MARTEDI' PRIMO MAGGIO
Durante la storica giornata di lotta dei lavoratori, centinaia di migliaia di operai, contadini e dipendenti statali hanno invaso le strade delle principali citta', molti disertando i comizi dei sindacati ufficiali (corporativi e manovrati da sempre dal PRI) per confluire invece nelle manifestazioni dei sindacati indipendenti, la maggior parte vicini al PRD, la sinistra "ufficiale", anche se caratterizzati da rivendicazioni classiste. Nel mezzo di tutte queste grandi mobilitazioni, spicca l'agitazione posta in atto dalla APPO a Oaxaca e dal combattivo sindacato magistrale. Le vie di Oaxaca ancora una volta sono state percorse da ampi settori della popolazione, ed e' stato fatto un appello alla ricostruzione delle barricate (per la prima volta dalla violenta repressione del 25 novembre 2006) e gli studenti hanno rioccupato, per una giornata, Radio Universidad, che appena dal 21 marzo aveva riaperto i battenti, restituendo cosi' uno megafono pubblico alla voce del popolo. Grandi attese e molta tensione per il prossimo 15 maggio, "giornata del maestro", altra occasione di lotta per i movimenti sociali locali.
A Citta' del Messico sfila invece, facendosi spazio tra le decine di diverse iniziative, il corteo dell'Altra Campagna - cioe' della sinistra dal basso, partendo da Tepito. Tepito e' uno storico quartiere popolare del centro colpito recentemente da una dura repressione (sgombero di edifici occupati, di ambulanti abusivi, di case non a norma) inseribile in un progetto di "gentrification", ovvero di deproletarizzazione del centro storico, voluto dalla giunta municipale perredista (di sinistra, quindi) per acquisire, anche con la forza, immobili rivendibili a prezzi eccezionali agli acquirenti stranieri. Pero' Tepito e' un "barrio" enorme e tenace, con presenza di collettivi e comunita' organizzate, quelle stesse che insieme ad un altro migliaio di persone, tra cui un massiccio blocco delle lavoratrici sessuali, hanno marciato fino allo Zocalo,
la piazza centrale di Citta' del Messico.
foto del corteo dell'Altra Campagna:
http://mexico.indymedia.org/tiki-browse_gallery.php?galleryId=140
cronaca in spagnolo:
http://www.mexico.indymedia.org/tiki-view_blog.php?blogId=39
MERCOLEDI' 2 MAGGIO
Giornata di sciopero nazionale indetto dalle organizzazioni di base, dai partiti della sinistra operaia e campesina, da parte della societa' civile per l'attuazione di urgenti politiche sociali e il fermo della Ley ISSSTE (pensioni privatizzate). Se le attivita' lavorative non ne hanno molto risentito, soprattutto per il brulicare continuo del sottocommercio che anima il Messico, ci sono state invece gravi ripercussioni sulle vie di comunicazione, costantemente interrotte da blocchi selvaggi e intermittenti. Nel Distretto Federale la stampa elenca 20 blocchi (autostradali o di vie centrali) in 16 ore, mentre nel resto del paese molte aree industrializzate restano isolate da azioni analoghe. Il Paese e' paralizzato soprattutto dai maestri, una delle categorie piu' decise nello scontro ("maestro lottando, anche cosi' sta insegnando!"), dai dipendenti statali, dagli operai, dai minatori, dai contadini e, infine, dagli elettricisti, lavoratori della grande azienda nazionale esposta nella vetrina delle prossime privatizzazioni. Un corteo di alcune decine di migliaia di persone e' sfilato per il centro storico della Capitale, capitanato dal Fronte Popolare Francisco Villa, seguito da tutti i settori del mondo del lavoro dipendente.
maggiori informazioni (audio e foto) in spagnolo: http://www.regeneracionradio.org/index.php?option=com_content&task=view&id=1377&Itemid=47
GIOVEDI' 3 MAGGIO
Dalle 4 del pomeriggio si riunisce una folla consistente all'Angel de la Indipendencia per rispondere all'appello dell'Altra Campagna a non dimenticare, dopo un anno, i brutali fatti di Atenco. Circa 5000 persone, organizzate dal basso e svincolate da qualsiasi partito politico, sfilano fin sotto la Segreteria di Governo.
Aprono il corteo i machetes dei contadini floricoltori di Atenco, seguiti da un furgone con davanti la foto di Alexis, ucciso da una granata sparata dalla polizia negli scontri di allora. A seguire il gruppo di "seguridad" dell'Unopii (Unione nazionale delle Organizazzioni Politiche della Sinistra Indipendente) che scorta la Commissione Sesta dell'EZLN e che garantisce la sicurezza del corteo di fronte alle possibili provocazioni della polizia. Dietro scorre l'enorme spezzone del Fronte Popolare Francisco Villa Indipendente, composto da centinaia di famiglie provenienti dall'occupazione dei "predios"
(terreni urbani incolti e occupati dalle organizzazioni in lotta per il diritto all'abitare), rigorosamente tutti con bandiera rossa e sigla dell'organizzazione. A poca distanza un nutrito blocco delle lavoratrici del sesso autorganizzatesi nell'Altra Campagna, e poi una quantita' notevole di collettivi zapatisti e cooperative di intercambio col Chiapas. Ancora: il blocco della APPO e quello di alcuni anarchici e libertari oaxaqueños del gruppo VOCAL (Voci di Oaxaca Costruendo Autonomia e Liberta'), poi gli studenti delle varie facolta' della UNAM, del Politecnico, della UAM e i gruppi libertari e i collettivi anarcopunx. Infine: un blocco di organizzazioni operaie e socialiste, gli indigeni Triqui riuniti nel MULT (Movimento Unitario di Liberazione dei Triqui) e poi con il Frente del Pueblo il vivacissimo corpo manifestante di Tepito, "barrio bravo", che assecondando lo stile "fashion" tipico di ogni periferia metropolitana, sfila sgasando uno scooter, con occhiali da sole all'ultimo grido (contraffati!), e ragazze con look da "struscio in centro". Chiude uno spezzone con un'enorme disegno azteco e la scritta: "Mai piu' una Citta' del Messico senza indigeni".
Col corteo avanza un tank di cartone con pupazzi di cartapesta che beffano, marcandoli con svastiche, personaggi pubblici che fecero le dichiarazioni piu' pesanti e inopportune sulla repressione di Atenco: il governatore Enrique Peña Nieto; l'arcivescovo primate del Messico, Norberto Rivera Carrera; e l'attuale procuratore della Repubblica, Eduardo Medina Mora. Attorno al "tank", su alti trampoli, alcuni attori di strada imitano agenti in divisa con cartelli tipo "sono un violatore, e allora?", "chi mi guarda l'ammazzo!", "sono un assassino", "non penso, solo eseguo gli ordini". La coreografia termina con un Felipe Calderon, l'attuale presidente della Repubblica, col perenne braccio teso a mo' di saluto romano. Come sottofondo, lo slogan piu' cantato: "ne' PRI ne' PAN ne' PRD, l'Altra Campagna e' contro il Potere!"
Nella marcia, indossando cartelli con le foto del giovane ventenne assasinato ad Atenco, sfila commossa la famiglia di Alexis. Immancabile il ricordo, l'omaggio e la memoria anche al sacrificio di Javier, ammazzato a 14 anni da un agente della polizia statale con un colpo di calibro 38 al cuore in quel terribile 3 maggio 2006.
La manifestazione, alla sua conclusione, sbatte sulle reti metalliche innalzate da 400 granaderos e 200 agenti della Polizia Federale Preventiva. Si pongono dei fiori tra le grate a formare le scritte "Atenco vive" e "EZLN", mentre su un palco si succedono gli interventi. Vengono lette le lettere inviate dai compagni e dalle compagne ancora detenute e commossi si rende omaggio ai prigionieri di Oaxaca, a quelli in Yucatan (arrestati dopo gli scontri contro la presenza di Bush); e ancora, ai detenuti politici in Chiapas e in Guerrero, in lotta contro la diga de La Parota. Gli interventi, i primi dei campesinos di Atenco del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra (FPDT) e infine quelli della Commisione Sesta dell'EZLN, vertono sull'unita', sulla costruzione del Piano di Lotta Nazionale, sulla necessita' di "tessere la tela della resistenza, dai giovani libertari della citta', ai vecchi contadini indigeni della montagna". Il delegato Amos, introdotto dal Subcomandante Marcos, legge una lettera di solidarieta' inviata dai Caracoles Zapatisti, dove le basi d'appoggio fanno sapere ai contadini di Atenco che sono pronte a ribloccare le strade e riattivare la protesta solidale in qualsiasi momento. La comandanta Ortensia, accompagnata dalla piccola figlia Lupita - che dona il solito tenero tocco umano a ogni atto zapatista - si fa portavoce della Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno dell'EZLN che dichiara come propri i prigionieri tuttora detenuti; conferma l'alleanza, invita all'azione unitaria, rilancia le accuse al governo. E per Alexis e Javier, "non un minuto di silenzio, ma tutta una vita di lotta."
Altre foto del 3 maggio, corteo:
http://www.regeneracionradio.org/index.php?option=com_content&task=view&id=1385&Itemid=93
Altre foto del 3 maggio, comizio:
http://www.regeneracionradio.org/index.php?option=com_content&task=view&id=1386&Itemid=93
VENERDI' 4 MAGGIO
Dopo aver marciato per l'autostrada nei paraggi di Atenco e Texcoco, i contadini del FPDT ritornano all'Angel de la Indipendencia, per sfilare nuovamente a Citta' del Messico con le organizzazioni campesine e operaie, alcune delle quali non aderiscono all'Altra Campagna (tra i presenti, oltre al FPDT: APPO, Comite 68, Movimiento Proletario Independiente, Coordinadora Nacional Plan de Ayala, Organizacion Nacional del Poder Popular, studenti di Chapingo, Frente Popular Revolucionario e alcuni aderenti dell'Altra Campagna). Apre la manifestazione un gruppo di campesinos a cavallo, con tanto di stendardo che recita "Settimo Battaglione Cavalleria FPDT-EZLN", bandiera nazionale e bandiera di Emiliano Zapata. Altri cavalieri seguono con il machete in pugno.
E' proprio il machete il protagonista di questo corteo. Machete in mano a vecchi con la pelle conciata come il cuoio, o machete in mano a giovanissimi in passamontagna e vestiti di nero; machete e fiori in mano alle contadine che gridano per la scarcerazione dei loro mariti, figli e sorelle; machete nel pugno del grosso contingente della APPO venuto da Oaxaca a esprimere solidarieta' attiva. Machetes che vengono sventagliati con rabbia sotto il muso di granaderos, schierati a centinaia per provocare e difendere un hotel di lusso o l'ambasciata americana. Machetes, infine, proibiti in piazza dal governo perche' ritenuti armi illegali e rivendicati dalle contadine, dai floricoltori, come strumento di lavoro e simbolo di una dignita' che non si arrende.
Vale la pena riportare lo slogan piu' cantato, in maniera ossessiva e rabbiosa, un classico in omaggio a Alexis e Javier:
"Perche' il colore del sangue non si scorda mai, vestito verde oliva, politicamente vivo. Non sei morto, non sei morto, compagno, non sei morto! La tua morte, la tua morte, la tua morte sara' vendicata! - E chi la vendichera'? - Il popolo organizzato - E come? - lottando! - E allora... lotta, lotta, lotta, non smettere di lottare per una causa giusta di terra e liberta'!"
Momenti di tensione al Paseo Reforma quando il corteo incrocia una massa di giovani che fuggono da una carica in un'altra piazza nei paraggi. Tra questi ci sono alcuni "porros", bande di universitari spesso al soldo dei partiti per provocare incidenti nelle manifestazioni di movimento. Si serrano le file, si schiera il servizio d'ordine e si attende un bel po' per evitare qualsiasi contatto provocatorio. I granaderos si avvicinano alla manifestazione a passo rapido, sbattendo i manganelli sugli scudi, ma senza attaccare e, infine, se ne vanno correndo verso lo Zocalo. Dopo un lungo tentennamento il corteo decide di sfilare comunque fino alla piazza centrale, passando per la centralissima calle Madero. Qui la tensione cresce e i contadini a cavallo iniziano a marciare al trotto e poi al galoppo, inseguiti da tutti i manifestanti di corsa: l'imbocco allo Zocalo appare dunque come una spettacolare carica, uno sferragliare di machete al suolo, cosi' da far scaturire le scintille con l'attrito. Con un passo furioso e in mezzo agli sguardi allibiti dei turisti, i contadini e i partecipanti al corteo raggiungono il portone d'ingresso del Palazzo Presidenziale in tempo per porre uno striscione del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra, fare alcune scritte e gridare, tra sfiammate di bombole e sferragliare di machetes, alcuni slogan rabbiosi.
Poi dal centro della piazza cominciano gli interventi, le lacrime commosse alla lettura delle lettere dei detenuti e dell'intervento registrato di America Del Valle, figlia dell'incarcerato leader del FPDT, anch'essa lontana da casa, esule in un luogo sconosciuto per il mandato di cattura emesso dal governo. Parole calde e determinate, ascoltate quasi con devozione, sotto la pioggia che comincia a scendere, da anziani, famiglie intere, giovani contadini. La gente del campo, benche' ferita, non si arrende.
Cronaca corteo del 4 maggio 2007 in spagnolo:
http://www.radiopacheco.org/index.php?option=com_content&task=view&id=1390&Itemid=41
SABATO 5 MAGGIO
Gia' dal mattino si riunisce la folla in Plaza de la Revolucion. E' stata convocata dall'Altra Campagna una carovana motorizzata fino al carcere di Santiaguito di Almoloya, a due/tre ore di distanza, dove sono detenuti parte dei 29 prigionieri di Atenco e dove fu installato, un anno fa, il "planton", cioe' il presidio permanente di protesta fuori le mura del penitenziario. Si va la' anche per appoggiare gli altri 144 compagni che sono sotto processo.
La lunga colonna di automobili tappezzate di bandiere e manifesti sfila lentamente nell'ingorgo quotidiano di Citta' del Messico. Sono una quarantina di macchine, alcune moto e anche sei pulman, alcuni provenienti da Oaxaca, guidati dal Pick-up che scorta la Commissione Sesta dell'EZLN. Siamo troppi, al casello ci lasciano passare...
Tra l'ingresso del carcere e il Tribunale e' stato montato per l'occasione un grande tendone e un palco. Decine di striscioni adornano la zona dell'evento, altri vengono posti sulle ringhiere del triste edificio. Palloni d'aria vengono gonfiati e lasciati volare al di la' delle sbarre. Alcuni artisti dipongono su nuove tele o sulle pareti vicine, mentre affluiscono quasi un mezzo migliaio di persone all'atto pubblico.
Parte la musica, canti di lotta, tra cui una canzone scritta dai detenuti. Poi apre il giro di interventi una compagna del Planton, ricordando i prigionieri politici di Oaxaca e del mondo; i/le compagni/e del Planton ci informano del trasferimento di una dozzina di detenuti al penitenziario di Texcoco, delle botte ricevute nel trasferimento e delle minaccie che subiscono ora da parte dei secondini e anche degli altri incarcerati. I/le "plantoner@s" ricordano l'importanza del lavoro politico e umano con i familiari dei detenuti comuni di Santiaguito, un lavoro che ha permesso di non isolare i compagni dentro e di rendere le famiglie dei "comuni" coscienti e solidali con i reclusi politici; ovvero, sintetizzano che il buon lavoro con i familiari fuori si ripercuote positivamente sull'atteggiamento dei detenuti con i compagni arrestati. Dunque il presidio permanente di Santiaguito invita gli aderenti all'Altra Campagna a installare un planton anche sotto il carcere del Molino de las Flores di Texcoco, per fare pressione la' dove piu' e' urgente e cominciare il lento lavoro politico con i familiari dei detenuti del posto.
L'intervento successivo, dopo la lettura di una lettera di un detenuto di Oaxaca, ricorda a tutti i presenti di farsi carico anche di quei compagni che non appartengono a nessuna organizzazione ma che, in quanto aderenti all'Altra Campagna e in quanto ribelli, sono stati arrestati nelle varie mobilitazioni nel paese. Conclude: "...fino a quando avremo un solo prigioniero, nessuno di noi sara' veramente libero".
La parola al compagno Eriberto del FPDT che, con tono grave, annuncia a tutti che Ignacio del Valle Medina, Felipe Alvarez Hernandez e Hector Galindo Gochicua, dirigenti del Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra (FPDT), di San Salvador Atenco, sono stati condannati a 67 anni e sei mesi di prigione ognuno. La vendetta dello Stato e' scandalosa! Una condanna pesantissima che lascia la piazza scossa e allibita. Il compagno del FPDT incita comunque a darci animo e a proseguire fermi nel cammino intrapreso.
Dopo la lettura della solidarieta' delle basi d'appoggio dell'EZLN da parte del delegato Amos, la Comandanta Ortensia prende la parola, ancora una volta a nome di tutta la Comandancia dell'EZLN. Rivolgendosi particolarmente alle detenute le invita a resistere, con la pazienza e la tenacia tipica del genere cui appartengono e con la dignita' delle donne ribelli. Legge parole d'affetto e d'incitamento in particolare per Magdalena, indigena mazahua arrestata ad Atenco e ancora incarcerata. A lei, le ricordano che sono i 500 anni di resistenza che fanno delle donne indigene delle guerriere esemplari. Infine sottolinea con fermezza che: "...ricordiamo con rabbia quello che vi hanno fatto quei maledetti assassini e violentatori, quello che hanno fatto quei cani della polizia Federale Preventiva, che non hanno nome, e non c'e' perdono per loro e un giorno la pagheranno molto cara", parole d'un certo peso...
Prende il microfono il Subcomandante Marcos, di cui riportiamo l'intera traduzione del suo rapido intervento:
"Compagni e compagne, come ha annunciato un attimo fa il compagno Eriberto, del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra, ci e' arrivata la notizia che un burocrate della giustizia ha appena condannato a piu' di 60 anni i nostri compagni del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra, che stanno nel carcere d'alta sicurezza dell'Altiplano. Noi come zapatisti, vogliamo solo dire che sono ingenui questi burocrati ed il governo che li condanna, perche' questo sistema non durera' questi 60 anni.
Prima, molto prima, molto molto prima le carceri del Altiplano, di qui di Santiguito, di Texcoco e di tutto il paese, si apriranno ed usciranno tutti questi prigionieri, i politici e quelli cosiddetti comuni e rimarranno solo un poco aperte perche' vi possano entrare Vicente Fox, Peña Nieto, Benita Mora... insomma tutta quella squadra di bestie. Quasi un anno fa, un piccolo gruppo di compagni e compagne si è installato qui nel presidio di Santiguito... non hanno avuto un palco, ne' foto, ne' microfoni, ne' interviste... Pioveva e stavano qui, faceva freddo e stavano qui, faceva caldo e stavano qui, si ammalavano e stavano qui e ...qui sono ora. Uomini e donne come questi, del presidio di Santiguito, sono quelli che fanno dire a noi zapatisti che e' un onore e siamo orgogliosi chiamarli compagne e compagni. Grazie"
Chiude l'Altra Campagna Bambini, con la lettura, da parte di tre ragazzini, delle testimonianze dei minorenni e dei bambini arrestati in quei giorni. L'allucinante sequela di colpi, umiliazioni, insulti e abusi toccata agli adulti si ripete con impressionante somiglianza a danno dei bambini. Ricordando questi incubi e il corpo senza vita del quattordicenne Javier, una bambina si chiede: "insomma, chi e' il vero terrorista?"...
Traduzione integrale degli interventi della Commisione Sesta:
https://www.ecn.org/wws/arc/ezln-it/2007-05/msg00049.html
Cronaca in spagnolo del 5 maggio 2007:
http://www.regeneracionradio.org/index.php?option=com_content&task=view&id=1389&Itemid=41
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