Introduzione

ALLE ORIGINI DEL PCI NEI CASTELLI ROMANI

ELEMENTI PER UNA STORIA

di ENRICO MAGNI

"A Genzano opera già una fortissima cellula comunista. Ricordo che dopo la scissione di Livorno la sezione di Genzano passò per il 90% al Partito comunista" (1) .
Così scriveva Oreste Lizzadri nel suo diario degli anni 1943-1944.

Ed proprio a Genzano che nasce la prima sezione del P.C.d.I. dei Castelli Romani. Anzi, verso la fine del 1920 si ebbe una sorta di anticipazione con il congresso del circolo giovanile. Allora la mozione comunista, dopo una appassionata discussione alla presenza di Luigi Polano, segretario nazionale dei giovani socialisti, ebbe la stragrande maggioranza e dopo la scissione di Livorno il circolo passò quasi intieramente al P.C.d.I. (sui 150 iscritti che contava, soltanto 3 o 4 rimasero nella vecchia organizzazione).   

Anche ad Albano la sezione socialista si schiera in gran parte con la frazione comunista e dopo la scissione aderisce al P.C.d.I. Come ricorda Severino Spaccatrosi nelle sue memorie gli aderenti alla frazione comunista abbandonarono il Congresso socialista che si stava svolgendo a Palazzo Savelli e si recarono in corteo al Teatro Sociale, in via di Mezzo della Rotonda dove danno vita alla sezione comunista. Emblematicamente ripetono lo stesso "rito" avvenuto a Livorno, volendo cosà significare la rottura con il vecchio P.S.I. e la nascita di un nuovo partito della classe operaia.

Il P.S.I. nei Castelli Romani aveva acquisito nel corso degli anni una grande forza ed un esteso consenso elettorale. Forza e consenso che derivavano da un intreccio profondo tra partito socialista e movimento contadino che si unificano, a volte, nelle stesse persone. A Genzano, ad esempio, il prestigioso capolega Tommaso Frasconi, ad essere eletto sindaco dopo la vittoria elettorale del partito socialista alle elezioni amministrative del 1914.

E fu proprio il ruolo di orientamento e organizzazione delle lotte contadine e bracciantili, soprattutto nell'ultimo decennio dell'ottocento, che segnò lo spartiacque tra il partito socialista e le altre forze politiche castellane.

"Le lotte contadine collegate alla questione della terra rappresentano per un lungo arco di tempo il nucleo centrale dello scontro sociale, su cui si debbono cimentare le diverse formazioni politiche. E' proprio nella incapacità di dare risposte adeguate a tali temi che si registrano da un lato i limiti dell'associazionismo repubblicano e, dall'altro, al contrario, le ragioni del rapido estendersi della rete organizzativa del costituendo partito socialista" (2) .

E i fermenti che faranno forte l'organizzazione socialista nei Castelli Romani, vengono da lontano: dalla consistente partecipazione di cittadini dei Castelli Romani alle lotte risorgimentali, alla formazione ed al rapido estendersi delle Società Operaie e contadine di mutuo soccorso negli anni '70 dell'ottocento e fino alla nascita ed allo sviluppo delle Leghe contadine di resistenza protagoniste delle lotte contro i lunghi orari di lavoro, per migliori condizioni salariali e di vita, per la terra. Di un movimento contadino e di un P.S.I. che seppero rifuggire nei momenti cruciali dal settarismo o da tendenze economicistiche collegandosi alle correnti ed ai fermenti culturali presenti nei comuni dei Castelli Romani ed alle esigenze di forti idealità. Tra queste la solidarietà internazionale ai popoli in lotta per la loro libertà e la pace saranno per lungo tempo una costante del movimento contadino e socialista e delle forze democratiche e di sinistra pi· in generale. L'11 marzo del 1897 dopo una manifestazione con il socialista Guido Pedrecca ed il repubblicano Onorato Mereu sulla piazza di Genzano viene votato un ordine del giorno per l'indipendenza di Candia dal dominio turco che definisce l'aspirazione di Candia alla sua libertà "preludio all'internazionale dei lavoratori" (3).
Importante sarà il contributo di mobilitazione e di lotta contro la guerra di Libia ma le punte piò alte vengono raggiunte nella battaglia per la neutralità dell'Italia durante il 1° conflitto mondiale. Ci sono manifestazioni, iniziative, votazioni di o.d.g. nei consigli comunali che in alcuni casi si attirano le ire prefettizie. I socialisti dei Castelli Romani si schierano in gran parte per la linea ufficiale del P.S.I. "nè aderire, nè sabotare" ma decine di giovani scelgono la diserzione dandosi alla macchia e impegnando carabinieri e funzionari di p.s. in lunghe indagini, in veri e propri rastrellamenti, a volte anche in conflitti a fuoco. Oppure, pur presentandosi alla chiamata alle armi si fingono pazzi, pur di non indossare la divisa ed essere tra i protagonisti "dell'inutile strage".

    Ecco, è possibile comprendere la storia del P.C.I. nei Castelli Romani, della sua forza, del suo radicamento ed insediamento sociale ed anzi della sua capacità di accrescerlo perfino negli anni del fascismo, delle sue peculiarità rispetto ad altre realtà della provincia romana e della stessa città di Roma se si ha ben presente come retroterra e non si smarrisce il filo unitario costituito dal grande solco delle lotte contadine e bracciantili, che è storia ricca e vibrante di episodi rilevanti e di conquiste di eccezionale portata.

    Numerose ricerche, testimonianze e studi sulle lotte contadine e bracciantili fanno emergere la zona dei Castelli Romani come la zona "rossa " per eccellenza (4) . Consistenti lotte contadine ed anche scioperi si svilupparono nei Castelli Romani a partire dagli anni '80 del secolo scorso. Il primo episodio di cui si sappia, ricordato anche da fonti ufficiali, avviene a Velletri il 27 e 28 giugno 1881. Per due giorni cento mietitori scioperano contro il mancato pagamento dei salari, e si agitano fino a che il proprietario non è costretto ad accettare parte delle richieste (5).

Tra i pochi comuni del Lazio che videro l'estendersi delle agitazioni durante i moti del pane del 1898 vi fu Genzano, dove essi furono particolarmente vigorosi e violenta fu la reazione della truppa che lasciò sul terreno due morti, molti feriti ed in seguito ai quali furono operati decine e decine di arresti e comminati centinaia di anni di carcere.

Tra alterne vicende di conquiste eccezionali come quella delle 6 ore di lavoro per i braccianti genzanesi nel 1908 e di arretramenti e sconfitte, il contributo piò forte che i Castelli Romani hanno dato è stato, forse, il grande movimento dell'occupazione delle terre nel biennio 1919-1920.  

L'ampiezza del movimento, la forza che sprigiona, la simultaneità e la forte capacità di organizzazione e direzione della Federazione laziale dei lavoratori della Iena impressionava fortemente. Queste forti agitazioni strappano un primo risultato con il decreto del 1 settembre 1919,  n. 1633, meglio conosciuto come "decreto Visocchi" dal nome del Ministro dell'Agricoltura dell'epoca. "In esso si pone in risalto prima di tutto la necessità economica nazionale di aumentare la produttività del suolo; si illustrano le condizioni di scarsa o nessuna coltivazione proprie ad alcune zone di latifondo; si autorizza la concessione di terre incolte e mal coltivate ad organizzazioni di contadini per un massimo di quattro anni, salvo proroga definitiva; si stabilisce la costituzione di una commissione apposita presso il Ministero dell'Agricoltura nonchè altre norme per l'applicazione pratica". Il decreto Visocchi viene salutato come una vittoria dal movimento contadino e giudizi positivi esprime anche il partito socialista. Giovanni Monici, deputato e tra i pi· noti e apprezzati dirigenti socialisti del Lazio scriverò che "Il Lazio nostro con le occupazioni pacifiche delle terre, anticipando le legislazioni dei ministri, ha lasciato un'impronta indelebile..." (7) . Ma solo qualche mese dopo, nel gennaio del 1920 con la scusa di modificare la legge, sulla base dell'esperienza acquisita, il decreto Visocchi sarà sostituito dal decreto Falcioni, con una normativa molto piò restrittiva.

Il 5 settembre in un convegno provinciale ed il 9 settembre in un convegno dei Castelli Romani i contadini sollecitano l'inizio di nuove invasioni. Sempre il Caracciolo afferma: "La zona dei Castelli Romani è tormentatissima. Occupazioni avvengono nei territori dei comuni di Albano, Ariccia, Castelgandolfo, Genzano, Grottaferrata, Marino, Montecompatri, Monteporzio, per un totale di 4-5000 contadini" (8).

E' proprio nel biennio 1919-1920 che il movimento contadino raggiunge l'apice della sua forza e della sua rappresentatività. Leghe contadine di resistenza sono presenti in tutti i comuni, impongono tariffe salariali, si battono contro l'utilizzazione dei prigionieri di guerra come salariati agricoli e per un periodo riescono anche a determinare i livelli occupazionali nelle campagne.

E in questo ambiente notevolmente politicizzato, di un forte e organizzato movimento contadino e in cui il P.S.I. ha un radicato e profondo insediamento e consolidati collegamenti di massa che nel 1921 nasce il Partito comunista d'Italia, sezione della III Internazionale.

Tra le pi· forti e attive appaiono immediatamente le sezioni di Albano e Genzano, per numero di iscritti, capacità organizzative, possibilità di assumere e svolgere ruoli e funzioni dirigenti.

Ma sezioni comuniste si costituiscono anche a Velletri,Frascati, Ariccia. Un questionario sull'organizzazione inviato dal centro del P.C.d.I. al Comintern da i seguenti dati organizzativi per la circoscrizione di Roma, al 31 dicembre 1921:

iscritti 843

sezioni 24 di cui

Le sezioni fino a 50 iscritti erano ventuno; due le sezioni con un numero di iscritti da 50 a 100 e una soltanto la sezione con un numero compreso nella fascia da 250 a 500 (9). La gran parte degli iscritti è riferita a Roma città, l'esistenza di ventuno sezioni "rurali" di già il segno di una presenza consistente del neonato partito comunista nelle campagne della provincia romana.

    Nel comitato direttivo della sezione di Genzano troviamo comunisti come Salvatore Capogrossi. Ercole De Santis, Tiberio Ducci, Angelo Bevilacqua, Fulvio Mandrella, Orlando Belardi, Salvatore Attenni, Timoteo Bernardini. Tiberio Ducci, segretario della sezione; Salvatore Capogrossi era il responsabile degli " Arditi del popolo " formazioni militarmente organizzate che cercavano di contrapporsi alla violenza fascista e che riuscirono ad impedire ai fascisti di entrare a Genzano fino a dopo la marcia su Roma; Angelo Bevilacqua fu nominato responsabile di zona.

Di fronte al dilagare della violenza fascista che si avvale delle coperture delle autorità e di squadre esterne, non trovando nei comuni dei Castelli Romani che pochi e squalificati elementi, i comunisti non restano a guardare ma passano al contrattacco.

Il comitato di zona organizza una grande manifestazione nel Comune di Albano, ai Cappuccini, nel quale parlerà Nicola Bombacci a nome del centro del Partito. Ma dopo la marcia su Roma il fascismo dilaga anche nei Castelli Romani non potendo accettare sacche di resistenza alle porte della capitale dello stato fascista. Una spedizione punitiva viene organizzata alla vigilia del Natale del 1923 contro il "cuore" della resistenza al fascismo: la "roccaforte rossa " di Genzano. Il 22 dicembre Genzano fu circondata da squadracce comandate dal console fascista di Marino. Furono distrutte, saccheggiate e incendiate case e negozi, manganellati decine di antifascisti, socialisti e comunisti.

Sotto l'onda della furia fascista l'organizzazione comunista sbanda e comincia ad accusare i primi colpi.

In una relazione sulla situazione politica e lo stato del Partito inviata al centro si dice: "Tessere distribuite oltre 400". Esistono parecchie sezioni in provincia, specialmente nei Castelli, che funzionano discretamente. In generale non vi sono stati tradimenti, e pochi sono pure coloro che sono emigrati o che comunque si sono ritirati. Se i compagni della Federazione si occuperanno interamente del lavoro del tesseramento, si potranno distribuire ancora, entro 1 anno, forse 120 tessere nella città e circa 200 nella provincia. Nel Lazio continua a regnare il terrore, tuttavia il fascismo è in crisi quasi dappertutto. Quasi tutti i fasci sono stati recentemente disciolti, epurati e ricostituiti. Le amministrazioni comunali fasciste hanno fatto in genere pessima prova e si può affermare che la maggioranza della popolazione è, nel suo istinto, antifascista, e che la massa lavoratrice (braccianti e anche piccoli proprietari) guarda con simpatia - o, per meglio dire - con rimpianto, con... nostalgia al nostro movimento. I socialisti non hanno forze. La ripresa del movimento proletario sarà senza dubbio diretta dai nostri.

    Nel Lazio, oltre ad alcuni sindacati operai nei centri pi· importanti, esistevano specie nei Castelli, delle buone leghe di braccianti e contadini. Oggi il movimento sindacale in provincia non esiste pi·, sia perchè le leghe vennero sciolte con la violenza e sia perchè gli agrari, per fiaccare la massa, ricorsero e ricorrono tuttora alla mano d'opera forestiera. La parte migliore della massa agricola locale si trova perciò disoccupata.

      Tuttavia, appena la situazione migliorerà, sia pure lievemente, vi è senza dubbio una buona ripresa del movimento sindacale sotto le nostre direttive (10).

    Ed in una relazione morale firmata dal Comitato esecutivo della Federazione comunista laziale e ricevuto dal Segretariato della commissione esecutiva dell'Internazionale Comunista il 10 gennaio 1924:

Nel mese di marzo 1923 avemmo l'incarico dall'Esecutivo di assumere la dirigenza della Federazione Laziale e di tentarne la riorganizzazione. Come consegna ricevemmo: la rubrica della sezione di Roma con una parziale ripartizione rionale; alcuni indirizzi di fiduciari della provincia con le avvertenze che, data la situazione, non dovevamo fidarcene completamente. Insieme ad alcuni buoni e provati compagni ci mettemmo subito al lavoro. Non spenderemo molte parole per dimostrare attraverso quali difficoltà si sia svolto il nostro lavoro di riorganizzazione, specialmente in provincia. Solo rileveremo che, mentre a Roma il lavoro e stato continuamente molestato, e lo è tuttora, dalla Polizia (squadra politica), in Provincia viceversa, i compagni hanno vissuto e vivono sotto il terrore fascista che non diminuisce affatto la sua oppressione. Accenniamo pure alla difficoltà riorganizzativa derivante dalla non abitudine dei singoli compagni a compiere un lavoro illegale, conseguenza questa derivata dal sistema organizzativo demagogico e bluffistico ereditato dal Partito Socialista. Nonostante ciò, ecco quello che siamo riusciti a fare in otto mesi di attività.

ORGANIZZAZIONE POLITICA . - Un soddisfacente inquadramento rionale della Sezione di Roma con i tesserati e simpatizzati. Detto inquadramento si divide in 17 zone, complessivamente n. 45 gruppi. Il collegamento fra i compagni, i capi gruppo, i capi zona e l'Esecutivo Sezionale è buono ed è mantenuto allenato da periodiche riunioni, per mezzo delle quali i compagni sono tenuti al corrente della situazione politica e delle disposizioni scarse che ci pervengono dall'Esecutivo. Nulla abbiamo lasciato intentato perchè l'attività dei compagni non venisse a mancare. Le sottoscrizioni Pro LAVORATORE di 5.000 lire circa. Abbiamo preparato e pubblicato per ben 3 volte un Bollettino illegale, il quale oltre a dare ai compagni le direttive del Partito sugli avvenimenti politici contingenti, ha servito a perfezionare l'inquadramento in modo che siamo riusciti a fare giungere detto bollettino dalla sezione ai compagni in una sola serata. L'assistenza alle vittime, organizzata da un apposito Comitato, sotto la dirigenza dell'Esecutivo Sezionale ha richiesto una somma d'attività e di mezzi finanziari non indifferenti. Attualmente è in corso una sottoscrizione Pro QUOTIDIANO la quale per il modo come è organizzata e i benefici morali e finanziari che vi si ritraggono ha ricevuto anche il plauso dell'Esecutivo Nazionale, il quale ha invitato tutte le Federazioni d'Italia a seguire il nostro esempio. In provincia, malgrado il terrore fascista e malgrado l'assoluta deficienza dei mezzi finanziari, abbiamo organizzato e tesserato le seguenti sezioni che figurano nel seguente specchietto, dove figurano anche le forze del 1922.

LOCALITA'
1922
1923
Roma
459
388
Albano
25
18
Ariccia
13
10
Frascati
18
18
Genazzano
-
5
Anzio
24
11
Zagarolo
9
9
Cave
7
5
Cisterna
16
-
Tarquinia
13
-
Olevano Romano
12
-
Sezze
10
-
Velletri
49
36
Tivoli
80
7
Genzano
40
40
Lanuvio
-
10
Nettuno
12
10
Nepi
-
4
Palestrina
14
5
Canino
14
-
Civitavecchia
22
-
entana
10
-
Ostia
25
-
Subiaco
38
-

Sono in corso di costituzione le sezioni dei seguenti paesi: Roiate. Civitavecchia, Grottaferrata, Poggio Tulliano, Ostia, Montecompatri, Monteporzio, Rocca di Papa, Tarquinia, Monterotondo, Civitacastellana, Terracina (11).

L'organizzazione comunista ha ormai una sua forza ed un suo radicamento che mai il fascismo riuscirà ad annullare. Gli anni che arrivano fino alle leggi eccezionali, che furono promulgate nel novembre del 1926, sono anni non solo di resistenza al fascismo ma addirittura di consolidamento della rete organizzativa del P.C.d.I. ed in alcuni casi, come a Genzano, quello di, per certi versi, precedere l'indicazione del lavoro cospirativo.

Il rapimento e l'assassinio di Giacomo Matteotti provocano anche nei Castelli Romani una fortissima emozione e sdegno. Grandi mobilitazioni popolari mettono alla corda il fascismo i cui esponenti evitano di farsi vedere in giro. Genzano, tra i centri pi· attivi fu vittima di brutali rappresaglie da parte dei fascisti che, durante un "raid" il 4 agosto del 1924 aggredirono e uccisero Salvatore Buttaroni. Il giorno successivo si svolsero i funerali che riuscirono una grande manifestazione popolare di condanna.

E il 1 gennaio 1925 vi fu a Genzano un raduno di centinaia di fascisti provenienti da tutta la provincia per, ricorda Salvatore Capogrossi, ridare animo ai fascisti locali che non osavano portare piò il distintivo fascista all'occhiello. Appena scesi dai camion incominciarono ad aggredire ed a provocare i cittadini. Per primo fu aggredito Giuseppe Buttaroni, fratello di Salvatore, assassinato il 4 agosto. In un attimo si radunarono i capi gruppo degli arditi del popolo per affrontare i fascisti. Cittadini di ogni età si unirono agli arditi del popolo, i cittadini portavano armi di ogni genere: fucili da caccia, pistole, falce, roncole, ecc. Al grido di morte al fascismo sfilò un corteo di parecchie centinaia di persone. La forza pubblica s'intromise tra manifestanti e fascisti ed i carabinieri spararono in aria. Gli arditi del popolo risposero al fuoco e nel conflitto rimase a terra un fascista di Castelgandolfo, un certo Pezzi.

La risonanza degli scontri fu assai vasta e lo stesso Mussolini ne parlò nel suo famoso discorso alla Camera deI 3 gennaio 1925(leggi). La lotta al fascismo divenne, come sottolinea lo stesso Spaccatrosi, un punto discriminante e tra gli antifascisti erano i comunisti l'avanguardia riconosciuta.

I mesi del 1925 sono mesi decisivi per la formazione dei gruppi dirigenti nei Castelli Romani. E allora che si tengono alcune riunioni clandestine a Monte Gentile con Ruggero Grieco, a Genzano e Fontana Sala con Antonio Gramsci. E quelle discussioni che Gramsci avrà con braccianti, contadini, operai, artigiani sul risorgimento italiano, la tattica e la strategia del P.C.d.I. e, ricorda ancora Capogrossi, "con quale politica occorreva adeguarsi per superare la cosiddetta politica della estrema sinistra del bordighismo che stava isolando il Partito dalle masse"resteranno a lungo nella memoria dei comunisti.

Alla fine del '25 è forse proprio Gramsci a partecipare al Congresso della Federazione comunista laziale che si terrà ad Albano. In una lettera firmata Neri del gennaio 1926 che resoconta i lavori del Congresso si legge:

"Cari compagni, i risultati numerici sulle votazioni del Congresso Laziale voi certamente li conoscete per mezzo di Antonio e Palmi.
Ad ogni modo qui ora li ripeto e sono precisamente i seguenti: iscritti 1.862; per la centrale, 1.060; per la sinistra 42. Una zona della provincia e due settori di città pur avendo precedentemente il Congresso riunito i loro organi di base e dati i loro voti, al Congresso stesso non erano rappresentati.
Trattasi di 200 voti che la Federazione di Roma si è impegnata di comunicarmi in tempo come vanno ripartiti. I 560 voti mancanti sono incontrollati e incontrollabili (per ora) iscritti alla Federazione Laziale (infatti sono appartenenti al disciolto settore III o di zona della provincia non ancora ben riallacciate)" (12).

E' nel 1925 che, nonostante l'infuriare della reazione fascista e l'unitapoliziesca e nel clima politico di preoccupazione e sfiducia che lo stesso Spaccatrosi sottolinea nelle prime pagine dei suoi ricordi, vengono gettate le basi di quella organizzazione che riuscirà a reggere l'urto anche nei difficilissimi anni '30. E' proprio nel '25 che il centro del Partito interviene ripetutamente per la costituzione delle cellule di contrada e per riorganizzare le organizzazioni sindacali e le leghe contadine mentre si organizza il soccorso vittime con un tesseramento autonomo e prosegue un lavoro di diffusione della stampa comunista e di raccolta di fondi per l'Unità.

Il quadro dimostrativo delle copie dei giornali e della stampa del Partito venduta nella provincia di Roma nel corso del 1924 è il seguente (13) :

Seme Compagna

Prov.Roma Ri. A. Ri. A. Ri. A. Ri. A.
Roma 600 18 40 7 320 6 100 -
Albano 20 - 5 - - 10 5 -
Ariccia 5 - - - - - - -
Colleferro 10 - - - - - - -
Cave 6 - - - - - - -
Fiano 5 - - - 5 - - -
Genzano 60 - 10 - 10 - 15 -
Nettuno 10 - - - - - - -
Palestrina 10 - - - - - - -
Tivoli 20 - - - 50 - - -
Viterbo 10 - - - - - - -
Velletri 30 2 - - 10 - - -
Terracina - 2 - 1 10 10 - -
Tarquinia - - - - - - 10 -
Caprarola - - - - 10 1 - 1
Cisterna - 3 - - 15 1 - -
S.Vito - 6 - - 5 - - -
Priverno - 1 - - 10 1 - -
Monterotondo - 1 - - 50 - - -
Civitacastellana - - - 3 - - - -
Artena - - - - 10 2 - -
Anagni - - - - 10 - - -
Cervara - - - - 5 - - -
Arsoli - - - - 5 - - -
Bassiano - - - - 5 - - -
Capranica - - - - 5 - - -
Ceccano - - - - 10 - - -
Celleno - - - - 10 - - -
Civitavecchia - - - - 10 - - -
Filacciano - - - - 5 - - -
Fiumicino - - - - 10 - - -
Frosinone - - - - 15 - - -
Trevignano - - - - 30 - - -
Grottaferrata - - - - 10 - - -
786 33 55 11 635 31 130 1

Intanto la situazione organizzativa del Partito Comunista tende a consolidarsi. "La provincia è divisa in cinque zone, la prima è quella dei Castelli Romani la quale nei 4 settori che la compongono vi sono circa duecento iscritti ben organizzati in cellule di contrada ed agricole. Il buon funzionamento di questa zona è dimostrato dal contributo che ha dato per la sottoscrizione Pro-minatori la quale nella sola Genzano ha raggiunto L. 1.600 circa per formare un totale in tutta la zona di circa 3.000 lire. Bisogna tener presente però che questa è la zona che sempre ha meglio funzionato anche perchè vicina alla direzione della Federazione pi· facile ad avere costantemente con questa contatti perchè i viaggi vengono a costare poca spesa" (14).

Un lavoro particolare viene dedicato ai contadini. Nelle riunioni clandestine a Monte Gentile, Grieco spinge alla costituzione di associazioni contadine. Nello stesso rapporto organizzativo già citato si dice: "Ed ora passiamo all'attività dei vari comitati di lavoro, cominciamo dal comitato agrario che esiste, ossia il comitato lo abbiamo che risiede a Genzano che è stato formato da poco tempo, per il fatto stesso che uscito fuori zona poco può funzionare" (15).

Ma è da qui che si formerà l'associazione di difesa dei contadini e nel 1926 le proposte dei comunisti arrivarono ai contadini ed ai braccianti attraverso questo documento che riportiamo integralmente per il suo valore documentario:

CONTADINI E SALARIATI
AGRICOLI DEL LAZIO.


Assistiamo in questi giorni in tutti i paesi del Lazio ad una manovra dei fascisti per convincervi ad entrare nei sindacati nazionali i quali, dicono essi, salvaguarderanno meglio delle vecchie organizzazioni di classe gli interessi dei contadini e dei salariati agricoli. Ma noi vi ricordiamo, contadini del Lazio, che il fascismo è sorto in Italia come la difesa armata della grossa borghesia rurale per ostacolare e spezzare la vostra volontà di affrancarvi dal servaggio economico e politico della borghesia terriera e di affermare il vostro incontestabile diritto alla conquista della terra.

LA TERRA A CHI LAVORA! TUTTA LA TERRA AI CONTADINI POVERI ED AI SALARIATI AGRICOLI!

Questa era la parola d'ordine con la quale voi affrontaste le lotte del passato contro i padroni e contro i governi strumenti della borghesia rurale. Ed è perciò che il fascismo prima di giungere al potere (il fascismo armato e foraggiato dai proprietari) si accanì ferocemente contro le leghe, contro le vostre cooperative, contro i vostri compagni di fatica, che erano alla testa delle vostre organizzazioni. ed è perciò che giunto al potere ha svolto tutta una politica che tende allo sviluppo di una capacità di lotta autonoma della classe contadina. L'assorbimento e la disgregazione operata dal fascismo nei riguardi dell'organizzazione della classe contadina sorte nell'immediato dopo guerra significa appunto che la grossa borghesia rurale vuole in qualunque modo assicurarsi il controllo, il predominio e la divisione nelle campagne e l'azione del governo fascista tende a realizzare questa volontà del padronato.
Difatti la politica agraria del fascismo è una politica di pressione economica e di oppressione politica che mentre toglie tutti i diritti ai contadini (diritti di organizzazione e di difesa dei loro interessi, diritto di controllo e di amministrazione dei comuni rurali, obbligo di partecipare ai sindacati fascisti e di subire i patti capestro da loro conclusi con i proprietari ecc.) ne crea un progressivo impoverimento col regime fiscale terrorista ed espropriatore. Ed i sindacati fascisti costituiscono un mezzo per il raggiungimento di questi obbiettivi la cui azione si risolve nell'effettiva compressione di ogni possibilità di lotta dei contadini.

CONTADINI, LAVORATORI DEI CAMPI!

Meglio di chiunque potete vagliare gli effetti della politica del governo fascista. Le vostre presenti condizioni di vita sono la miglior prova che questa politica è servita a colpirvi duramente nei vostri interessi ed a salvaguardare quelli del padronato.
L'istituzione del Podestà in tutti i piccoli comuni d'Italia, e cioè dei comuni agricoli, assicura ai grossi proprietari delle terre, l'assoluto predominio nella campagna. Ma il predominio politico della classe privilegiata si risolve nell'esercizio dello sfruttamento sulla classe contadina media e povera. La politica fiscale ed espropriatrice imposta ai contadini, il costo della vita e degli utensili agricoli. La mancanza di un credito agrario sufficiente, gli alti tassi e le brevi scadenze che sono sfavorevoli ai piccoli e medi contadini ecc. stanno a dimostrare come la grossa borghesia terriera tenda a far pagare alla classe contadina le spese della guerra, i debiti che contrae all'estero, e gettare sulla classe lavoratrice tutto il peso della ricostruzione economica dello stato borghese. La stessa battaglia del grano serve ad arricchire, con il ripristino del dazio, i grossi produttori che ne intascano senza alcuna spesa tutto l'ammontare, mentre i piccoli proprietari producono appena il grano sufficiente ai bisogni delle loro famiglie e premuti dalla situazione economica sono costretti a venderlo a condizioni di strozzo agli accaparratori. Il dazio sul grano ha portato peraltro l'aumento del prezzo del pane, alimento primo dei lavoratori; questo è il vantaggio che la classe operaia e contadina ha dalla strombazzata battaglia sul grano. La quale è proclamata allo scopo utopistico e demagogico di ottenere una produzione che liberi l'Italia dall'asservimento dell'estero per il nostro fabbisogno annuale. Ora mentre è noto che condizioni agronome e geografiche impediscono una vera coltura intensiva dei cereali in vaste piaghe del nostro territorio (specialmente nel mezzogiorno) produrrà inevitabilmente l'impoverimento dei medi e piccoli contadini e dei salariati agricoli. Poichè la coltura intensiva a grano andrà a detrimento e diminuirà quelle colture a maggior rendimento economico (viticoltura ecc.) non solo ma per le necessità di inferiore impiego di mano d'opera e minor impiego di tempo nei lavori della campagna aumenterà la disoccupazione e l'ingorgo demografico ai quali non corrisponde alcuna possibilità di emigrazione.
Ecco compagni contadini, che cosa significa la politica agraria del fascismo che si serve dei sindacati nazionali per irreggimentarvi, soffocare il vostro malcontento, colpirvi nei vostri interessi consegnandovi inermi allo sfruttamento di proprietari terrieri.

CONTADINI LAVORATORI DEI CAMPI!


Di fronte quindi a questa triste esperienza ed alla politica del governo fascista non v'è che un sol mezzo di difesa: riorganizzarsi, ridare vita alle vecchie leghe classiste che, dirette da voi stessi, meglio sappiano tutelare i vostri interessi, arginare l'azione offensiva e sfruttatrice del padronato, preparare in unione al proletariato della città la lotta definitiva che abolirà per sempre le condizioni di sfruttamento alle quali siete sottoposti.
Alla compatta organizzazione padronale contrapponete l'organizzazione autonoma della classe contadina.
L'Associazione di Difesa fra i Contadini lotterà per la revisione dei patti di lavoro capestro imposti dai fascisti e dai padroni ai salariati agricoli ed ai contadini medi e poveri; per la diminuzione dei fitti; per l'abolizione dei diritti feudali e del 5°; contro il rincaro delle macchine dei concimi e delle sementi.
L'Associazione di Difesa fra i Contadini vi chiamerà a raccolta per la lotta più decisa contro le tasse che vi affamano e vi impoveriscono sempre piò e vi chiamerà anche a difendere le cooperative e le aziende agricole che nel dopo guerra avevano ottenuto le terre promesse e che oggi il padronato tenta di ritogliere loro; così pure fin d'ora noi affermiamo il diritto imprescindibile dei contadini alla spartizione delle terre bonificate e dell'agro romano.

LAVORATORI! SALARIATI E CONTADINI !

Non indugiate! Organizzatevi; difendetevi dalle manovre della borghesia rurale unendovi compatti nell'ASSOCIAZIONE DI DIFESA!

Imponete al fascismo ed al padronato il vostro diritto alla vita con la forza della vostra organizzazione!


La vostra salvezza sta in voi poichè l' UNIONE DI TUTTI I CONTADINI COSTITUIRA' UNA FORZA ED UNA VOLONTA' IRRESISTIBILE CONTRO CUI NULLA POTRANNO I SICARI DELLA BORGHESIA!

ORGANIZZATE DOVUNQUE L'ASSOCIAZIONE DI DIFESA FRA I CONTADINI! ALLEATEVI CON GLI OPERAI DELLE CITTA' E DEI PAESI!

COSTITUITE I COMITATI OPERAI E CONTADINI!
 
Questa sia la risposta dei lavoratori dei campi alla manovra dei fascisti che sono gli UNICI RESPONSABILI dell'attuale condizione di miseria della classe lavoratrice.

W L'ASSOCIAZIONE Dl DIFESA FRA I CONTADINI!

W I COMITATI OPERAI E CONTADINI!


" L'ASSOCIAZIONE DI DIFESA FRA I CONTADINI" 
(16).

Con l'Associazione di difesa dei contadini il P.C.d.I. mostra un'attenzione nuova verso i contadini poveri ed i piccoli proprietari e la sua nascita rappresenta una svolta nell'organizzazione del Partito.

Nei Castelli Romani l'Associazione di difesa dei contadini inizia a prendere corpo nel corso del 1925 frutto delle già citate riunioni con Ruggero Grieco a Monte Gentile.

I comunisti dei Castelli Romani si ritrovano appieno in questa nuova impostazione della politica agraria del Partito, eredi come sono di una elaborazione, attenzione e (per certi versi) pratica politica che lo stesso partito socialista aveva avuto, pur tra scarti e resistenze notevoli, fin dal Congresso regionale di Marino del 1896 e soprattutto nei periodo dell'occupazione delle terre del 1919-1920. E, se è pur vero, che esca non si discostò di molto dalla tradizionale impostazione del PSI (in genere ostile alla piccola proprietà) che determinò una linea di condotta non favorevole all'ingresso nella Federterra di tanta parte delle masse contadine, è pur vero che gettò semi fecondi che i comunisti castellani seppero far germogliare.

"La riorganizzazione della sezione agraria del Partito, iniziata solo nell'agosto del 1924, e la consistente iniziativa per la costituzione di una associazione di difesa tra i contadini del Mezzogiorno, vennero a coincidere con l'affermazione del nuovo gruppo dirigente che si andava formando intorno a Gramsci" (17) .

E l'adesione convinta alla linea che si andava affermando nel P.C.d.I. e le caratteristiche stesse dei gruppi dirigenti che il Partito aveva nei Castelli Romani portarono alla nascita ed allo sviluppo dell'Associazione di difesa. Ma dopo l'attentato a Mussolini del 31 ottobre (18) si scatena una tempesta violentissima e il fascismo crea in tutta l'Italia un clima di terrore. "I provvedimenti immediati e le successive leggi liberticide completeranno il quadro di una ferrea dittatura" (19) .

"Il ministro dell'interno, Federzoni, presenta e il Consiglio dei ministri approva, il 5 novembre, in una sola seduta, queste misure: revisione di tutti i passaporti per l'estero; determinazione di severe sanzioni contro gli espatri clandestini, revoca a tempo indeterminato di tutte le pubblicazioni quotidiane e periodiche ostili al regime; scioglimento di tutti i partiti, associazioni, e organizzazioni esplicanti azione contraria al regime; istituzione del confino di polizia "per quanti manifestassero il deliberato proposito di commettere atti diretti a sovvertire gli ordinamenti costituiti dello Stato"; istituzione di un servizio di investigazione politica presso ciascun comando di legione della MVSN. Il ministro della Giustizia, Alfredo Rocco, presenta a sua volta un disegno di legge che introduce la pena di morte per una serie di reati politici e istituisce uno speciale organo giudiziario per la loro cognizione" (20) .

E' il famoso, o famigerato, tribunale speciale per la difesa dello Stato. Migliaia di comunisti vengono arrestati in tutt'Italia e i comunisti dei Castelli Romani non fanno eccezione. L'organizzazione del Partito viene scompaginata dagli arresti.

Si apre una fase nuova.

Una fase durissima di lotte e di sacrifici nella quale si forgeranno generazioni di comunisti. Come Severino Spaccatrosi.