Gaza - IDF operation codenamed: Days of Penitence - 10/2004


13.10.2004
I giorni della Penitenza

La situazione in Palestina e in particolar modo nella Striscia di Gaza è, senza esagerare, drammatica.

mappa di Jabaliya (BBC)Da ormai 14 giorni è in atto un’operazione militare su larga scala da parte dell’ Esercito di occupazione Israeliano (nome in codice I giorni della penitenza).

Dal 28 Settembre, giorno in cui l’IDF annunciava ufficialmente l’inizio dell’operazione, si sono registrate in tutta la Striscia di Gaza 135 vittime di cui il 30% con meno di 16 anni, i feriti si contano a centinaia (600/800). la maggior parte delle vittime sono civili e un gran numero di loro riportano lesioni permanenti. La vittima più giovane è un bambino di 4 anni: Lu’ay Ayman An Najjar.

Dall’inizio dell’operazione militare circa 200 Carri armati stazionano nella Striscia di Gaza per creare una fascia di sicurezza di 9 chilometri, lungo il confine israeliano, per impedire il lancio di Qassam sulla città di Sderot e nel territorio Israeliano. Partendo dal fatto che la striscia di Gaza è larga dai 6 ai 10 chilometri, l’operazione è estesa a tutto il territorio e la fascia di sicurezza ne significa la completa occupazione.

I centri abitati più colpiti sono Jabalya, Beit Lahiya e Beit Hanun. In più si sono registrate molte vittime a Khan Yunis nel centro della Striscia e a Rafah nel sud.

A Jabalya, Beit Lahiya e Beit Hanun da 14 giorni la popolazione vive in stato di guerra, subisce incursioni dei tank, bombardamenti dagli Apache (elicotteri militari), tutta la zona è costantemente sorvolata dagli aereoplani ricognitori (sono piccoli aereoplani telecomandati in grado di raccogliere immagini dettagliate del territorio ma anche di sparare missili). Le scuole sono ormai per la maggior parte chiuse. La popolazione soffre le conseguenze di questa situazione; mentre a Jabalya i primi aiuti umanitari sono arrivati negli ultimi due giorni a Beit Hanun le organizzazioni internazionali non riescono ancora ad avere il consenso dell’esercito per oltrepassare la prima fila di tank.

Nei giorni scorsi è nata una grossa polemica per via di una bambina di 13 anni di Rafah che è stata uccisa senza valido motivo dai soldati, nel suo corpo sono stati trovati 20 proiettili. I soldati hanno accusato il loro superiore per aver scaricato il caricatore del suo fucile automatico sul corpo della bambina quando era già stata colpita e giaceva a terra esanime. Purtroppo questi casi di efferata violenza sono una costante da queste parti e la maggior parte di essi non trova riscontri rimanendo nascosti oppure vengono troppo spesso giustificati con ragioni di sicurezza per prevenire attacchi a scapito dell’esercito israeliano.

Mappa strisica di Gaza

Il 2 ottobre durante una delle tante incursioni giornaliere l’esercito ha occupato una scuola dell’UNWRA in pieno orario scolastico con i bambini ancora nelle aule o nel cortile. Per occuparla hanno sparato sulla scuola, hanno abbattuto il muro di cinta con i tank e mentre i bambini si rifugiavano in uno dei tre edifici i soldati sono saliti sul tetto per coprire i tank che distruggevano ogni cosa si trovasse nell’area circostante la scuola, per lo più magazzini e negozi.

Il portavoce dell’UNWRA, da Ginevra, ha accusato l’IDF per l’inaccettabile utilizzo di strutture delle Nazioni Unite, appropriatamente segnalate e assolutamente distinguibili, per scopi militari. Sempre il portavoce dell’UNWRA ha dichiarato che dagli edifici in questione sono stati uccisi 8 palestinesi.

La pressione che l’esercito sta mettendo sulla popolazione è altissima. La maggior parte dei bombardamenti avvengono di notte, mentre di giorno i tank spesso si introducono nei centri abitati ingaggiando veri e propri scontri a fuoco con la milizia locale che difende i campi profughi. La guerra si svolge in mezzo alle case abitate da civili, tutto cio che è fuori dai centri abitati è completamente sotto il controllo dell’IDF.

L’esercito usa armi pesanti nei centri abitati, proiettili di medio e grande calibro, causando innumerevoli feriti e decessi fra la popolazione civile costretta a vivere nelle zone dei combattimenti senza possibilità di evacuare in zone più sicure. E’ stato anche registrato l’utilizzo di proiettili a frammentazione non convenzionali banditi dagli accordi internazionali che regolano i conflitti.

Nessuna ragione di sicurezza per lo stato di Israele può giustificare il numero di morti civili che, in questa operazione militare, ha superato tutti i precedenti del conflitto Israelo-palestinese. Niente di tutto ciò serve a migliorare le condizioni di sicurezza dei civili Israeliani. Questa situazione non fa altro che accrescere l’odio nei confronti di uno stato e di un esercito da considerarsi occupante a tutti gli effetti. Nulla può giustificare l’utilizzo di armi non convenzionali. Niente può giustificare la punizione collettiva nei confronti della popolazione palestinese.

 

Jabalia (Striscia di Gaza)
FOTO BRIOGA

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