Il consolidamento del Fallimento di Oslo


Segue il testo di una lettera aperta firmata in Palestina da 130 intellettuali, artisti e personalità del mondo accademico presenti nel paese o all'estero, molti dei quali avevano sostenuto, nel passato, gli accordi di Oslo.
La loro azione intende chiarire i motivi della loro scissione dal "processo di pace" che ritengono stia portando verso il disastro. Il Centro di Informazione Alternativa ha pubblicato la lettera a Haaretz grazie alla firma di 130 Israeliani che si sono dichiarati d'accordo con essa.

Messaggio ai Lettori Israeliani ed Ebrei

Noi, intellettuali Palestinesi firmatari, rivolgiamo ai lettori Israeliani ed Ebrei questo messaggio per chiarire la nostra posizione riguardo il processo di pace in corso.
Siamo convinti che l'accordo in corso di definizione non porterà alla pace, ma porta in sè il seme delle guerre future.
Come noi, la maggior parte del popolo palestinese pensava che fosse arrivato il tempo di concludere con gli Israeliani un accordo storico che ci avrebbe permesso di vivere insieme, finalmente in pace, sulla stessa terra, nonostante le ingiustizie, le sofferenze e gli abusi inflitti per decenni al nostro popolo dallo stato Israeliano.
La maggior parte dei Palestinesi credeva che la pace sarebbe stata costruita su due principi: la giustizia e la necessità di un futuro comune.
Quello di cui siamo testimoni è in realtà molto lontano da questi principi.

Tra le parti in conflitto una crede che l'attuale equilibrio delle forze sia in suo favore, e questo può imporre una condizione umiliante all'altra parte, forzandola virtualmente ad accettare qualunque proposta è costretta ad obbedire. L'accordo storico è diventato un accordo tra Israeliani, non un accordo con i Palestinesi.
È un accordo che soffoca il popolo Palestinese dal punto di vista umano perchè non tiene conto dei loro diritti umani e storici; territoriale perchè li isola nelle zone delimitate in città e villaggi mentre progressivamente ne confisca le terre: dal punto di vista della sicurezza perchè pone apriori, come principio fondante, la sicurezza di Isreale al di sopra dei diritti dei Palestinesi di esistenza e sicurezza; politicamente perchè impedisce ai Palestinesi di decidere il loro futuro e di controllare i loro confini.
Nel dire ciò riteniamo di esprimere le più profonde convinzioni del nostro popolo che chiede di avere un confronto reale ed aperto su queste realtà.

Gli Israeliani ed Ebrei dovranno scegliere tra un accordo imposto da un equilibrio di forze spudoratamente a favore del vostro governo e dei vostri militari, e un altro giusto, che potrebbe favorire Israeliani e Palestinesi e che porrà le basi per una vita comune a lungo termine sulla stessa terra. La scelta è nelle vostre mani.
Noi intellettuali palestinesi affermiamo, in tutta chiarezza, che ci sono solo due soluzioni per risolvere in modo giusto la questione palestinese. La prima soluzione è la creazione di uno stato Palestinese con sovranità assoluta sulle terre occupate da Israele nel 1967 e Gerusalemme come capitale, il diritto di ritorno per i rifugiati palestinesi, e il riconoscimento del governo di Israele della storica ingiustizia inflitta al popolo palestinese. Lo stato palestinese nascerà dai principi democratici e umanisti adottati con la Dichiarazione d'Indipendenza Palestinese nel 1988. La seconda soluzione è la creazione di uno stato democratico a doppia nazionalità per i due popoli che vivono sulla storica terra di Palestina.

È chiaro che il negoziatore palestinese, le cui mani sono legate dallo schiacciante equilibrio del potere che lavora contro di lui, potrebbe essere costretto ad accettare un accordo umiliante e degradante che non porterebbe a nessuna di queste due soluzioni. La storia abbonda di esempi di nazioni costrette con la forza ad accettare decisioni che hanno finito di essere una catastrofe per tutte le parti in causa.
Questo messaggio è rivolto, prima e soprattutto a quegli Israeliani che credono nei valori della giustizia e dell'equità, e a tutti coloro che aspirano alla pace nel mondo. A loro diciamo che la soluzione che la leadership d'Israele sta cercando di imporre al negoziatore palestinese potrebbe non essere un accordo con il popolo palestinese. Sarà un accordo fragile che porta in sè i semi della sua stessa distruzione.
Noi non lo sosterremo nè lo accetteremo.
Vi porgiamo le mani per fare una pace reale e giusta, ma non la pace dei militari e della coercizione, non la pace dei generali.



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