DISTINGUERE IL TERRORISMO DALL’AUTODETERMINAZIONE
Shireen M. Mazari
Domenica 30 Settembrer 30th, 2001

Poiché una coalizione internazionale contro il terrorismo sta crescendo, deve esserci un rinnovato interesse nell’elaborare le convenzioni internazionali sul terrorismo – un obiettivo che è stato finora evaso dalla comunità internazionale, nonostante ci siano molti trattati in relazione a specifici atti di terrorismo come il rapinare o il sequestro di ostaggi.
Dato che il mondo si focalizza sul terrorismo, si sta tendendo di ignorare un principio di base del diritto internazionale- quello del diritto all’autodeterminazione. Tuttavia la comunità internazionale ha bisogno di rendersi conto che mentre il principio di autodeterminazione potrebbe aver perso la sua importanza nell’era del post-colonialismo, esso rimane ancora una norma perentoria del diritto internazionale (jus cogens). Questa norma non è solo parte di un abituale diritto ma è anche rinchiusa come uno dei principi delle Nazioni Unite come tracciato nel suo Statuto. L’ autodeterminazione è vista all’interno di un contesto di popoli che combattono contro il colonialismo, l’occupazione straniera e per rinforzare gli impegni internazionali fatti loro dalle Nazioni Unite.
La forza della norma sull’autodeterminazione è tale che le convenzioni internazionali trattanti di terrorismo hanno sempre riconosciuto e distinto fra le lotte per l’autodeterminazione ed atti di terrorismo.
Per esempio, la Convenzione Internazionale contro il sequestro di ostaggi (entrata in vigore nel Giugno del 1983) chiaramente afferma che la Convezione "non si applicherà ad un atto di sequestro di ostaggi commesso nel corso di conflitti armati…nei quali i popoli stanno combattendo contro la dominazione coloniale ed l’occupazione straniera e contro i regimi razzisti nell’esercizio del diritto all’autodeterminazione come scritto nello Statuto e nella Dichiarazione sui Principi del Diritto Internazionale..."(Articolo 12).In un filone simile, la Convenzione sul Terrorismo adottata dall’ OIC, in 1999, conferma anche “la legittimità del diritto dei popoli a lottare contro l’occupazione straniera ed i regimi razzisti e colonialisti con tutti mezzi, includenti la lotta armata per liberare i loro territori in conformità ai fini ed ai principi dello Statuto e delle risoluzioni delle Nazioni Unite "(preambolo).Infatti, dentro l’attuale sistema di leggi internazionali, delle norme ed i principi delle relazioni internazionali, nessun trattato internazionale può essere valido se ciò contraddice le norme prevalenti e perentorie delle leggi internazionali. Questo è stato reso ancor più chiaramente nella Convenzione di Vienna sulla Legge dei Trattati (1969), che afferma: "Un trattato è vuoto se, al tempo della sua conclusione, è in conflitto con una norma perentoria del diritto generale internazionale.
Per il fine della presente Convenzione, una norma perentoria di tale diritto è una norma accettata e riconosciuta dalla comunità internazionale degli stati così interamente come norma dalla quale nessuna deroga è permessa e che può essere modificata solamente da una norma seguente del diritto internazionale avendo lo stesso carattere."La ragione per sottolineare la posizione legale internazionale relativa alle lotte per l’autodeterminazione è che c’è una tendenza crescente a minare la validità di tali lotte, o peggio ancora, di cercare di riportarle nell’ambito dell’azioni anti-terroristiche.
Mentre le politiche internazionali possono andar bene principalmente nel caso della “forza è giusta”, non di meno gli stati hanno bisogno di porre in rilievo la legalità o altrimenti le azioni degli altri stati. Le società civili negli stati differenti hanno anche bisogno di conoscere la legalità o altrimenti dell’azioni dei paesi. Al presente c’è anche l’imperativo di capire la centralità del principio dell’autodeterminazione nel diritto internazionale perché data la presente coalizione antiterroristica che si sta creando, le mosse per una convention internazionale sul terrorismo hanno intenzione di raggiungere una conclusione molto prima di quanto altrimenti sarebbe stato possibile. La Nazioni Unite stanno studiando attualmente varie bozze sul terrorismo, includenti quella adottata dall’OIC, che è stata presentata a favore dell’OIC.
C’è anche una bozza Indiana, che nella sua forma attuale sarebbe non valida nei termini della Convenzione di Vienna sui Diritti dei Trattati dato che non distingue il principio di autodeterminazione. A meno che la norma sull’autodeterminazione non sia conservata, la lotta contro il terrorismo diventerà priva della legalità internazionale. Mentre le più legittime lotte per l’autodeterminazione hanno dovuto qualche volta ricorrere alla violenza contro i civili – una violenza che è stata accettata come legittima all’interno del diritto internazionale come illustrato sopra- la lotta del Kashimir per l’autodeterminazione è unica nel fatto che i mujahideen hanno focalizzato la loro lotta militare primariamente contro obiettivi militari e quelli che rappresentano lo stato indiano.
Gli sforzi dell’India di ricondurre la lotta dei mujahideen ad atti di violenza contro I civili è fallita ed infine sono le forze indiane ed I gruppi di rinnegati che essi sostengono che sono stati identificati come I veri responsabili. Per esempio, il massacro dei 35 Sikhs in Chittisinghpora nel Marzo 2000 fu inizialmente attribuito ai mujahideen ma l’ accusa non poteva reggersi dopo l’inchiesta giudiziaria istituita nel Novembre 2000. Il rapporto non fu reso pubblico nonostante la pressione Amnesty International e l’impressione generale fu che fu un atto istigato dall’India per tentare di minare la lotta del Kashmiri. I rapporti sottoposti nel Novembre 2000 dal Ministro della Giustizia S R Pandian e dal Generael J R Mukherjee in seguito alle loro inchieste riguardanti le uccisioni in Barkpora dell’Apriel 2000 ed il massacro di Amarnath Yatris nell’Agosto 2000, concluse che le uccisioni furono dovute a fuoco non giustificato del personale della “Indian Central Reserve Police Force” e della “Special Task Force”. Anche l’attacco dei mujahideen al “Delhi's Red Fort” era in linea col principio di attaccare gli obiettivi militari del nemico. All’inizio di quest’anno, in Febbraio, cinque abitanti di un villaggio mentre protestavano furono uccisi dalle forze di sicurezza indiane nel Hygam, Srinagar. Stavano protestando e domandando il ritorno del corpo di un abitante del villaggio ucciso durante la custodia della polizia.
Il capo della polizia, Baramulla, è ricordato per essersi pentito dell’assassinio ed aver detto che un caso di omicidio è stato registrato contro l’esercito indiano.
Questo non deve dire che la lotta durante gli anni non abbia visto nessuna vittima civile come risultato delle azioni dei mujahideen – ma la loro tattica e strategia sono state finora dirette solo ad obiettivi dello stato indiano in generale ed alle forze di sicurezza in particolare.Sfortunatamente, lo stato indiano non è stato così attento ed ha condotto una campagna di terrore di stato nel Kashmir occupato. Ciò introduce l’intero problema di definire il terrorismo ed includere il terrorismo di stato.
Ad un livello molto basico se ci si riferisce alla politica del terrore – per distinguerlo dal terrore patologico – come "l’uso o la minaccia dell’uso della violenza contro un piccolo numero per impaurirne un gran numero " (la vittima e l’obiettivo vanno distinti ed il primo è simbolico) cosicché il terrore è manipolato e viene usato per avere influenza sul comportamento politico, allora molti stati sono colpevoli di indulgere nel terrorismo. Se è l’uso della violenza carnale come arma di guerra da parte dello stato indiano nel Kashmir occupato o bombardare I civili negli stati I cui leader sono considerati “canaglia”, allo scopo di terrorizzarli per poi rimuovere quei leader, questi sono atti di terrorismo di stato che deve essere trattato con tutte le convenzioni sul terrorismo.
Dopo tutto, se il terrorismo deve essere combattuto estensivamente, allora tutti gli atti di terrorismo devono essere condannati. Il terrorismo non può essere combattuto con un terrorismo di rappresaglia. L’attuale coalizione contro il terrorismo con le sue diverse componenti può e deve essere rafforzata ad occuparsi dell’intero spettro delle terrorismo – sia esso sub-nazionale, transnazionale o terrorismo di stato. Cheè l’unica via per la comunità internazioanale per dare una partenza significativa alla sua lotta contro questa minaccia.
Ugualmente importante è il problema di guardare alle cause del terrore politico Quello che porta gli stati, gli individui ed i gruppi a commettere atti di terrore nei quali così tanti civili innocenti sono uccisi. L’odio, la discriminazione, la rabbia e la frustrazione che sommergono l’intero mondo oggi hanno bisogno di essere focalizzati almeno tanto quanto la difesa missilistica che non può difendere contro le reali minacce che devono affrontare gli staiti oggi. La globalizzazione ha una ricaduta negativa a livelli multipli e ciò deve essere capito ed indirizzato.Alla fine, la lotta contro il terrorismo deve anche trattare del problema dei terroristi rifugiati.
Questo richiede un maggiore ripensamento da parte del mondo sviluppato delle sue politiche di asilo dove molti terroristi ricercati dai paesi in via di sviluppo sono aiutati sotto la maschera dell’asilo poitico. Ci deve essere uno standard per tutti e non ci possono essere distinzioni fra terroristi che sono “leciti” e ed altri che non lo sono.Alla fine del giorno, il problema del terrorismo illumina il dilemma degli stait oggi – specialmente quelli potenti: La scelta di osservare le norme internazionali o di optare per un’opportunità politica. Il potere ha scelto di minare il rispetto per il diritto internazionale che esso propone.
Ora i limiti di quel potere sono chiaramente visibili. Abbiamo bisogno di sviluppare un nuovo rispetto per il diritto internazionale, che si è evoluto fuori dall’esperienza umana e dalle migliori lezioni dell’umanità imparate da secoli.



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