Intervista con l’economista e sociologo
José Maria Calderon
docente Universitario all’UNAM di Citta' del Messico

e autore di numerosi testi di politica ed economia
in Italia per partecipare al seminario
''Insurrezione zapatista nel Chiapas: significati e problemi''
(12-13 aprile 97, Roma).

* Su autodeterminazione popoli indigeni:

- Il processo elettorale e' solo un pretesto per fermare i negoziati. In realta' il governo si trova in una situazione molto difficile, per la sua composizione interna, ed e' incapace di rispondere alle domande formulate del Frente Zae'atista de Liberación Nacional. Due punti sono particolarmente delicati: 1) l'autonomia indigena in termini di capacita' democratica delle comunita' indigene, di realizzare la nomina dei suoi rappresentanti; 2) capire cosa significhi democrazia indigena, ancora piu' difficile per questo governo che democratico non e'. E una democrazia come quella indigena supera l'idea di democrazia rappresentativa, complicando ulteriormente le cose.
Credo poi che la correlazione di forze che si presenta ora nel paese si stia modificando a favore dei grandi gruppi sociali. Il governo, intento a mantenere la sua posizione, ha bisogno delle elezioni per sbloccarla, e quindi presentarsi come rilegittimitato dal voto della popolazione la quale, comunque, vede che il governo non ha le redini in mano. Inchieste e manifestazioni mostrano questo, e l'ambiente pre elettorale e' fatto di provocazione (vedi recente arresto, torture e rilascio due gesuiti).

* Difficolta': le prospettive politiche Ezln

- La congiuntura attuale e' delicata per tutte forze politiche, soprattutto per l'incertezza determinata dalla risposta sociale che verra' nei prossimi mesi (elezioni legislative 6 luglio, ndr). C'e' una situazione di movimento importante nelle grandi citta', fuori dal Chiapas, nelle grandi capitali in varie parti del paese e specialmente a Citta' Messico, cassa di risonanza delle lotte nel paese. Ora, nell'incertezza dei risultati, il governo che mantiene le stesse forze che aveva nel '94, e' in parte causa della paralisi delle forze che partecipano ai negoziati. E' esemplificativo il caso della Cocopa, interessante forza interpartitica che pero' non e' riuscita a fare nulla. Marcos ha accusato la Cocopa di non voler risolvere le grandi questioni in discussioni. Un peso ha anche la morte recentissima di Heberto Castillo (ingegnere, inventore, pittore e scrittore, fondo' nel '87 il Partito messicano dei lavoratori e concorse alla fondazione del PRD, ndr), che aveva difeso credo meglio di altri le posizioni zapatiste, data la situazione di stallo.

* A piu' di tre anni dall'entrata in vigore del Nafta: bilancio

- E' un processo che beneficia soprattutto le grandi corporazioni, quelle nordamericane prima di tutto, e poi le grandi imprese messicane (alcune al 100%, molte vincolate a grandi multinazionali. es. auto). Il Messico esporta circa 3 milioni di motori e ha risolto la caduta del mercato interno con le esportazioni. Ma a beneficiare in questi 3 anni sono state praticamente 500 grandi imprese messicane. Le piccole e medie imprese vivono una crisi terribile, prive anche di aiuti governativi. L'occupazione era il loro fiore all'occhiello, occupavano il 90% manodopera industriale. Ma avendo subito in modo piu' pesante i cambi sfavorevoli, hanno pagato poi in termini di personale. Questo e' un accordo che beneficia grande capitale finanziario e industriale, e fa pagare il costo di questi benefici ai settori industriali piu' deboli e ai settori sociali vincolati piu' o meno direttamente con questa industria, fondamentalmente quella della piccola e media impresa . Anche nel settore agricolo a ricavarne qualcosa sono gli agricoltori che vendono prodotti richiesti dagli Usa. Cio' ha comportato una modificazione, gia' esistente, ma che ha avuto una accelerazione in questi anni. E' il caso dei settori tradizionali agricoli, fondamentalmente orientati al mais, che ora coltivano prodotti richiesti dal mercato internazionale. Questo ha comportato oggi una dipendenza dall'esterno di un prodotto di base in Messico quale il mais. Siamo il 9° paese come potenza agricola ma esportiamo quello che ci serve per mangiare. Il terziario ha visto una crescita importante nel settore dell'elettronica, pur sempre orientato a grandi mercati e imprese. Per riassumere brevemente possiamo dire che e' il grande capitale ad essere beneficiato dal Nafta. Piccola e media impresa, terziario in campagna e citta' hanno subito questo orientamento dell'economia nazionale fondamentalmente a favore della economia nordamericana. Siamo oggi piu' subordinati all'economia Usa. L'80% del nostro commercio estero e' con gli Usa, forma d neocolonialismo che preoccupa gli stessi governanti impegnati a tessere accordi con Giappone, la Unione Europea e l'America Latina. Anche se il 16% d0el nostro commercio e' gia' con i grandi paesi del primo mondo, e solo il 4% con l'AL. Rovesciare questa logica e' un lavoro che implica un riorientamento della politica nazionale.

* Privatizzazione settore petrolifero: si avvia da agosto la terza tappa della privatizzazione, mentre la Pemex annuncia l'esplorazione del 87% del territorio nei prossimi 16 anni. Quale il ruolo del Chiapas?

- Il Chiapas e' fondamentale. E' strategico per il petrolio e le risorse idriche a livello nazionale, ma la sua importanza e' soprattutto a livello geopolitico internazionale. Il 35% del petrolio messicano si trova tra il Chiapas e il Tabasco, ma secondo le ultime esplorazioni pare che le riserve siano molte di piu' di quanto si pensava. E molte sono vicino alle comunita' zapatiste. La Banca Mondiale intende promuovere un processo di ''modernizzazione'' del Chiapas, il cui costo dovra' essere sobbarcato da governo locale e nazionale per godere dei benefici promessi dalla BM. Gli stati merisionali di Chiapas, Tabasco e Oaxaca, i paesi piu' poveri del paese, hanno risorse altamente ambite da queste corporazioni e organismi di finanziamento internazionali.

* Saldo del debito Messico, seguito a caduta peso fine '94

- Dei 51 miliardi di dollari di prestito, 20 venivano dagli Usa e il resto dal FMI. Il Messico ha saldato il debito con gli Usa per due motivi: 1) per ottenere da altre Banca Internazionale altri crediti (prendo qui pago la'), si tratta di un indebitamento continuo, con agenzie e paesi diversi, di un circolo perverso che permette di rispettare le scadenze; 2) credo poi sia stata una mossa accordata con Clinton nel periodo preelettorale Usa. C'erano settori della Camera Rappresentanti Usa contrari all'aiuto a Zedillo. Per Clinton e' stata una mossa elettorale, e il pagamento di Zedillo anticipato buona pubblicita' per il presidente americano.

* Gli Usa dettano legge con la scusa della droga

- E' questo uno dei punti di maggior dibattito sia negli Usa che in Messico. Perche' gli Usa hanno questo ruolo di ''verificatori'' dell'adempimento dei programmi antidroga fatti fondamentalmente dall'amministrazione Usa. Il Messico ha superato inizialmente l'esame della ''certificacion'', ma poi gli e' stata tolta per l'intervento di un gruppo di repubblicani e di democratici. L'attuale situazione, di sospensione della ''certificacion'', e' il compromesso raggiunto per il ruolo molto importante del Messico nella lotta ai ''cartelli'' della droga. ma mette anche in luce la natura corrotta del governo messicano, problema gravissimo.

* Sulla ''certificacion''

- Ogni anno gli Usa le due Camere programmano la politica contro la droga a livello internazionale. Verificano allora se i veri paesi che producono e divengono mezzo di trasporto della droga, rispettano i programmi, bilaterali o unilaterali, previsti. Sono circa 30 i paesi che preoccupano gli Usa tra i quali, in AL, Colombia, Centroamerica, Bolivia, Peru', e molto recentemente Messico che, proprio per confinare con gli Usa, occupa una posizione strategica. Senza scordare che la frontiera e' di 3400 km. E' un avventura gigantesca. Non e' facile bloccare il passaggio della droga. E' uno dei grandi affari di un paese, parlo degli Usa, dove i consumatori sono circa 30 milioni, per un giro d'affari, sono dati loro, di circa 200 miliardi di dollari. La domanda di questo prodotto si e' ovviamente tradotta in uno stimolo per i paesi poveri, e naturalmente per i grandi coordinatori internazionali di queste attivita'. E' uno dei grandi affari mondiali E essendo gli Usa il grande consumatore planetario, i paesi vicini a lui, grandi produttori come la Colombia e oggi il Messico - senza scordare che forse i piu' grandi produttori di marijuana sono invece California, Arkansas e Tennessee -, diventano terreno di intervento degli Usa con la scusa della droga. Prima era il comunismo. Oggi si mettono le mani sui governi piu' deboli con la scusa della droga o dei diritti umani.

* Nuova legge restrittiva immigrazione Usa: una valutazione sul perche' della sua applicazione, e sulle ragioni che spingono tanti messicani ad andarsene

- Innanzitutto e' una questione di mercato, di differenza economica. L'economia degli Usa e' 20 volte piu' forte di quella messicana. Inoltre, dopo l'ultima crisi messicana del '94-5, molti messicani dalla campagna ma anche dalla citta' (questo e' un dato nuovo), particolarmente della classe media con livelli d'istruzione superiore, cercano sbocchi economici piu' favorevoli negli Usa, impensabili in patria. Da un lato, quindi, e' aumentato in modo significativo il numero di emigranti. Dall'altro, negli stati piu' vicini al Messico, con un'agricoltura forte, dove la tecnologia ha spinto i settori piu' preparati della popolazione ad intraprendere carriere piu' alte, c'e' stato un vuoto per quei lavori piu' umili fatti ora dagli immigrati. La campagna elettorale repubblicana ha usato l'immigrazione come molla per prendere voti. Ne ha fatto uno spauracchio, parlandone quasi si trattasse di un'invasione incontenibile. Si e' addirittura parlato di un'occupazione silenziosa da parte dei messicani (ci sono comunque anche molti lavoratori dal Centroamerica) dei territori persi nella guerra del 1846-8 (quasi la meta' del territorio messicano). C'e' questa situazione di terrore e violenza contro gli immigrati, usata fondamentalmente anche per abbassare considerevolmente il prezzo della forza lavoro. Privi di permesso, ragione per cui rischiano anche i datori di lavoro, gli immigrati vengono quindi ricattati. E il risultato e' la maggiore competitivita' dei produttori, particolarmente californiani, nei mercati. La parte visibile della legge non e' che la parte ipocrita del rapporto economico brutale che si presenta regolarmente nelle campagne estere americane (si ricordano i brutali pestaggi lungo i primi spezzoni di muro e il tiro al piccione nei confronti degli immigrati. Calderon ricorda che la tradizione di violenza poliziesca negli Usa molto forte...)

* Trasformazioni societa' messicana dal punto di vista civile e politico (tema dell'intervento di Calderon al seminario)

- Credo che soprattutto dal '68 c'e' una rottura culturale molto importante, quella del pensiero unico favorevole al partito unico. E' una svolta che interessa specialmente le classi medie colte che chiedono democrazie. E' importante, perche' e' un percorso che si sviluppa dal '68 ma ha delle date significative recenti: l'88 e il '94-5. Il 1988 per il tentativo riuscito del partito al potere, il PRI, di imporre il suo candidato, Carlos Salinas de Gortari che, al potere, si e' legittimato con una serie di azioni spettacolari che hanno avuto successo nei primi 2-3 anni del suo governo. La crisi di fine '94, che tuttora viviamo in certa misura, ha scoperto una corruzione governativa mai vista. E' vero che la corruzione e' nota in Messico, ma Salinas ha superato tutti i record, provocando una reazione quasi morale, di grandissimi contenuti etici, in ampli settori della societa' che chiedono qualcosa di diverso, di partecipare al proprio destino politico e a quello del paese. Dagli operai agli studenti, gli intellettuali e gli stessi contadini, sentono che il paese gli e' sfuggito di mano. L'impatto dell'Ezln, che forse inizialmente era una lotta locale, e' qui, nel riprendere in mano la situazione e dire basta! alla violenza di orrore sociale e violenza continua. Basta! a voi che decidete per noi. Questa e' la grande rottura che si vede nel paese. Specialmente nelle citta' dove la comunicazione e' piu' facile. Qui, grazie al ruolo essenziale che stanno giocando le radio, strumento di una discussione pubblica che prima non c'era nel paese, insieme ai giornalisti e ai movimenti sociali (la TV e' un'altra cosa), si esprime quella nuova societa' civile, di cui Marcos ha fatto uno dei principali referenti e che, per me, e' uno dei punti che ha permesso al movimento di mantenersi nonostante l'occupazione militare, le pressioni del governo, le minacce e i ricatti che continuano dal '94.

* Scopo militarizzazione in corso in Messico, sostituzione funzionari polizia con soldati, quale tornaconto per il governo (caso Itzapalapa)

- Itzapalapa, distretto di Citta' del Messico, e' molto popolato e, secondo dati ufficiali, ha indici alti di violenze. Si e' motivata cosi' la sostituzione dell'intero corpo di polizia con militari. Succedera' in tutta la capitale. La citta' verra' occupata militarmente. Inoltre i poliziotti hanno una pessima fama, di incapaci e corrotti. L'esercito invece, nella memoria storica - non quella dei militanti del'68 (massacro piazza Tre Culture, Citta' del Messico, ndr) - appare come un'istituzione, l'unica tra l'altro in grado di svolgere questa funzione correttamente. Il governo usa quella che chiamo ''immagine popolare''. Il cambio, presumibilmente ''temporaneo'' dovrebbe permettere ai poliziotti di fare un tirocinio di alcuni mesi per imparare a svolgere le proprie funzioni, intanto svolte dai militari. Il tutto fa sorgere molti dubbi perche', ad esempio, molti hanno abbandonato, non reggono il ritmo militare. Mi pare che il problema fondamentale sia che l'esercito e' consapevole della crescente incapacita' del governo civile nel risolvere problemi di ordine pubblico, ed e' riuscito a convincere il governo di essere l'unico a poter risolvere i problemi. Questo significa un impossessamento del territorio e del tessuto urbano delle citta' da parte dell'esercito. Perche' se l'esperimento avra' successo a Citta' del Messico, verra' applicato certamente anche ad altre citta', e i militari riprenderanno il dominio del territorio urbano, qualcosa che i militari non avevano piu' avuto negli ultimi 15-20 anni. L'autonomia dei territori rurali invece fa gia' i conti con la presenza dell'esercito (vedi Oaxaca, Guerrero, oltre a Chiapas e a frontiera nord, ndr) che ora si sposta in citta', le aree a maggior crescita negli ultimi 20-30 anni.

* Quali prospettive per la societa' messicana cambiata?

- Ce ne sono molte. Ci sono forze organizzate che sanno dove vogliono andare. Ci sono programmi e progetti. Bisogna fare un salto in avanti. Quello che prima si credeva potesse essere un accordo di forze politiche, e non venne fatto, anni fa', quando era fattibile.
Oggi non lo e' piu', soprattutto dopo l'abbandono da parte del PRI delle discussioni sulla nuova legge elettorale qualche mese fa'. La transizione oggi non si vede come un accordo tra vertici politici, ma si vede come qualcosa che la societa' sta imponendo, obbligando politici sindacati intellettuali mass media a ripensare le cose in modo diverso, come imposizione dal basso. Dovra' esprimersi anche nelle menti piu' lucide del paese. Ora pero' il momento e' critico, una palude schifosa. Bisogna saltarla per arrivare a cose piu' interessanti.

* Su aspettative popolazione indigene in merito ad ottenere l'autonomia e quindi il diritto ad autodeterminarsi .

Il punto e' fondamentale. L'argomento ha messo in moto forze inaspettate qualche mese o anno fa'. L'autonomia implica una riformulazione dell'intera Costituzione, che e' quella del '17, risultata del patto sociale della Rivoluzione messicana, e che e' stata modificata 350 volte e ormai e' un'altra. Salinas ci ha messo le mani fino a farne una caricatura.
Il problema dell'autonomia, oltre ad essere un problema di indipendenza, capacita' di gestione degli spazi politici e territoriali indigeni, pone un problema. Per essere realizzato bisogna modificare la Costituzione. E tutti i giuristi reazionari dicono 'no', non si tocca'.
Perche' sanno che effettivamente viene proposto un patto sociale nuovo che non permetterebbe di mantenere lo status quo garantito dal controllo del Parlamento.
Per cambiare la Costituzione ci vuole il 66% dei voti e il PRI, con l'appoggio del centrodestra del PAN, che sta appoggiando tutte le riforme neoliberiste dal '88, lo raggiunge. Se viene meno questa maggioranza, si sgretola il loro progetto. Per questo le prossime elezioni sono importanti''.

- Per finire vorrei dire che sono lieto di essere qui, di percepire l'importanza che l'Italia ha in questa congiuntura. Parlo della presenza di italiani in Chiapas, della sensibilita' internazionale degli italiani.
Data la globalizzazione economica bisogna pensare una alternativa comunque globale. Le avanguardie italiane sono state molto sensibili nel cogliere quanto succede di nuovo in Chiapas, e da altre parti per quanto ho capito in questi giorni in Italia.

Intervista di "Radio Sherwood" emittente antagonista del nord-est

II Incontro Intercontinentale
per l'Umanità contro il neoliberismo

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