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Campo Internazionale di Solidarietà


kefiah
Dal diario personale di un partecipante

22 dicembre 2000

IBDAA Cultural Center
Check point israeliano
Giro per la citta'

Ibdaa Cultural Center
La mattina inizia finalmente con il lavoro pratico. Ci si divide in due gruppi. Uno rimane alla guest house per lavorare al 3' e 4' piano per preparare alcuni lavori sul tetto. L'altro gruppo va alla centro culturale IBDAA, incendiato alla fine di agosto da un gruppo di integralisti che hanno voluto manifestare la loro contrarieta' ad una iniziativa troppo "moderna" per loro, perche' basata sullo stare insieme di maschi e femmine e soprattutto sulle tecnologie "occidentali" per mettere in comunicazione I diversi centri rifugiati in Cisgiordania tra loro via internet.
All'ingresso del centro culturale e' stata messa una vetrinetta con uno di questi computer completamente bruciato come monumento.
Il lavoro e' stato quello di riportare nei locali I libri messi in salvo per procedere alla ripulitura dei locali.
I libri erano stati immagazzinati temporaneamente in un piccolo locale destinato al gioco dei bambini, che e' stato ripulito e riconsegnato a loro…. Durante la pulizia e' comparso un topolino minuscolo… l'unico che si e' impaurito e ha cercato di ucciderlo e' stato proprio Majdi.

Check point israeliano
Dopo la prima giornata di lavoro (per modo di dire) si va di corsa (in taxi) verso il check point israeliano che divide Betlemme da Gerusalemme.
Oggi e' venerdi' ed in particolare e' anche l'ultimo venerdi del Ramadan, quindi una giornata importante per tutti i musulmani che aspirano ad andare a pregare alla moschea di Gerusalemme.
Arriviamo e il primo impatto e' di vedere pochissima gente, molta meno di quanto ci si aspettasse. Ormai, ci spiega Majdi, la gente si e' abituata al fatto che i soldati non li fanno passare dall'altra parte e vanno a pregare da qualche altra parte. Ci sono circa una cinquantina di persone, forse meno e una ventina di noi sta li' ad assistere alle esibizioni dei soldati.
Non succede nulla di particolare: troviamo una troupe televisiva italiana e un gruppetto di fotografi attrezzati con casco. Ad un certo punto l'attenzione di tutti viene attirata dallo spostamento simultaneo di una decina di soldati verso due signore che cercano di passare il check point. Queste due poverette urlano qualcosa che sarebbe del tipo "vogliamo solo andare a pregare alla moschea", ma i soldati le riportano a forza (di peso) verso la parte araba della strada costringendole a sedersi sotto le minacce. Abbiamo anche cercato di chiedere ai soldato perche' quelle signore non potessero passare.
Le risposte, manco a farlo apposta erano decisamente arroganti e pretestuose:
"non hanno la I.D. gialla, non sono cittadini israeliani, se le facciamo passare, poi possono animare gli altri, sono pericolose, dall'altra parte poi fanno problemi e agitano la folla…." E cosi' via.
In realta' da parte dei soldati non c'era una grossa disponibilita' al dialogo: la cosa viene spiegata da Majdi dicendo che per fare quell lavoro, hanno perso l'uso del cervello che per loro e' solo un optional.
Ad un certo punto gli arabi presenti si mettono a pregare in ginocchio davanti alle camionette; ma la situazione rimane tranquilla: non succede nulla, per fortuna. Oggi invece in altre citta' (a Ramallah, per esempio) sono state uccise altre 5 persone palestinesi.

Giro per la citta'
A fare i turisti… una volta tanto. I napoletani danno sfogo della loro "napoletanita'" beccandosi in continuazione polemicamente…. Strada facendo mangiata di dolci…. Accuratamente scartati appena il muezzin ha detto "Si'!"

23 Dicembre 2000

Primi problemi
Camion con gli aiuti
Al cimitero dei martiri
Lezione di Arabo

Primi problemi
qui ci sono problemi di posta elettronica, nel senso che dei quindici computer che ci sono nella sala, solo uno (il server) riesce a connettersi... la rete interna e' praticamente morta e non mi pare di capire chi abbia le capacita' di rimettere le cose a posto. Di conseguenza c'e' sempre la fila e proprio in questo secondo e' arrivato Timo (un tedesco, nonostante il nome che sembra giapponese...) a chiedermi di chiamarlo quando ho finito.

Camion con gli aiuti
Come dice Majdi, le cose vanno bene.... diciamo benino.... oggi ci sono stati un po' di contrattempi: alle 8 ci hanno fatto svegliare (almeno i piu' "virili".... e naturalmente facevo parte di questo gruppo) per scaricare un camion di aiuti per Dheishe.... tutti pronti (morti di sonno).... alle 10 il camion ancora non era nemmeno arrivato.

Al cimitero dei martiri
Gli altri invece sono andati al nuovo cimitero, dove stanno seppellendo quelli che qui chiamano martiri dell'intifada (per ora ci sono i tre ragazzi tutti giovanissimo uccisi nella prima settimana di dicembre), per costruire una specie di recinzione con le pietre.
Abbiamo quindi deciso di raggiungerli, ma appena arrivati, gli altri avevano gia' finito.... abbiamo iniziato una passeggiata fino alle Salomon pools (na' peena) con un freddo cane e una minaccia costante di temporale... poi per fortuna non ha (e'??) piovuto....

Il camion . Finalmente
mentre camminavamo.... indovina?..... arriva il camion e quindi di corsa torniamo al centro per scaricarlo.... un'ora e mezza di lavoro per scaricare diverse tonnellate di farina, riso e zucchero provenienti da un villaggio palestinese in Israele, dove non se la passano bene (il nome l'ho registrato sulla video cassetta), ma per aiutare i fratelli della cisgiordania hanno organizzato il carico. Naturalmente alla fine c'e' stata la grandiosa foto ricordo con gli organizzatori del camion e il campo di lavoro. All'ora di pranzo abbiamo incontrato anche una troupe della RAi che ha ripreso qualcosa e che dovrebbe aver fatto un servizio al TG3. Lezione di Arabo
Finalmente forse riesco ad imparare qualche parola di arabo ..
Il gruppo e' decisamente eterogeneo. c'e' di tutto (di piu'). ancora non ha legato molto, forse perche' siamo tanti e il gruppo italiano tende a stere per conto suo. ieri, casualmente, per tornare da Beit Jala, una parte ha deciso di tornare in taxi e una parte a piedi: nel gruppo a piedi c'erano TUTTI gli italiani, e qualche straniero.... i palestinesi tutti in taxi.... la cosa ha inorgoglito i volontari italiani!!

24 Dicembre 2000

Magazzino viveri
Arrivo di Arafat
Preparazione pacchetti famiglia
Pomeriggio alla guest house
Concerto di Natale a Monger Square

Magazzino viveri
Dopo colazione, La mattina inzia andando al magazzino dove il giorno prima abbiamo scaricato I viveri per spostare (ma poi.... Perche'??) delle travi di legno dall'esterno all'interno del recinto. Un'oretta di lavoro neanche tanto pesante.
A colazione si era notata l'assenza di Nicola... probabilmente anche oggi non si e' svegliato. Nicola e' sorprendente per la sua altissima capacita' di memorizzazione mentale: ricorda tutto, anche cose lette dieci anni prima, ha una capacita' non indifferente di fare collegamenti logigi tra fatti apparentemente distanti. Quando si tratta di passare alle cosa pratice, e' un uomo perso. A parte il fatto di Roma che gli ha fatto perdere l'aereo (e a me la pazienza....), riesce a perdersi di tutto perche' lascia le sue cose sparse uniformemente in giro.... Oggi e' arrivato al magazzino per buon ultimi.... Si e' accorto di avre dimenticato I guanti.... E' risceso alla guest house.... Natualmente si e' perso risalendo....

Preparazione pacchetti famiglia
Alla fine del trasloco dei pezzi di legno, siamo entrati dentro al magazzino per preparare I pacchi da distribuire alle famiglie piu' povere di Dheishe. Come si vedra' sul video, il camion e' stato organizzazto e portato qui da una comunita' di palestinesi che vivono in Israele in una zona a Nord di Gerusalemme. Majdi ci spiega che copmunque si tratta di gente molto popvera ma che hanno voluto comunque testimoniare con un gesto concreto la solidarieta' con I loro fratelli di Betlemme. Si tratta di un camion carico di riso, farina e zucchero. Oggi abbiamo ammucchiato tutto in piccole pile monofamiliari con un sacco da 25 kg di farina, 12 pacchetti da 1 kg fi farina, 12 kg di zucchero e 5 kg di riso.... Per quanto tempo bastera'?

Arrivo di Arafat
Di fronte al magazzino si nota una grande spianata asfaltata tutta nuova, che si va affollando di militari palestinesi. Sta per arrivare nientemeno che Arafat in persona. L'annuncio dell'arrivo slitta di ora in ora... prima e' fra mezz'ora, poi alle 10:30 poi tra pochi minuti. Noi ormai abbiamo finito da un pezzo di spostare le travi e ce ne stiamo approfittando del primo sole dopo giorni, anche se la temperatura e' comunque fredda e c'e' molto vento.... Al ripare dal vento comunque si sta bene. E cosi' l'attesa per Arafat fa si' che anche I componenti del food committee (Renato Antonella) si attardano a scendere per preparare il pranzo per tutti.

Pomeriggio alla guest house
Mortale... in attesa che smettesse di piovere e che succedesse qualcosa....

Concerto di Natale a Monger Square
Peggio del pomeriggio alla guest house.... Un concerto di gruppi che andavano dai boyscout in vacanza alle monache in pellegrinaggio.
Sorprendente una signora che ci ha fermato chiedendoci chi siamo... le parla Marta, la spagnole e si viene a sapere che questa non sapeva nemmeno l'esistenza dei campi profughi e della quastione palestinese.... Ma che ci vengono a fare qui??? Si puo' vivere fuori dal mondo in questo modo? Il gruppo musicale piu' "allegro" e' stato un gruppo dio monache vestite di nero che hanno cantato canti natalizi in modo decisamente asettico....
Unica nota buona della serata e' un panino con falafel....
Anche il ritorno a casa e' stato da suicidio.... Sotto la pioggia battente, con Giuseppe, per non aver trovato un taxi accessibile.... Majdi ci diceva che avremmo dovuto pagare non piu' di 10 shekel, confermato anche da un poliziotto gentilissimo palestinese, ma I pochi taxi presenti in giro ci chiedevano anche 20$.... E cosi' ci siamo incamminati.... Fino ad arrivare a casa.... Quasi zuppi, ma salvi!

27 Dicembre 2000

Visita alle famiglie dei martiri
La mattina alle 9 in gruppo si parte per andare a far visita alle famiglie dei martiri. Le famiglie che visiteremo sono 4, tre all'interno del campo di Dheishe e una di fuori nella collinetta di fronte. La giornata e' la prima di Eeid, la festa per la fine del Ramadan. Sicuramente non e' un caso che aspettiamo l'Eeid per fare qiesta visita, visto che erano programmate per ieri e le abbiamo rimandate a oggi... ed in effetti sembra proprio che le famiglie siano in attesa di questa visita, o delle visite, non solo della nostra; il giro e' stato un incrociarsi di gruppi di persone che si recavano a portare le condoglianze e la solidarieta' alle famiglie in lutto.
Tutti oggi si sono messi il vestito migliore e lagiornata di sole aiuta. I sentimenti ricorrenti nelle famiglie visitate sono stati un misto di tristezza per il lutto e di gioia per la sicurezza che il parente sia stato sacrificato per la causa palestinese.
La prima famiglia ci accoglie nel patio dove ci offre un caffe' e uno di quei dolcetti tipici palestinesi dolcissimi. Solo le donne sono ammesse all'interno a parlare con la madre del martire. Qui sono le donne che hanno tradizionalmente il compito di custodire la casa e con essa anche la memoria e le anime dei defunti, sono loro che decidono chi far entrare e chi no. in questo caso la madre ha deciso che solo le donne potessero parlare con lei. L'incontro e' stato commovente, intenso e breve. L'incontro e' reso ancora piu' toccante per il fatto che il martire di questa famiglia non e' un combattente come siamo abituati a considerare o pensare, ma un bambino di 12 anni mentre ritornava a casa, ucciso con un colpo alla testa. E questo puo' anche aiutare a capire il perche' una madre voglia evitare di incontrare gruppi numerosi, confidando sul fatto che solo alter donne possano capire il suo dolore di madre e aiutarla.

Nella seconda famiglia e' la madre del martire che ci spiega, e ci parla con convinzione. "Sono nata sotto i bombardamenti in Libano e ci siamo spostati qui. Altri due fratelli sono morti, martiri. Ho lasciato il Labano nel 1982, e siamo venuti qui perche' pensavamo di trovare un posto tranquillo. Persino gli animali, qui, sono trattati meglio di noi. Non dobbiamo ucciderci l'un l'altro, ma gli israeliani ci uccidono e ci attaccano in continuazione. Ci hanno costretti a fare cosi', mentre noi dobbiamo, abbiamo il diritto di vivere in pace con gli altri. Voi non vorreste vivere in pace nel vostro paese? Che fareste se qualcuno occupasse il vostro paese e cominciasse a togliervi la liberta'? Non fareste di tutto per liberarlo e liberarvi?
Grazie per la dimostrazione della vostra solidarieta'. Vorrei trasmettere questo messaggio a tutto il mondo, che ascoltasse le ragioni per cui lottiamo. Dove sono le Nazioni Unite? Sono solo dove ci sono interessi per loro.... Vi ricordate in Iraq, li' le Nazioni Unite sono arrivate subito e hanno bombardato per liberare il Kuwait, ma li' c'e' il petrolio e ci sono interessi grandissimi. Qui no."
Che questa famiglia sia una famiglia che ha contribuito con il sangue alla causa palestinese si capisce anche dai manifesti e poster che ci danno uscendo. Una bellissima imagine di un ragazzo giovane che lancia una Molotov con la fionda.
Anche la terza famiglia ci ha accolto con caffe' e datteri, sottolineando l'importanza della nostra visita, perche' cosi' sanno che in alter parti del mondo ci sono persone che sono solidali con loro. Il martire in questo caso si chiama Abu Laban e aveva 21 anni. Davanti alla casa ci sono striscioni e bandiere palestinesi. Gli striscioni dicono "Gerusalemme ai Palestinesi" e davanti alla casa passa un gruppo di ragazzi, alcuni dei quali armati di fucili; di conseguenza, ci chiedono di non fotografarli, forse temono che le foto possa no capitare in mani non gradite.
Il ragazzo in questione aveva 21 anni; era stato gia' ferito 9 volte prima di essere ucciso. Questo dimostra la volonta' e la premeditazione dell'omicidio da parte dei soldati israeliani: non puo' essere un caso che la stessa persona venga ferita cosi' spesso nel corso di scontri e incidenti. Infine, gli hanni tirato una gas-bomb in faccia, gli amici lo hanno portato in ospedale per curarlo. Uscito dall'ospedale, ha ripreso la lotta contro l'occupazione israeliana ed e' stato ucciso.

La quarta famiglia e' quella di Abdullah Ban di 25 anni, ucciso il 7 novembre scorso. La casa non si trova all'interno del camnpo. Ci accoglie questa volta il padre: "Era uno di quelli che amino il suo popolo e la sua terra e per questo ha sacrificato la sua vita. E' nato a Dheishe e li' ha studiato e imparato ad amare il suo paese e a lottare contro l'occupazione israeliana. Da ragazzo, adolescente quasi, ha preso parte alla prima intifada, quando fu arrestato due volte. Ora all'inizio della seconda intifada e' stato ferito seriamente. Nonostante questo e nonostante la ferita non fosse ancora guarita, non ha potuto fare a meno di tornare in strada a manifestare, ma e' stato colpito di nuovo".
Andando via per la Quarta volta passiamo in rassegna tutti i parenti maschi piu' stretti. Escludendo la seconda famiglia, dove la madre ha voluto parlarci direttamente, le donne hanno avuto un ruolo molto riservato.


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