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#10 - 9 dicembre 2002 senza prezzo

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Auto-distrutti

immagine di Singer tratta dal libro Car-toons

Si potrebbe pensare che con i suoi diecimila morti l'anno nella sola Francia (35 milioni di morti dalla sua invenzione, secondo la Croce Rossa), l'automobile è diventata il primo predatore dell'uomo.
Ciò nonostante la crescita dell'industria automobilistica è considerata un fattore di prosperità. Si è presi da un senso di vertigine di fronte alla capacità di auto-obnubilamento dell'umanità, che in una certa misura, organizza il proprio sterminio. Per non parlare poi del fascino (degno di quello del cobra prima dell'attacco mortale) che la macchina esercita sulle sue vittime (presenti o future). Fascino le cui manifestazioni più aberranti sono le riviste specializzate, le pubblicità sgargianti che esaltano la velocità, e i numerosi Saloni dell'auto.
Nessun'altra specie, nella storia della creazione, ha mai generato il proprio predatore con tanto entusiasmo.
I topi non sono mai andati al salone del gatto.
- Didier Tronchet - Piccolo trattato di ciclosofia

immagine di Singer tratta dal libro Car-toonsVoi direte: ma siete degli incoscienti! In questo momento in cui l'industria privata dell'auto italiana, la FIAT-Alfa Romeo-Lancia-Ferrari è in crisi, voi vi mettete a parlare dell'automobile come di una nocività... invece di invitare a comprare italiano come direbbero quelli più di destra o a nazionalizzare la FIAT come dicono quelli più di sinistra voi sfidate l'automobile, il simbolo del novecento.
Ebbene sì lo sfidiamo perché l'automobile, ma soprattutto il modo come viene utilizzata al giorno d'oggi è una vera piaga, vediamo perché.

Inquinamento e cambiamento climatico
Le auto sono la più grande sorgente di inquinamento e distruzione ambientale del pianeta. Circa la metà di tutto il petrolio prodotto viene utilizzato come carburante delle automobili. Della stessa proporzione, ossia del 50% è la provenienza dell'inquinamento atmosferico. Questo viene solitamente sottovalutato perché invisibile e lento nell'uccidere, ma dobbiamo sapere che, a Roma, le malattie legate all'inquinamento da traffico hanno un peso pari al 5,1% dei decessi tra la popolazione della città, e le malattie legate alle polveri fini (PM10), come le bronchiti acute, sono sempre più diffuse e gravi. In Italia, rimanendo nella media attuale, nei prossimi 12 mesi, tra 17mila e 18mila italiani moriranno prematuramente, uccisi dall'inquinamento da traffico. Altri 3mila lasceranno la vita in incidenti stradali e 220mila resteranno feriti più o meno gravemente.
Dobbiamo poi considerare tutto ciò che quelle piccole fabbriche di inquinamento che sono le auto generano o rilasciano nell'aria come le polveri dei freni o al suolo come le batterie usate, l'olio usato e le stesse carcasse delle auto; tutti materiali difficilmente riciclabili e che anzi pongono ulteriori problemi alla collettività per il loro smaltimento o stoccaggio. Ci sono poi anche da considerare i danni ambientali legati all'estrazione ed al trasporto del petrolio che, aumentandone sempre più i consumi stanno aumentando di pari passo l'inquinamento e la devastazione dei territori dove il petrolio viene estratto, dove passano gli oleodotti e con dei veri disastri ambientali quando, sempre più di frequente, avvengono incidenti in mare che causano il naufragio di petroliere ed il rilascio del carico in mare con la successiva e definitiva distruzione dell'ambiente marino e costiero, la morte degli animali e la rovina per tutte le popolazioni che da quell'ambiente traggono sostentamento.

Guerra per il petrolio
Aldilà di quelle che sono state più sfacciatamente guerre per il petrolio, come quella in Iraq-Kuwait nel 1991, la prossima ventura annunciata contro l'Iraq e tante altre, i popoli del pianeta sono continuamente afflitti da colpi di stato (vedi i continui tentativi in Venezuela ad opera degli USA che vogliono una sicurezza in prezzi e rifornimenti che l'attuale presidente eletto Chavez gli nega) e regimi dittatoriali instaurati e mantenuti per mantenere il controllo sul petrolio oppure terrorizzati da squadroni della morte o truppe mercenarie al servizio delle compagnie petrolifere che schiacciano ogni tentativo di protesta contro nocività e miseria (nonostante il petrolio), come accade per le popolazioni del delta del Niger o per gli indigeni in Colombia, Messico e altrove. Difatti le operazioni di estrazione e trasporto del petrolio sono così nocive e realizzate in condizioni di vera e propria rapina che, in molti paesi del mondo, non sarebbero possibili se non associandole a presidi e campagne militari, che schiacciano l'opposizione delle popolazioni locali, depredate e inquinate. Le multinazionali si arricchiscono, i generali e i dittatori si arricchiscono e le popolazioni sono schiacciate sotto un tallone di ferro. Quando questo non basta più, si arriva alla vera e propria invasione militare come in Cecenia o, come già in programma, in Iraq.

Quanto ci costa la società dell'auto?
Tutti noi paghiamo tasse anche per mantenere il sistema, costosissimo, di strade, segnalazioni, vigili, varchi controllati ecc. ecc. Se poi possediamo un'auto di nostra proprietà, oltre alla spesa iniziale, (tutt'altro che indifferente) dobbiamo considerare assicurazione, benzina, bollo, manutenzione, deprezzamento e spesso, riparazioni per incidenti. Poi abbiamo il costo dei parcheggi, delle ore di produttività, riposo e tempo libero perse nel traffico. Il costo incalcolabile del cambiamento climatico e delle guerre. Poi ci sono i costi che pesano sulla spesa sanitaria e le pensioni di invalidità, ossia per la cura delle persone afflitte dalle malattie polmonari e cancerogene causate dall'inquinamento prodotto dalle auto; ma soprattutto la cura ed i tentativi di riabilitazione delle migliaia e migliaia di feriti e mutilati causati dagli incidenti stradali. Difatti, per quanto giovani possiamo essere, purtroppo ognuno di noi si è dovuto confrontare con la morte o il ferimento grave di parenti o amici dovuto ad un incidente stradale.

A cosa servono le strade?
immagine di Singer tratta dal libro Car-toonsSono posti dove i bambini e ragazzi/e possono giocare a pallone e ad altro, i genitori possono insegnare ai figli ad andare in bici, dove i vicini si incontrano e parlano? Sono posti per festival, feste degli abitanti della zona, marce, manifestazioni, sport...? In breve le strade sono "spazi pubblici" per la comunità? O sono semplicemente parcheggi e canali per lo scorrimento incessante del traffico automobilistico?
Se non riflettiamo su questo neanche ci accorgiamo di quello che sta succedendo... stiamo chiusi in casa con bambini, cani e gatti perché sappiamo che appena questi ci sfuggissero dal controllo sarebbero uccisi da qualche auto in corsa. Gli automobilisti uccidono animali continuamente, ne uccidono più della vivisezione e della caccia messe insieme ed uccidono indiscriminatamente dagli animali domestici alle specie in pericolo di estinzione. Però, malgrado questo, continuiamo a collaborare a questa società che aliena ed emargina, già, perché la società basata sull'auto ha portato all'emarginazione dei gruppi sociali che ne sono esclusi come bambini ed anziani, che devono trovare qualcuno che li porti a scuola o dove vogliano loro; la città viene sempre più pensata a misura d'auto e l'auto è utilizzata per qualsiasi spostamento, breve o lungo, con o senza carico, e come possiamo vedere, quasi sempre da soli.

Asfaltare, asfaltare, asfaltare!
Immagine di Avidor  tratta da Road kill Bill - http://www.roadkillbill.comIl lastricamento del territorio fa sì che l'acqua, invece che essere assorbita nel terreno, sia convogliata da tombini e fogne verso i fiumi... ecco quindi le alluvioni divenute ormai consuetudine negli ultimi anni. L'asfalto continua a coprire spazi verdi e tagliare via zone alberate; il tutto fa parte della stessa spirale che conduce al cambiamento climatico di cui abbiamo già detto.
Del resto è ormai dagli anni sessanta che gli ingegneri del traffico hanno studiato che costruire nuove strade o ampliarle genera solo nuovo traffico, numerosi studi e la realtà sotto ai nostri occhi dimostrano che il traffico si espande velocemente fino al livello di congestione. Insomma, aggiungere corsie per diminuire il traffico ha la stessa logica di chi pensa di risolvere il problema dell'obesità allargando la cinta e posizionandola al buco successivo.

C'è soluzione?
Sicuramente; ripensando il sistema dei trasporti, a partire da noi stessi. Andare più spesso a piedi o scegliere, per percorrenze più lunghe, o per essere più veloci di andare in bicicletta ogni volta che è possibile, e l'esperienza e la volontà dimostrano che quasi sempre è possibile. Lottare per ottenere trasporti pubblici migliori e un servizio bus notturno efficiente che non ci costringa a dover uscire in auto. Pensare delle città più piccole ed equilibrate dove non sia necessaria l'auto per fare qualsiasi cosa. E poi tantissimo altro. Basta decidere quali sono le nostre priorità, arricchire le multi del petrolio e dell'auto o VIVERE.

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