Caliente 1

Autodifesa digitale

Sappiamo che negli ambienti libertari spesso la tecnologia non è vista molto bene. Si pensa a 1984 di Orwell o a film come Brazil di Terry Gilliams. La tecnologia ci permette di volare da una parte all’altra del mondo al doppio della velocità del suono, ma solo a patto che prima di salire sull’aereo ci sottoponiamo all’esame di metal detectors e di macchine a raggi X.

Ma non è solo la tecnologia moderna ad essere stata usata dal potere: già nel medioevo esistevano macchine sofisticate per torturare i prigionieri e per tenere sotto controllo la gente.

Tuttavia, se la si guarda con po’ di scaltrezza la tecnologia oggi potrebbe rappresentare anche uno dei terreni più interessanti per riprendere possesso delle molte libertà che ci sono state sottratte dall’apparato statale. Non è da dimenticare che spesso un uso accorto della tecnologia favorisce chi fa uso dell’intelligenza piuttosto che della forza bruta, e favorisce chi si sa adattare piuttosto che chi è troppo rigido - e senz’altro lo stato in genere non si può definire né intelligente né flessibile.

Un esempio storico interessante di innovazione tecnologica utilizzata per indebolire il potere dell’autorità costituita è l’invenzione della balestra. Con la balestra un qualsiasi contadino senza nessun addestramento militare, per la prima volta poteva colpire mortalmente un bersaglio a 50 metri di distanza anche se si trattava di un cattivissimo cavaliere reale con tanto di spada, armatura e anni di addestramento militare. Rispetto all’arco tradizionale, che esisteva già da prima, la balestra era un po’ meno potente e un po’ più lenta da caricare, ma aveva come lato positivo il fatto di non richiedere nessun addestramento specifico, mentre per usare bene un arco era ed è ancora necessaria una buona dose di coordinamento muscolare, forza e mira, e per imparare queste cose esistevano, come esistono ancora oggi, i soldati professionisti. Con la balestra è sufficiente caricare, mirare e tirare il grilletto.

Siccome gli unici cavalieri armati che facevano visita al contadino medio erano soldati governativi e/o gente che passava a raccogliere le tasse, l’utilità di una macchina come la balestra era immediatamente evidente. Con la balestra i poveracci potevano difendersi non solo gli uni dagli altri, ma anche e soprattutto dagli sbirri dell’epoca. Non c’è da stupirsi, quindi, che i re e i preti minacciavano rispettivamente di morte e di scomunica chiunque detenesse queste armi illegalmente.

È una storia che si ripete in parte con la tecnologia delle armi da fuoco, in particolare con i fucili automatici e le pistole – che hanno radicalmente cambiato i rapporti di potere interpersonali. I vecchi pionieri del west chiamavano la famosa colt 45 l’"equalizzatrice" – con quell’arma una qualsiasi ballerina da saloon poteva difendersi da sola nei confronti del più grosso maschiaccio arrapato. Perfino la pubblicità dell’epoca reclamizzava i nuovi fucili automatici dicendo che "un uomo a cavallo, armato di questo fucile, non potrà mai essere catturato da nessuno".

Tornando al presente, esistono delle tecnologie attuali che possono rappresentare l’equivalente della balestra, come salto qualitativo nelle tecniche di difesa personale. Una di queste tecnologie è l’arte di "camuffare" il contenuto delle proprie comunicazioni private in modo da renderle illeggibili a occhi estranei: la crittografia. Un’arte antichissima e usata da sempre dai militari, ma che da pochi anni ha trovato applicazioni interessantissime e alla portata di chiunque. Con la crittografia a chiave pubblica, in particolare, non solo è possibile proteggere i dati riservati in proprio possesso (che si tratti di segreti industriali, piani terroristici o lettere d’amore), ma è anche possibile comunicare in forma privata tra estranei che non si sono mai incontrati di persona e che non hanno mai concordato nessuna parola d’ordine segreta.

Con un computer del costo di meno di un milione di lire, oggi chiunque è già in grado di creare e utilizzare un sistema di crittografia che non è possibile superare nemmeno con decine di anni di calcolo da parte di supercomputer cray del costo di svariati miliardi. È già possibile crittare in questo modo, oltre a dati digitali, anche la voce in tempo reale, per esempio al telefono, e presto perfino il video.

In questo caso vediamo che una certa tecnologia ha reso totalmente inutili tutte le varie tecniche di intercettazione usate tradizionalmente dalle polizie di tutto il mondo, e con questo ha reso teoricamente impossibile il controllo statale sui trasferimenti di informazioni.

Tutto questo si inserisce in un discorso che è evidentemente politico, ma che è politico in un senso un po’ diverso dal solito. Spesso l’attivismo politico tradizionale si inserisce in un’ottica di sacrificio, di lavoro, sofferenza, lotta affinché, nelle parole del pifferaio di turno, "i nostri figli o i figli dei nostri figli possano vivere in un mondo migliore". Oppure si chiedono soldi, tempo e impegno per la "causa".

Nulla di tutto questo. Il valore politico che noi vogliamo dare alla crittografia e ai suoi rapporti con l’autorità statale è completamente diverso.

Certamente è possibile pensare ad una campagna politica di tipo tradizionale, fatta di lobby, movimenti, manifestazioni, volontariato, militanza, nel tentativo per esempio di convincere lo stato ad abolire la sua ingerenza nella nostra vita privata, quindi ad abolire le intercettazioni e la censura. Ma con molto meno sforzo io, che sono un singolo individuo che pensa solo al proprio egoistico interesse, posso insegnare ad ogni altro libertario interessato come si usa la crittografia, e in questo modo come si aboliscono le intercettazioni, in modo UNILATERALE. Unilaterale perché ognuno di noi può decidere ORA, in questo momento, che non vuole più essere spiato da nessuno sbirro di nessuno stato, e nel momento in cui lo decide si è già riappropriato del proprio diritto alla privacy senza chiederlo e senza elemosinarlo a nessuno, tanto meno allo stato o al governo.

Nel prossimo numero di Caliente: Crittografia a chiave pubblica: istruzioni per l’uso.

M.I.P.S.