LA COLONIZZAZIONE DELLA PALESTINA
FINO ALLA FONDAZIONE DI ISRAELE

 

A metà del XIX secolo l’interesse europeo per la regione del Vicino Oriente acquista, in maniera esplicita, la sua dimensione coloniale e le premesse ideologiche per questa operazione sono costituite dal revival del mito delle crociate e l’interesse romantico per l’Oriente.
La Palestina viene considerata una sorta di "terra ignota" paragonabile al continente africano di cui, appunto nel XIX secolo, si inizia l’esplorazione ma l’interesse per quanto concretamente si trova in quella terra, popolazione inclusa, è molto relativo. Nel 1860 la flotta franco-inglese sbarca in Siria e nel 1865 diventa attivo il Palestine Exploration Fund, fondato a Londra che, insieme ad altre grandi organizzazioni mettono a disposizione di ricercatori ed esploratori ragguardevoli finanziamenti.
In questo contesto vanno collocati i primi episodi di stanziamento ebraico, di ebrei non palestinesi, di molto anteriori alla nascita ufficiale del sionismo.
Per l’Inghilterra la Palestina rappresentava un punto strategico per la difesa della rotta per l’India, dominio coloniale fondamentale per lo sviluppo industriale inglese in piena crescita. Tale importanza aument? ancora dopo l’apertura del canale di Suez nel 1869, tenendo conto che la Gran Bretagna aveva acquistato la maggioranza di azioni della società di gestione del canale. Inoltre la Gran Bretagna controllava il petrolio persiano ed iracheno.
La Francia era invece preoccupata di contrastare la supremazia inglese in tutto il Vicino e Medio oriente e anche la penetrazione tedesca nell’impero ottomano metteva in pericolo non solo le posizioni economiche dell’Impero Britannico, ma anche quelle strategiche. La Palestina poi rientrava nelle varie ipotesi di smembramento dell’impero ottomano a cui le potenze europee erano estremamente interessate. L’Europa in questo periodo è percorsa dai movimenti nazionalistici e là dove ancora non esiste si intende creare, sul modello francese, lo Stato-nazione. Il concetto stesso di nazione e nazionalismo, estraneo nel mondo musulmano, non ha, in particolare, cittadinanza in seno alla parte orientale dell’impero ottomano, per definizione sovranazionale.
In Palestina non accade che una comunità si proclami rappresentante dello Stato-nazione mentre è dall’esterno che una minoranza ebraica, partecipe, in quanto europea del nuovo clima nazionalistico comincia ad autodefinirsi tale. Nel 1881furono scatenati nella Russia zarista pogrom antiebraici che provocarono la morte di centinaia di ebrei e la distruzione delle sinagoghe e di altri beni. Circa 1 milione di ebrei abbandonarono l’impero zarista e la maggior parte si rifugi? nei paesi occidentali mentre una esigua minoranza scelse come meta la Palestina. Qui riuscirono a sopravvivere solo grazie alle generose sovvenzioni del barone Edmond de Rotschild, che finanzi?, secondo un indirizzo filantropico, il primo tentativo di colonizzazione ebraica della Palestina.
L’immigrazione ebraica in Palestina va avanti suscitando le preoccupazioni del governo ottomano e le prime reazioni della popolazione indigena e tra il 1886 e il 1914 ci furono attacchi arabi contro vari insediamenti agricoli ebraici.
Disordini gravi vi furono nel 1901 a causa dell’acquisto di terre presso Tiberiade da parte degli ebrei e nel 1903 a seguito dell’apertura a Jaffa dell’ Anglo-Palestine Bank. Per secoli arabi ed ebrei erano vissuto pacificamente fianco a fianco in Palestina ma ora i nuovi venuti rappresentavano una presenza che mirava ad imporsi come dominatrice nel paese.
L’acquisto di nuove terre da parte degli ebrei era una causa fondamentale di conflitto con i contadini poveri, che erano la maggioranza della popolazione palestinese, dato che i coloni ebrei, soprattutto a partire dalla seconda ondata immigratoria (1903), non impiegavano mano d’opera araba sulle loro terre e ogni creazione di nuove colonie ebraiche si traduceva in un’espulsione dei braccianti palestinesi dalla terra.
A tutto cio' si aggiunga il rifiuto dei coloni ebrei di mantenere in comune con gli arabi i pascoli secondo le consuetudini. Nel 1911 un banchiere di Beirut e grande latifondista vendette agli ebrei un importante lotto di terre: come conseguenza di questa vendita, 1746 famiglie arabe vennero espulse dai loro villaggi nel modo più legale del mondo. La forte emozione provocata da questo avvenimento acceler? la nascita del primo partito politico palestinese, il Partito Patriottico ottomano.
Allo scoppio della prima guerra mondiale l’Impero ottomano entra nel conflitto a fianco dei tedeschi.
Allora controllava tutta la costa orientale del Mar rosso e, con un’offensiva attraverso il deserto del Sinai, difficilmente difendibile, poteva portare una minaccia mortale al Canale di Suez, che i tedeschi avevano definito "la vena giugulare dell’Impero britannico".
La particolare posizione strategica della Palestina ne faceva un paese di prima linea ed ebbe grandissima importanza per il suo futuro. Nel frattempo, in piena ostilità bellica nel 1917, viene annunciata la "Dichiarazione di Balfour" con cui l’Inghilterra auspicava la creazione di una patria ebraica in Palestina.
Nel 1918, la sconfitta turca a Megiddo diede il colpo di grazia a quello che era stato il grande impero ottomano che venne spartito definitivamente nel 1920 tra Francia (mandato sul Libano e la Siria) e Gran Bretagna (mandato sulla Palestina e l’Iraq.
La Gran Bretagna ottiene al tavolo delle trattative di pace, cui gli arabi non sono ammessi, l’affidamento del mandato sulla Palestina.
Questa formula indica nei fatti un dominio coloniale, mentre formalmente sancisce solo la temporanea immaturità politica del paese e del popolo su cui il mandato si esplica.
La prima mossa precisa della Gran Bretagna per favorire il progetto sionista in Palestina, fu quella di permettere alla comunità ebraica che andava aumentando, e non ai palestinesi, di organizzarsi con una specie di parlamento e di esecutivo.
Un ennesimo rifiuto della potenza mandataria a costituire un Consiglio legislativo Palestinese, dove gli arabi avessero una maggioranza, porta alla proclamazione di uno sciopero generale dei lavoratori arabi nel 1936 che si concluderà dopo 174 giorni con la capitolazione degli scioperanti. Bisogna notare poi che l’appoggio inglese non fu solo politico.
Le modificazioni economiche derivanti dalla presenza coloniale resero in qualche modo irreversibile il processo. L’acquisto ad esempio di terre arabe fu favorito, anche in vista di uno sfruttamento moderno e tecnologicamente avanzato delle potenzialità del paese, nei confronti del quale, peraltro, diversamente da quanto avvenne in India o in certe zone dell’Africa, la Gran Bretagna non vant? mai un suo piano economico specifico. Nel 1939 gli ebrei in Palestina rappresentavano solo il 28% della popolazione ma si era ormai cominciato a parlare di uno Stato in Palestina, non più arabo, ma arabo-ebraico.
Nello stesso tempo si stava formando l’embrione della struttura di uno Stato ebraico, compreso un corpo militare, l’Haganà, formalmente clandestino ed illegale, in realtà tollerato dalle autorità britanniche. I primi anni ’40 sono segnati da un’esplosione di attività terroristica ebraica contro la Gran Bretagna, colpevole di aver posto limiti all’immigrazione.
La pressione politica nel paese e fuori, insieme all’azione terroristica, spinsero la Gran Bretagna a rimettere il mandato sulla Palestina, investendo l’Organizzazione della Nazioni Unite della responsabilità del futuro paese. Il 29 novembre 1947 l’ONU voto' un piano di spartizione tra uno Stato ebraico ed uno arabo proponendo uno statuto speciale per Gerusalemme. Il 14 maggio 1948 la Gran Bretagna lascia la Palestina e Ben Gurion proclama immediatamente la nascita dello Stato di Israele.
Le truppe arabe dei paesi confinanti organizzano un’avanzata militare in territorio palestinese, ottenendo anche parziali successi. Israele comincia sistematicamente una campagne di terrore contro la popolazione locale costretta a fuggire dai villaggi attaccati e, durante l’armistizio accettato dai paesi arabi, riesce ad occupare alcuni luoghi importanti ed ad integrarli nel suo territorio. I nuovi confini vengono accettati come fatto compiuto e la parte di territorio palestinese rimasta in mano araba viene annessa al Regno di Giordania, mentre la striscia di Gaza viene affidata all’Egitto.
L’esodo palestinese è cominciato e la parola Palestina esce dal vocabolario politico e storico della regione.




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