Rapporto UNESCO



In questi giorni dovrebbe essere pubblicato il rapporto di aggiornamento dell'UNSCO intitolato:
"L'impatto degli scontri, delle restrizioni alla mobilità e delle chiusure dei confini sull'economia palestinese dal 1 Ottobre 2000 al 31 Gennaio 2001".

In sintesi ecco alcune anticipazioni:

Durante i 123 giorni che vanno dal 1 Ottobre 2000 al 31 Gennaio 2001, i confini tra Israele e i Territori Palestinesi che sono utilizzati per il passaggio dei lavoratori e delle merci sono stati chiusi per 93 giorni, ossia per il 75,6% del tempo.
Le chiusure interne 'parziali o totali' sono state imposte per il 100% del periodo in Cisgiordania e per l'89% a Gaza.
Il confine internazionale tra la Giordania e la Cisgiordania e tra l'Egitto e Gaza sono stati chiusi rispettivamente per il 29% e il 50% del periodo.
Le perdite economiche causate dalle restrizioni alla mobilità sono stimate intorno al 50% del Prodotto Interno Lordo (PIL) palestinese per i quattro mesi del periodo preso in considerazione e al 75% del guadagno dei lavoratori palestinesi impiegati in Israele.

La perdita del PIL è stimata intorno a 907.300.000 USD, mentre la perdita delle entrate del lavoro in Israele è stimato intorno ai 243.400.000 USD.
La perdita totale è stimata intorno ai 1.150.700.000 USD, equivalenti al 20% del PIL previsto per il 2000.
La perdita è di circa 11 milioni di dollari per giorno lavorativo o di 3,5 dollari per persona al giorno, durante il periodo considerato.
A centinaia di milioni di dollari ammontano i danni agli edifici pubblici, alle infrastrutture, alle proprietà private e ai terreni agricoli, oltre ai costi che si sono dovuti sostenere per le cure prestate ai più di 11.000 palestinesi feriti.
La perdita di lavoro per i palestinesi impiegati in Israele ha determinato una media di disoccupazione pari al 38% (più di 250.000 persone) che si affianca all'11% (71.000) dei primi nove mesi del 2000.
A causa dell'alta dipendenza dei famigliari a carico nei Territori Palestinesi la disoccupazione oggi ha effetto su circa 900.000 persone ossia sul 29% della popolazione.
In assenza delle chiusure dei confini, il reddito pro-capite per il 2000 era stimato intorno ai 2000 dollari annui.
Come risultato della crisi, della chiusura dei confini e delle restrizioni alla mobilità interna, il reddito pro-capite annuo si è ridotto a 1680 dollari, con una riduzione dunque del 16%.
Dall'inizio della crisi c'è stato un aumento del 50% del numero delle persone che vivono al di sotto della soglia della povertà, stimata dalla Banca Mondiale nella misura di 2,10 dollari al giorno per persona nelle spese quotidiane.
Il numero dei poveri è salito da 650.000 persone a 1.000.000.
Il tasso di povertà è salito dal 21% al 32%.



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