Sotto l'occupazione israeliana, lo sviluppo sensato nei territori è stato bandito. Un'ordinanza ufficiale del ministero della difesa di Israele ha dichiarato che "non verrà concesso alcun permesso per espandere l'agricoltura e l'industria che possa generare competizione con lo Stato di Israele". Lo strumento è familiare alla prassi americana e dell'imperialismo occidentale in genere, che comunemente contemplava regioni di servizio "complementari" ma non lo "sviluppo competitivo" - ragion per cui l'America latina è un'area così disastrata al pari dell'India, dell'Egitto e di altre regioni sotto il controllo occidentale.
Nonostante la barriera posta da Israele allo sviluppo nei territori fosse nota, la sua entità apparve sorprendente persino agli occhi del più informato degli osservatori quando fu possibile visitare la Giordania dopo gli accordi di pace.
Il confronto è particolarmente opportuno, osserva Danny Rubinstein, dal momento che la popolazione palestinese è più o meno numericamente equivalente sui due lati del Giordano, e la sponda occidentale era in una certa misura più sviluppata prima della conquista israeliana nel 1967. Dopo essersi occupato con bravura per anni dei territori occupati, Rubinstein era ben consapevole che l'amministrazione israeliana "aveva deliberatamente peggiorato 1e condizioni in cui i palestinesi dei territori dovevano vivere". Nondimeno egli rimase scioccato e rattristato nello scoprire la sbalorditiva verità.
"Nonostante la Giordania abbia un economia instabile e appartenga al terzo mondo", egli trovò che "il suo tasso di sviluppo è molto superiore a quello della sponda occidentale per non parlare di Gaza", amministrate da una società ricchissima che si avvale di aiuti stranieri senza pari. Mentre Israele ha costruito strade solo per i coloni ebrei, "in Giordania la gente guida su nuove autostrade a multiple corsie, ben attrezzate con ponti e intersezioni". L'elettricità e disponibile ovunque, a differenza della sponda occidentale, dove la grande maggioranza dei villaggi arabi dispone solo di generatori locali che funzionano irregolarmente. "Lo stesso vale per il sistema idrico. Nell'arida Giordania, vari grandi progetti idrici [...] hanno mutato la sponda orientale della valle del Giordano in una densa e florida area agricola", mentre sulla sponda occidentale le risorse idriche sono state destinate all'uso dei coloni e di Israele stessa - circa i 5/6 dell'acqua della sponda occidentale, secondo gli specialisti israeliani. Molti villaggi non hanno affatto acqua corrente e anche città come Hebron e Ramallah mancano di acqua corrente per molte ore al giorno d'estate.
Le fabbriche, il commercio, gli alberghi e le università si sono sviluppate nell'impoverita Giordania, fino a raggiungere livelli discreti. Praticamente nulla di simile è stato permesso sulla sponda occidentale, a parte la costruzione di "due piccoli alberghi a Betlemme". "Tutte le università nei territori sono state costruite solamente grazie a fondi privati e donazioni da parte di Stati stranieri senza ricevere un centesimo da Israele", a parte l'Universita islamica di Hebron, originariamente finanziata da Israele nell'ambito del piano volto a incoraggiare il fondamentalismo islamico affinché minasse alle fondamenta l'Olp, e che ora è un centro di Hamas. I servizi nella sponda occidentale sono "estremamente arretrati" in confronto alla Giordania. "Due grandi edifici a Gerusalemme est che i giordani stavano costruendo nel 1967 e che erano destinati a divenire ospedali e cliniche per i residenti della sponda occidentale sono stati mutati in edifici di polizia dal governo israeliano", che ha rifiutato anche permessi per costruire fabbriche a Nablus e Hebron sotto la pressione dell'industria manifatturiera israeliana che voleva un mercato controllato, privo di competizione. "Il risultato è che l'arretrato e povero regno di Giordania ha fatto molto più per i palestinesi che vivono nel suo territorio di Israele", mostrando "in modo ancora più lampante quanto male siano stati trattati dall'occupazione israeliana".
Così nella striscia di Gaza, "nulla simboleggia meglio l'ineguaglianza nel consumo di acqua, degli umidi prati verdi, delle aiuole irrigate, dei giardini fiorenti e delle piscine delle colonie ebraiche nella sponda occidentale", osservano due corrispondenti del Financial Times, mentre i vicini villaggi palestinesi si vedono negare il diritto di scavare pozzi e hanno acqua corrente - solo un giorno per diverse settimane - inquinata dagli scarichi fognari, cosicché gli uomini devono salire in macchina per recarsi in città a riempire taniche d'acqua o appaltare a privati il servizio a un costo quindici volte maggiore. Israele reclama il diritto all'acqua della sponda occidentale - che fornisce qualcosa come il 30 per cento de11e risorse idriche israeliane e metà dell'acqua impiegata per l'agricoltura - per "consuetudine storica" a partire dall'occupazione del 1967. E' difficile immaginare che ceda questa preziosa risorsa a qualsiasi autorità palestinese, un fatto che da solo rende i discorsi sull'autonomia praticamente insensati.
L'imponente letteratura apologetica racconta una storia differente, lodando la "benigna" occupazione che ha portato simili benefici agli ingrati palestinesi "facendo fiorire il deserto". Pone anche molta enfasi sul grande aumento delle opportunità di istruzione offerte alla popolazioni palestinese sotto il governo israeliano - trascurando, tuttavia, ciò che diceva Rubinstein, e anche qualche altra cosa. In discussioni interne, i funzionari del governo hanno raccomandato di concedere tali opportunità scolastiche nel contesto del piano globale volto a "trasferire" i palestinesi altrove, nella misura del possibile. La speranza e che "molti laureati possano emigrare dalla regione" dal momento che non vi sarà alcuna opportunità per loro sotto il governo israeliano (Michael Shashar, portavoce del governo militare nei primi anni dell'occupazione). Per i palestinesi che rimangono, non deve esservi altra scelta se non quella di una esistenza marginale in villaggi isolati o di un lavoro servile in atroci condizioni in Israele.
I lineamenti di fondo del "processo di pace" sono stati descritti in modo realistico dalla professoressa dell'università di Tel Aviv Tanya Reinhardt, la quale ha fatto rilevare come sia un errore accostare gli accordi che vengono attualmente imposti alla fine dell'apartheid in Sudafrica; piuttosto, dovrebbero venire comparati con l'istituzione di quel mostruoso sistema, con le sue misure di "autonomia" per "nuovi stati indipendenti", così come venivano viste dai razzisti sudafricani e dai loro leali amici. Gli Stati Uniti versano denaro a palate che in effetti viene destinato alla confisca di terre, all'edificazione e allo sviluppo nei territori occupati, a finanziare forze di sicurezza, e così via. Il risultato di tutto ciò sarà che i palestinesi finiranno per essere un popolo sottomesso, privo di diritti, o giungeranno ad un punto tale di disperazione da cercare di andarsene. La Giordania può essere vista come un potenziale terreno di dumping, che resisterà, ma forse in modo inefficace dato che viene assorbita sempre più completamente come una regione dipendente all'interno dell'economia israeliana di gran lunga più ricca e potente.
E' prevedibile che Israele e la corrente dell'Olp che fa a capo ad Arafat saranno uniti nella ferma opposizione alla democrazia nelle aree ad amministrazione palestinese. Si possono solo ammirare Rabin e Peres per la franchezza con la quale annunciano che "se Hamas vince le elezioni per il parlamento dell'Autonomia - l'accordo decade". Arafat naturalmente plaudirà, nello stesso modo in cui ha invalidato le elezioni del novembre del 1994 al Consiglio di Fatah nella regione di Ramallah, e ha fatto in modo che non venissero più indette, dopo la sconfitta dei suoi sostenitori. E anche difficile immaginare che Israele ponga fine la sua occupazione illegale del Libano meridionale (nonostante l'invito del Consiglio di sicurezza del marzo 1978 al ritiro immediato e incondizionato) o alle operazioni terroristiche che conduce a volontà in quella e altre regioni del Libano; tra queste si intendono non solo le atrocità delle quali viene occasionalmente data notizia, ma anche i casi minori non riportati negli Stati Uniti: per esempio, il divieto che Israele ha imposto sulla pesca a sud di Tyre per quasi 20 anni; o il rapimento di un libanese del sud annunciato dall'esercito nel luglio del 1994, portato in Israele col sospetto di aver partecipato ad operazioni contro gli occupatori israeliani e il loro esercito assassino - operazioni che sono di legittima difesa, non di terrorisrno, in accordo con la principale risoluzione delle Nazioni Unite sul terrorismo, che nel dicembre 1986 ottenne 153 voti a favore e 2 contrari con Honduras unico astenuto; ma in effetti venne respinta, poiché gli Stati Uniti votarono contro (assieme ad Israele); e perciò non è stata riportata ed è bandita dalla storia.
La colonizzazione del Medio Oriente: le sue origini ed il suo profilo
tratto da Noam Chomsky - "Il potere; Natura umana e ordine sociale" - Editori Riuniti 1997