Palestinian Conflict Resolution Center
Wi'am.


Il Centro si trova in una zona periferica di Betlemme, da cui, manco a farlo apposta si scorge, dall'altra parte di una stupenda vallata, un altro insediamento ebraico: quello di Harhouma/Habournem, detto anche "l'insediamento laburista" perche' voluto e stimolato prorpio dal governo laburista di Barak. E' ancora in costruzione e percio' disabitato, ma gia' le sue brutture con le gru a sovrastarle devastano la vista.
All'interno del centro ci accolgono le pareti piene di manifesti dell'intifada, di Che Guevara e anche una cartine dell'Iraq….
Chissa' che tra popoli oppressi e minacciati non si sia sviluppata una qualche simpatia….
A parlarci e' il direttore del centro: Zoughbi Zoughbi.
Il lavoro del centro fin dalla sua fondazione nel marzo 1995 ha rappresentato un approccio dal basso alla risoluzione dei bisogni piu' urgenti della gente. Il centro cerca di formare persone abili alla mediazione tra le parti in conflitto. La caratteristica del centro e' che circa il 20% del totale delle spese sono coperte da un centinaio di volontari che mettono a disposizione anche le loro auto e telefoni, oltre che ospitalita'. Infatti hanno notato che la risoluzione dei conflitti, come ci dice, e' l'arte di condividere se stessi, le proprie risorse, le proprie anime e i cuori.
Si comincia a parlare del processo di pace, per intenderci quello che ha prodotto i trattati di Oslo e tutto quello che ne e' scaturito: definito come "non un processo" e "nemmeno una pace".
Il 1993 e' arrivato dopo quasi 50 anni di disperazione e tragedie per il popolo palestinese. Popolo che ormai ha accettato di vivere a fianco degli ebrei e non al posto loro.
Dalla firma dei trattati di Oslo, Israele ha commesso almeno 34 violazioni dei trattati stessi e degli accordi di pace: su Gerusalemme, sugli insediamenti, sull'acqua, sui rifugiati. La questione dei rifugiati e' comunque la questione centrale della questione palestinese. Continuano ad aumentare a causa della violenza dello stato israeliano. Infatti anche in questi ulmigi giorni di intifada, oltre duecento (230) famiglie hanno lasciato Beit Jala a causa dei bombardamenti israeliani!
Non possiamo piu' accontentarci dei Bantustan che ci propongono gli israeliani; vogliamo e abbiamo bisogno di una continuita' territoriale; di un confine con la Giordania che ci viene negato, di un porto sul mare, un corridoio per Gaza. Le risoluzioni ONU non sono mai state implementate, nemmeno per la relativamente semplice questione degli insediamenti che anzi continuano ad aumentare ad un ritmo senza precedenti.
La questione dell'acqua e' altrettanto importante: in estate molti palestinesi non hanno nemmeno una tazza d'acqua per bere: l'84% delle nostre fonti vanno a Israele. In questa situazione non abbiamo niente da perdere e chiediamo che Gerusalemme sia dichiarata citta' aperta.
Per quanto riguarda le attivita' del centro, Zoughbi ci dice che le attivita' sono attivita' di grassroot a diretto contatto con la gente.
In questi mesi di intifada tutte le attivita' sono state bloccate tranne quella di trauma healing e di alleviamento delle sofferenze e degli incubi.
Poi si parla di strategie dell'informazione: abbiamo strategie limitate perche' non abbiamo i mezzi. Ma voi siete i nostri ambasciatori. Ma non vi chiediamo di essere ambasciatori della causa palestinese; vi chiediamo di essere ambasciatori per la ricerca della giustizia. Israele ora e' molto potente: hanno i media, conoscono bene il mondo occidentale, hanno l'appoggio dei potenti, conoscono la loro lingua e la loro cultura; sanno come muoversi e influenzare l'opinione pubblica occidentale.
Il mondo arabo potrebbe avere verso i palestinesi un ruolo simile a quello che gli USA hanno con Israele, ma in politica le cose vanno diversamente e ci sono interessi economici di mezzo e soprattutto il petrolio. Ma almeno negli ultimi tempi le masse dei popoli arabi stanno con noi e sono molto critiche con i loro governi, che perdono consensi.
Non c'e' una "soluzione finale" per questo processo di pace… il termine ricorda fatti tristi e noi siamo stati e siamo solidali con gli ebrei per l'olocausto. La soluzione finale sara' che dobbiamo vivere insieme con loro, ma la questione dei profughi va risolta.


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