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#12 - 20 febbraio 2004 senza prezzo

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FORTEZZA EUROPA
DOPO L'EUROPA DELL'EURO, L'EUROPA DEL CONTROLLO


Roma - NO BORDER NO NATIONIn questi mesi il processo di unificazione politica dell'Europa è sotto gli occhi di tutti. Dai telegiornali, dai media in genere, spesso ascoltiamo che ministri, tecnici e capi di stato europei si vedono, si incontrano e stabiliscono insieme nuove leggi.
L'Europa, la tanto "famosa" Europa Unita è un dato di fatto. Come ci hanno abituato alla parola "globalizzazione", adeguandola ormai al senso comune, ora ci abituano a Europa Unita, quello che sarà il nostro prossimo stato.
In realtà i due termini sono molto legati: il processo di unificazione dell'UE infatti risponde principalmente alle esigenze della globalizzazione. Cioè l'UE, al di là delle belle parole sui valori storici che uniscono i popoli del Vecchio Continente, è nata come un mercato comune (CEE) il più possibile privo di dazi doganali e al fine di far circolare liberamente le merci: liberismo. La massima aspirazione di questo mercato comune era avere anche una sola moneta (come il dollaro) che permettesse di facilitare e velocizzare gli scambi commerciali. Ed anche fatto più che noto, è avvenuto: l'euro.

EUROPA UNA, B(i)ANCA E ARMATA

Lontano dai riflettori cresce e si organizza l'esercito e la polizia comune dell'UE. L'assillante "bisogno di sicurezza" dei cittadini, pompato dai media con continue campagne di criminalizzazione, lascia spazio e terreno fertile per garantire a tali futuri corpi credibilità e inevitabilità. Dal 1995 esiste l'Europol con "l'obiettivo comune di migliorare la cooperazione tra forze di polizia nel settore del terrorismo, del traffico illecito di stupefacenti e di altre forme gravi di criminalità internazionale mediante uno scambio di informazioni costante, sicuro e intenso tra l'Europol e le unità nazionali degli Stati membri; l'Europol è incaricato, in un primo tempo, della prevenzione e della lotta contro il traffico illecito di stupefacenti e di materie nucleari e radioattive, le organizzazioni clandestine di immigrazione, la tratta degli esseri umani e il traffico di autoveicoli rubati. L'Europol si occuperà altresì dei reati commessi o che possono essere commessi nell'ambito di attività terroristiche che si configurano in reati contro la vita, l'incolumità fisica, la libertà delle persone e i beni."
L'Europol attinge i suoi dati, oltre che dai propri schedari condivisi, dal SIS, cioè dallo Schengen Information System. Questo è un enorme database europeo condiviso da (quasi) tutte le polizie dei paesi UE dove vengono immessi arbitrariamente i dati che riguardano le persone indesiderate e sospette.

Al fianco dell'Europol, dalla fine del 2002, c'è Eurocop-police, qualcosa di molto simile a una corporazione che affilia a se i maggiori sindacati di polizia europei (di 24 corpi di polizia di 18 stati con circa 530.000 poliziotti attivi), e tende a garantire e difendere la professionalità del poliziotto all'interno dell'Unione Europea. Sarebbe qualcosa di non troppo preoccupante se tale organo non fosse considerato formalmente come soggetto attivo al tavolo della Commissione Europea per la politica sulla sicurezza. Le proposte di questo corpo, sono ovviamente sempre tra le più repressive e interventiste.

Ma il lavoro più complesso, e comunque già avviato, è quello che punta alla creazione dell'esercito comune europeo.
E' nata dall'ultimo vertice di Salonicco, un'Agenzia europea per gli armamenti e la ricerca strategica, guidata da Solana, già segretario generale della NATO, con lo scopo di provvedere all'ottimizzazione tecnologica e operativa delle truppe e degli arsenali, cioè a coordinare la ricerca scientifica e gli acquisti di armi di tutti i paesi UE.

L'attuale sforzo dei ministeri della difesa riuniti è quello di raggiungere una truppa di "rapido intervento" forte di 15 brigate o fino a 60.000 uomini. Questa "Task Force" ha determinati obiettivi (detti missioni di
Petersberg) quali:
. missioni umanitarie o di evacuazione di persone;
. missioni di mantenimento della pace;
. missioni di forze armate ai fini della gestione di crisi, ivi comprese operazioni di ripristino della pace.
Dopo il vertice di Salonicco e dopo la presidenza del semestre UE dell'Italia è allo studio una possibile revisione dei compiti di Petersberg che allarghi il campo d'azione dell'Unione Europea anche a missioni che richiedono l'uso dello strumento militare quali:
. la prevenzione dei conflitti;
. le azioni congiunte in materia di disarmo (programmi di distruzione delle armi e di controllo degli armamenti);
. la consulenza e assistenza in materia militare (cooperazione con le forze militari di un paese terzo o di un'organizzazione regionale/subregionale ai fini dello sviluppo di forze armate democratiche);
. operazioni di stabilizzazione al termine dei conflitti;
. sostegno su richiesta delle autorità di un paese terzo nella lotta contro il terrorismo.

I CONFINI DELLA FORTEZZA

Centinaia di milioni di Euro sono stati investiti recentemente nella costruzione di una "muraglia" che blocchi e tenga lontano gli indesiderati. Una muraglia fatta di sofisticati sistemi di controllo digitali, telecamere e filo spinato lungo i confini, più corpi di polizia speciali.

BORDERSPer questo esiste il SIS, attivo da alcuni anni, già alla sua seconda. La gestione di questo perverso meccanismo di controllo, che riguarda sia immigrati che attivisti politici che in futuro criminalità organizzata, sfugge totalmente al nostro controllo, violando le leggi sulla privacy.
Affiancato a questo progetto è nato invece il VIS per il controllo e la gestione elettronica dei visti. Sarà un database con la raccolta dei dati biometrici (impronte, dna e scansione dell'iride, data di ingresso e di espulsione) dei richiedenti d'asilo di tutta Europa. Da questo progetto stanno sviluppando un sistema di identificazione analogo anche per tutti gli altri cittadini europei (ma la strada è sicuramente molto lunga e questo con gli immigrati è un banco di prova).

Il lavoro di "espulsione" è un meccanismo complesso ma anche brutale. Ai perversi controlli elettronici si affiancano operazioni militari/poliziesche lungo tutti i confini. Vogliono creare un Corpo trasnazionale europeo di guardie di frontiera incaricate di controllare i confini esterni dell'UE - soprattutto quelli marittimi - con

competenze per rimpatriare i clandestini (la Marina Militare Italiana già è operativa nel porto di Valona). Nello specifico si tratterebbe di formare una comune polizia di frontiera con modalità omogenee, per poi passare a un addestramento comune.
Non si esclude l'ipotesi di utilizzare "task force" miste ai confini esterni, sull'esempio di quanto già avviene tra Italia e Slovenia.
Su questo è nata una Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, preposta a definire "sistemi di controllo pre-frontiera, con la collaborazione dei Paesi di transito e partenza dei flussi di clandestini, ad esempio nei porti, prima che le navi salpino".

Infatti le strategie atte a bloccare i flussi migratori, cioè a infrangere le speranze e i diritti di milioni di donne e uomini, puntano tutte, pur nella differenza delle proposte, a bloccare i migranti il più lontano possibile dai paesi ricchi. La proposta di Spagna, Italia e Inghilterra di creare dei centri di permanenza temporanea (leggi lager) in Albania a Cipro e Malta è stata respinta dal vertice UE di Salonicco solo perché gli altri stati sono propensi a fare esattamente gli stessi lager nelle zone di confine (di stati prossimi membri UE) tipo Ucraina, Romania, Turchia. In ogni caso con il progetto Nettuno (flotta interforze per respingere i clandestini nel Mediterraneo sudorientale) l'Italia e i suoi più stretti alleati hanno raggirato il tiepido "no" dell'UE e stanno comunque lavorando in questo senso.

Tutti convengono inoltre alla creazione di una specie di cintura di Stati Terzi intorno all'Europa che dovrebbero fungere da "ammortizzatori" dei flussi migratori, e che dovrebbero avere il compito di attuare una prima schedatura dei soggetti migranti, in modo da sapere in precedenza la composizione professionale dei candidati ad entrare nella UE. Infatti da più parti ci si riferisce al fatto che l'Unione Europea, lungi dal voler chiudere totalmente le frontiere poiché priva di un bacino di giovani lavoratori a basso costo, ha invece intenzione di rendere le frontiere come un filtro-serbatoio, dove forza lavoro in attesa di essere immessa, al momento giusto, nel ciclo produttivo.

PERCHE' CI OPPONIAMO ALLA FORTEZZA EUROPA

Se da una parte non possiamo non vedere positivamente il processo di disfacimento delle patrie e delle nazioni europee nazioni e nazionalismi che solo 50 anni fa trascinarono il mondo nella catastrofe della II guerra mondiale, con 55 milioni di morti solo in Europa); dall'altra ci si prospetta, ed è già in realizzazione, una fortezza dove solo la manodopera necessaria al momento potrà varcare la soglia europea, mentre per le altre masse che premono alle frontiere la prospettiva offerta vuole solo essere clandestinità, carcere, morte e naufragi.

In questo processo di economia, dominio e guerra globale i popoli sono in movimento, poiché questo percorso di "guerra senza fine" teso a difendere i privilegi dell'occidente crea milioni di "desplazados" - da cause politiche, economiche, militari ed in un futuro molto prossimo per via del cambiamento climatico. Dalla Colombia all'Indonesia, dall'Africa al Medio-Oriente milioni di persone sono costrette ad abbandonare i loro territori; ma se è vero che le migrazioni sono causate da queste strategie di economia e guerre globali è anche vero che ne sono una forma di resistenza. Una resistenza forte che mette in crisi il sistema.

Quello che vogliamo non sono permessi di soggiorno o asilo politico: quello che vogliamo è che nessuno sia considerato clandestino, che chiunque possa circolare liberamente per il mondo e decidere autonomamente dove risiedere e vivere. Vogliamo libertà di movimento e permanenza per tutti e tutte: nessuno è illegale!

FREE TO MOVE! FREE TO STAY!

More info:
http://www.tmcrew.org/border0/
http://www.noborder.org

 



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