribuzione se si vuole assicurare una certa copertura sociale e territoriale. Si tratta di un problema economico (mantenere organizzazioni di distribuzione e punti vendita costa denaro) e politico (i punti di distibuzione sono un bersaglio facile per l'intimidazione politica). Per questo anche qui sorge la necessità di una Rete di distribuzione alternativa.

"Repressione"

A seconda dei paesi, questa viene esercitata in maniera larvata o palese. In alcuni regimi in cui non esiste nemmeno una democrazia formale, usare la penna è un delitto (Centroamerica, in 30 anni, 35.000 giornalisti uccisi). In altri casi la repressione è più sottile e si esprime attraverso le discriminazioni negli avvisi pubblici, nella richiesta della garanzia di non essere critici per ricevere sovvenzioni, ecc.

"Concentrazione delle fonti di informazione"

È ormai conosciuta la macchina internazionale di disinformazione e di propagazione dell'informazione che consolida la logica perversa del sistema neoliberista dominante. Ciò che non tutti sanno è che questa informazione fa parte di un affare: si vende informazione e chi non paga non la consegue. In certi casi troviamo fonti governamentali più economiche ma, nel contempo, totalmente tendenziose.

"Eccesso di informazione"

Siamo inondati di informazioni. Questo genera un'enorme difficoltà, non solo per gestirla, ma anche per non lasciare che quella inquinata occulti quella pulita. In pratica, la valanga di informazioni serve a far sì che le persone non siano disposte a compiere uno sforzo di analisi e selezione.

Proposta: creare un media di portata internazionale.

TELEVISIONE

Abbiamo avuto meno lotte ed esperienze a disposizione, in confronto agli altri mezzi di comunicazione. I casi discussi riguardavano la Francia, i Paesi Baschi e il Marocco. I temi più importanti sono stati: il soffocamento economico, la concentrazione delle fonti di informazione, difficoltà a rompere la disinformazione. La situazione è simile a quella di altri media, forse con maggiori costi economici.

"Lotte per nuovi diritti". In Francia si sta portando avanti una lotta per inserire un nuovo diritto sociale che è quello a diffondere informazione da parte di qualsiasi istituzione e/o associazione. Finora ciò è stato permesso solo ad entità commerciali di sfruttamento, lasciando ai margini organizzazioni politiche o a quelle che si occupano di solidarietà.

"Nuovi mezzi, nuove tecnologie". Questo tema è stato affrontato sia come opportunità legata ai nuovi sviluppi in campo televisivo, come la televisione via cavo, sia, più in generale, come il sorgere di nuove tecnologie che stanno modificando il modo di fare e diffondere televisione.

"Nuovi linguaggi, nuove forme di comunicazione audiovisuale".

La questione affrontata è stata la ricerca di nuovi modi di trattare e presentare l'informazione. È necessario cercare forme creative che possano contraddistinguere i media alternativi. Si dovrà coniugare la coerenza e il messaggio politico diverso con forme espressive dinamiche ed attrattive.

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