Tradizionalmente, fino al 1968 Panama era stata controllata da una piccola
élite europea, che rappresenta meno del 10% della popolazione, ma quell'anno
le cose cambiarono quando Omar Torrijos, un generale populista, realizzò
un colpo di stato che consentì ai più poveri, neri e meticci (mestizos)
di ottenere almeno una minima parte di potere sotto la sua dittatura militare.
Nel 1981 Torrijos rimase ucciso in un incidente aereo. Nel 1983 il potere era
di fatto detenuto da Manuel Noriega, un criminale che era stato alla corte di
Torrijos ma anche dello spionaggio americano.
Il governo degli Stati Uniti sapeva che Noriega era coinvolto nel traffico di
droga almeno dal 1972, quando l'amministrazione Nixon valutò se fosse
il caso di ammazzarlo. Tuttavia rimase sul libro paga della Cia. Nel 1983, una
commissione del Senato americano concluse che Panama era uno dei principali
centri per il riciclaggio dei proventi della droga, oltre che un crocevia per
il suo smistamento ma i governi americani continuarono a giovarsi dei servizi
di Noriega. Nel maggio del 1986 il direttore della Drug Enforcement Agency (l'agenzia
federale antidroga degli Usa, NdT) elogiò Noriega per la sua "efficace
politica anti-trafficanti". Un anno dopo, lo stesso direttore di compiaceva
"della stretta collaborazione con Noriega", mentre il procuratore
generale Edwin Meese bloccava un'indagine del Dipartimento di Giustizia Usa
sulle attività criminali dell'uomo forte di Panama. Nell'agosto del 1987
una risoluzione del Senato che condannava il dittatore panamense fu bloccata
dall'opposizione di Elliot Abrams, in funzionario del Dipartimento di Stato
che curava la politica americana per l'America Centrale e Panama.
Ciononostante, quando Noriega alla fine venne incriminato a Miami, nel 1988,
tutte le accuse tranne una si riferivano alle attività precedenti al
1984 - cioè quando era un nostro uomo, e aiutava gli Usa nella guerra
contro il Nicaragua, rubava le elezioni con l'approvazione di Washington e,
in generale, faceva gli interessi americani in modo soddisfacente. Non si trattava
affatto di un'improvvisa rivelazione, della scoperta che era un gangster e uno
spacciatore; lo si sapeva da molto tempo.
È tutto molto prevedibile, come dimostrano vari studi e ricerche. Un
brutale tiranno passa il confine tra l'essere un amico da ammirare e il diventare
uno "scellerato" e un "rifiuto umano" quando si macchia
del crimine dell'indipendenza. Un errore piuttosto comune che commettono costoro
è quello di non limitarsi a derubare i poveri - il che andrebbe anche
bene - ma di iniziare a interferire con le situazioni di privilegio, suscitando
l'irritazione dei grandi magnati del mondo degli affari.
Noriega si era reso colpevole di tale delitto a metà degli anni '80.
Sembra tra l'altro che si fosse dimostrato riluttante di fronte alla richiesta
di collaborazione con gli Usa nella guerra dei Contra. La sua indipendenza inoltre
minacciava i nostri interessi nel Canale di Panama. Il 1° gennaio del 1990
l'amministrazione del Canale sarebbe dovuta passare in gran parte a Panama -
il passaggio sarà completato nell'anno 2000. Gli Usa quindi dovevano
essere assolutamente certi che, prima di quella data, Panama fosse nelle mani
di un governo sotto il loro controllo. [22]
Poiché non si poteva essere certi che avrebbe obbedito agli ordini, Noriega
doveva andarsene. Washington così distrusse l'economia del paese imponendo
sanzioni economiche il cui peso ricadde naturalmente sulla maggioranza più
povera e di colore. Anche questa gente iniziò quindi ad odiare Noriega,
soprattutto in quanto responsabile della guerra economica (che era illegale,
se a qualcuno interessa saperlo) che stava facendo morire di fame i bambini.
Subito dopo venne organizzato un golpe militare, ma fallì. Quindi, nel
dicembre del 1989, gli Usa celebrarono la caduta del muro di Berlino e la fine
della Guerra Fredda invadendo Panama in prima persona uccidendo centinaia, forse
migliaia di civili (quanti esattamente nessuno lo sa, e ben pochi a nord del
Rio Grande se ne interessano abbastanza da indagare). Il potere tornò
così nelle mani della ricca élite bianca scalzata dal golpe di
Torrijos: appena in tempo per garantire un governo compiacente in carica al
momento del passaggio delle consegne nell'amministrazione del Canale, appunto
il 1° gennaio del 1990 (come hanno notato alcuni giornali conservatori europei).
Per tutto questo periodo, la stampa americana ha seguito le direttive di Washington,
selezionando i "mostri" secondo le necessità del momento. Le
stesse azioni che prima erano state perdonate, divennero crimini imperdonabili.
Per esempio, nel 1984 le elezioni presidenziali panamensi erano state vinte
da Arnulfo Arias. Ma poi Noriega, senza risparmiare violenza e frodi, le aveva
rubate.
Ma a quell'epoca Noriega non era ancora diventato disobbediente. Era il nostro
uomo a Panama, mentre l'ideologia del partito di Arias era sospettata di contenere
elementi di "ultranazionalismo". L'amministrazione Reagan applaudì
pertanto la violenza e la frode, e inviò il suo segretario di Stato George
Schultz a legittimare le elezioni rubate elogiando la versione noriegana della
"democrazia", additata come esempio ai sandinisti che sbagliavano.
L'alleanza Washington-media e in generale la grande stampa si astennero dal
criticare le elezioni fraudolente; in compenso liquidarono come assolutamente
prive di valore le elezioni sandiniste avvenute nello stesso anno - assai più
libere e oneste -, perché non potevano essere controllate.
Nel maggio del 1989 Noriega falsificò un altro risultato elettorale,
questa volta scippando la vittoria ad un rappresentante dell'opposizione appoggiato
dal mondo dell'economia, Guillermo Endara. Rispetto al 1984, il ricorso alla
violenza fu assai più limitato ma, dal momento che l'amministrazione
Reagan aveva fatto capire di aver scaricato il dittatore panamense, la stampa,
seguendo un copione prevedibile, si tracciò le vesti perché Noriega
non sapeva adeguarsi al nostro sofisticato livello di democrazia.
La stessa stampa incominciò anche a denunciare quelle violazioni dei
diritti umani che in precedenza non erano riuscite ad attirare la sua attenzione.
Prima che invadessimo Panama, nel dicembre del 1989, la stampa aveva demonizzato
Noriega, trasformandolo nel peggior mostro della storia dopo Attila. (In pratica,
una replica della demonizzazione di Gheggafi in Libia.) Ted Koppel predicava
che "Noriega appartiene a quella speciale fratellanza di criminali internazionali,
uomini come Gheddafi, Idi Amin e l'ayatollah Khomeini, che gli americani adorano
odiare". Dan Rather lo mise "in testa alla lista dei ladroni e della
peggior feccia dei trafficanti di droga". In realtà Noriega continuava
ad essere un teppistello di bassa lega - esattamente quello che era quando stava
sul libro paga della Cia.
Ad esempio, nel 1988 America Watch pubblicò un reportage sui diritti
umani a Panama; ne emerse un quadro molto sgradevole. Ma come risultava evidente
da questi racconti - e da altre inchieste - il comportamento del governo Noriega
riguardo ai diritti umani non era neanche lontanamente paragonabile a quello
di altri protettorati americani della regione, e niente affatto peggiore rispetto
ai giorni in cui Noriega era ancora un nostro amico e ubbidiva agli ordini.
Prendiamo ad esempio l'Honduras. Anche se non si tratta di uno stato di macelleria
terrorista come il Salvador o il Guatemala gli abusi nel campo dei diritti umani
sono stati probabilmente peggiori di quelli commessi a Panama. In effetti, in
Honduras è presente un battaglione addestrato dalla Cia, che da solo
ha commesso più atrocità di quante ne abbia sulla coscienza Noriega.
Oppure possiamo esaminare alcuni dittatori finanziati dagli Stati Uniti, come
Trujillo nella Repubblica Dominicana, Somoza in Nicaragua, Marcos nelle Filippine,
Duvalier ad Haiti e tutta una serie di gangster centro-americani degli anni
'80. Tutti quanti molto più brutali di Noriega. Ma gli Stati Uniti li
hanno sostenuti con entusiasmo in anni e anni di atrocità terrificanti
- fintanto che i profitti usciti dai loro paesi finivano nelle casse americane.
L'amministrazione Bush continuò a trattare con rispetto, tra gli altri,
Mobutu, Ceausescu e Saddam Hussein, tutti ben peggiori di Noriega. Suharto in
Indonesia, probabilmente il peggiore assassino di tutto il gruppo, continua
ad essere considerato un moderato dall'alleanza Washington-media. [23]
Addirittura, proprio nel momento in cui invadeva Panama perché "oltraggiata"
degli abusi di Noriega contro i diritti umani, l'amministrazione Bush annunciava
la vendita di nuove tecnologie avanzatissime alla Cina, facendo osservare che
in ballo c'era un affare da 300 milioni di dollari per l'industria americana
e che i contatti erano stati riallacciati segretamente alcune settimane dopo
il massacro di piazza Tienanmen.
Il quello stesso giorno - il giorno dell'invasione di Panama - la Casa Bianca
annunciò anche il progetto (messo in atto pochissimo tempo dopo) di togliere
l'embargo che impediva i prestiti all'Iraq. Con aria impassibile, il Dipartimento
di Stato illustrava il proprio obiettivo: "Far crescere le esportazioni
americane e metterci in posizione migliore per poter trattare con l'Iraq anche
la questione dei diritti umani...".
Il Dipartimento mantenne lo stesso atteggiamento impassibile quando Bush rimproverò
l'opposizione democratica irachena (banchieri, professionisti, eccetera) e bloccò
i tentativi del Congresso di condannare il suo vecchio amico Saddam Hussein.
In confronto ai compagni di giochi di Bush a Baghdad e a Pechino, Noriega sembra
Madre Teresa di Calcutta.
Dopo l'invasione, Bush annunciò uno stanziamento di un miliardo di dollari
di aiuti in favore di Panama. Di essi, 400 milioni furono utilizzati come incentivo
per l'industria americana disposta ad esportare i propri prodotti a Panama,
150 servirono a ripianare i prestiti bancari e 65 andarono agli investitori
privati americani sotto forma di prestiti e di garanzie. In altre parole, più
di metà dello stanziamento fu un regalo da parte dei contribuenti americani
agli industriali Usa.
Dopo l'invasione, gli Usa restituirono il potere ai banchieri. In confronto
al loro, in coinvolgimento di Noriega nel traffico di droga era una bazzecola.
Il narcotraffico da quelle parti è sempre stato svolto soprattutto dalle
banche - il sistema bancario in pratica sfugge ad ogni regolamentazione e rappresenta
quindi un o sbocco naturale per il denaro sporco. [24] Questo
sistema è stato alla base dell'economia sostanzialmente artificiosa di
Panama, e continua ad esserlo - forse in misura maggiore - dopo l'invasione.
Anche le Forze di Difesa panamensi sono state ricostruite e messe nelle mani
degli stessi ufficiali.
In generale tutto è rimasto più o meno come prima, solo che al
potere ci sono servi più affidabili. (Lo stesso vale per Grenada, divenuta,
dopo l'invasione americana, uno dei principali centri di riciclaggio dei narcodollari.
Anche il Nicaragua, dopo la vittoria di Washington nelle elezioni del 1990,
è diventato un crocevia per la droga diretta verso il mercato americano.
Lo schema di ripete - come di ripete la disattenzione dei media.)
21. Vedi Chomsky, Turning the Tide; The Culture of Terrorism, South End, 1988;
Necessary Illusions; Deterring Democracy; Edward S. Herman e Noam Chomsky, Manufacturing
Consent: Postwar Indocina and the Recon-struction of Imperial Ideology, South
End, 1979. Vedi anche John Hassett e Hugh Lacey, Towards a Society that Serves
its People: the Intellectual Con-tributions of El Salvador's Murdered Jesuits,
Georgetown University Press, 1992.
22. Vedi Chomsky, Deterring Democracy, cap. 5.
23. Chomsky, "'What we say Goes': The Middle East in the New World Order",
in Cynthia Peters (a cura di), Collateral Damage, South End, 1992, pp. 44-92.
24. Chomsky, "Year 501: World Orders, Old and New, part. 1", in Z;
marzo 1992, pp. 24-36.