3.2. INTERVISTA CON IL RAPPRESENTANTE DELLA COMUNITA’ DI PATASTAL


Dichiara che nel 1995 cominciarono ad apparire persone di “Paz y Justizia”, cosa che fece peggiorare la situazione. Prima dell’apparizione di “Paz y Justizia” non c’erano problemi all’interno della sua comunita’. Allora incominciarono le sparatorie contro i simpatizzanti dell’EZLN. Molti dovettero fuggire sulla montagna. Dopo due mesi cominciarono a perseguitarli nella montagna e dovettero continuare a fuggire. Le comunita’ di Tocaral e Patastal furono distrutte nel 1995. Ora nel 1998 stanno tornando, ma i problemi continuano. Possono allontanarsi dalla comunita’ solo passando per il monte. Denuncia che Panchu’ e Corozal sono due comunita’ controllate da “Paz y Justizia” e sono le comunita’ dove si progettano tutte le aggressioni. Dichiara che la gente della sua comunita’ vive con molto timore e che si sono intensificati i voli radenti di elicotteri.
Quando i membri della banda paramilitare sono entrati nella sua comunita’ erano armati con armi di grosso calibro, di provenienza dell’esercito federale.

3.3.1. TESTIMONIANZE DELLE DONNE SFOLLATE DELLA COMUNITÀ DI CRUZ PALENQUE, ORA RESIDENTI A CERRO MISOPÁ.


L’intervista fu realizzata il 21 febbraio 1998 nella comunità di Cerro Misopá, municipio di Tila. Regione Nord. Chiapas.

Testimonianze e denunce verbali.

Intervista nº1.

Relaziona una donna, che traduce le dichiarazioni in lingua chol di una vicina, su come il primo di agosto del 1997 fuggirono dalla comunità di Cruz Palenque i compagni. Afferma che alcuni compagni sono arrivati per dare l’avviso che l’avrebbero fatta finita con l’ "organizzazione" - nome con il quale si definisce la struttura civile dell’EZLN- e che pertanto bisognava scappare. Relazionano di come il primo agosto, alle cinque della mattina, il primo fratello di questa donna fu ucciso dai membri del gruppo paramilitare "Pace e Giustizia". Descrive come fu la morte durante un’imboscata e che questa persona, un giovane di tredici anni di età, fu sequestrato e portato dall’altro lato del fiume dove posteriormente apparì il suo cadavere.
Accusano dell’assassinio "gli stessi assassini del crocevia, che sono in quel luogo" e menzionano le comunità di Miguel Alemán e di Masohá come luoghi di origine dei presunti paramilitari aggressori.
Narrano come messi a conoscenza dell’attacco i membri della comunità cercarono rifugio in Misopá, Chinal e Nuovo Precioso lasciando la loro comunità divisa. Fuggendo con i loro figli dall’aggressione armata di "Pace e Giustizia" hanno abbandonato le loro case e suppellettili, perdendo tutto ciò che avevano.
Raccontano che alcuni dei loro vicini sono rimasti lì morti. Alla domanda degli osservatori su se ci sono state aggressioni contro le donne o violazioni da parte dei paramilitari risposero affermativamente e testimoniarono che alcune non vogliono parlare perché sanno che i paramilitari si stanno organizzando per farla finita con altre comunità e hanno paura. Alla domanda se hanno ricevuto aggressioni da parte dei membri di Sicurezza Pubblica o dell’esercito rispondono che soldati e polizia di Sicurezza Pubblica si riunirono con membri del gruppo "Pace e Giustizia" un giorno prima dell’aggressione contro la comunità di Cruz Palenque per mettersi d’accordo su come agire.

Intervista nº2

Una donna sfollata traduce in spagnolo la testimonianza di una vicina che parla in lingua chol.
Narra come i loro utensili da cucina e altri averi furono distrutti e le loro case bruciate dopo che fuggirono dalla loro comunità di origine. Parlano della paura quotidiana, di come debbano organizzarsi in gruppi per andare a lavare l’abbigliamento o a cercare legna. Affermano che adesso non possono andare da sole, che perfino gli uomini vanno a lavorare in gruppi per paura di attacchi dei paramilitari.
Dice che il suo neonato, di sette mesi è malato. Vuole portarlo dal dottore però dice che mancano le risorse. Il poco denaro che ha, dice che bisogna riservarlo per il cibo, mais, caffè e fagioli, che i bambini non smettono di aver fame. Alla domanda su aspetti specifici della salute delle donne risponde che hanno carenza di ostetriche, giacché la donna che le aiutava nelle gravidanze "era dell’altro gruppo e rimase nell’altra comunità". Sono carenti di centri di salute e di medicine. L’interlocutrice soffrì uno stupro da parte dei paramilitari, secondo le informazioni date agli osservatori da un membro della comunità di profughi. Quando le si domandò di questa aggressione la donna abbassò lo sguardo e cambiò velocemente tema. Descrisse la difficile situazione nella quale si trova la sua comunità, le difficoltà per ottenere alimenti e per cucinare, dato che quasi non hanno utensili. Ha detto che vivevano in case prestate e chiese l’appoggio delle osservatrici perché facciano conoscere le circostanze nelle quali si trovano attraverso la stampa dei loro paesi di origine.

Intervista nº3

Una donna traduce la testimonianza in chol di una vicina della comunità di Panteanihá, municipio di Tila. Questa donna descrive l’entrata nella sua comunità del gruppo paramilitare "Pace e Giustizia" il 1° di agosto del 1997. Afferma che varie persone morirono durante l’attacco. C'è stato l’intervento della Sicurezza Pubblica per quanto riguarda almeno un cadavere. Secondo la sua testimonianza gli effettivi della Sicurezza Pubblica erano accanto a quelli di "Pace e Giustizia". Il tre di agosto dello stesso anno la comunità perseguitata da "Pace e Giustizia" si rifugiò a Salto de Agua.
Le osservatrici si interessano alla situazione di due donne che sono rimaste vedove nell’attacco. Adesso il loro mantenimento e quello dei loro figli è a carico dei loro familiari.
Le donne descrivono la difficile situazione che vivono come sfollate, la mancanza di alimenti, vestiti, medicine, utensili da cucina ecc.. Menzionano anche la mancanza di terre dove lavorare.
Mettono in risalto la difficoltà di ottenere il denaro che prima ottenevano con la vendita dei loro animali da fattoria poiché la maggior parte furono rubati dai paramilitari - detti "contro"- dopo che furono fuggiti dalle loro comunità. Fanno notare che come vivono e' loro impossibile lavorare per ottenere denaro, giacché non possono servire nelle case come si fa in città. Neanche possono lavorare in campagna come salariate perché lì la gente ha piccole coltivazioni dove non c’è bisogno di mano di opera. Le donne rispondono alla domanda delle osservatrici che ci sono anche donne tra le vittime dei paramilitari.
Sulle loro condizioni di vita rispondono che esiste una gran dipendenza economica dal lavoro degli uomini, perciò le vedove rimangono in una situazione molto difficile. Hanno tra cinque e i dodici figli per donna a durante la loro vita, molti dei quali muoiono prima di raggiungere l’età adulta.

Intervista nº4

Testimonia Gloria María Torri López, della comunità di Masohá Grande, municipio di Tila, Chiapas, che il 15 di Giugno del 1996 il gruppo paramilitare "Pace e Giustizia" fece fuggire dalla sua comunità. Fuggirono dalla comunità uomini, donne, bambini e anziani per andare a rifugiarsi nel vicino stato di Campeche. Si rifugiarono in vari luoghi e perciò la comunità si divise..
Afferma che le gente della sua comunità non vuole ritornare al suo luogo di origine perché ha paura. Dichiara, che vuole tornare perché non può abbandonare il luogo dal quale proviene, però ha anche paura.
Secondo le loro testimonianza molte persone di quelle che hanno marciato a Campeche ritornarono, però lei e i suoi sono rimasti profughi a Salto de Agua. Il Segretario di Governo dello stato del Chiapas e il capo dei soldati, Leopoldo Díaz, obbligarono la sua comunità a ritornare nel luogo di origine in cambio di viveri e materiali di costruzione. Alcuni dei loro vecchi vicini accettarono e ritornarono però furono nuovamente costretti a fuggire per le minacce del gruppo paramilitare "Pace e Giustizia", tornando di nuovo a Salto de Agua.
Dichiara che i gruppi paramilitari sono forti in questa zona e che questo e' uno dei posti dove mantengono le loro riunioni. La donna afferma che non tardò molto ad andarsene da Salto de Agua perché la gente dice che lei "va con gli zapatisti." Descrive la situazione penosa della mancanza di alimenti, causa della morte di molte persone. Dice anche che i movimenti dei profughi sono limitati e che non possono uscire dalle comunità nelle quali vivono perché i membri di "Pace e Giustizia" della colonia Miguel Alemán chiudono il passaggio con minacce.
Per trovare una strada alternativa per uscire dalla loro comunità devono camminare almeno otto ore. Questo rende impossibile commerciare i pochi prodotti che ottengono in campagna.

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