Il
Muro israeliano nei territori occupati
Il
Muro è la manifestazione concreta dell'Occupazione israeliana
in Cisgiordania e a Gaza ed è un ulteriore modo di condurre una
politica di confisca delle terre palestinesi. Se Israele fosse veramente
interessata alla sicurezza per i propri cittadini, dunque a volerli
separare dal popolo palestinese, avrebbe avviato lavori per erigere
un muro lungo la "Linea verde" (il confine che esisteva prima
della guerra del 1967).
Ma non è questo il caso. Gran parte del Muro come è stato
concepito, taglia il territorio palestinese. Un taglio che annette a
Israele tra il 10% e il 15% dei Territori occupati. Un'area enorme di
terra fertile costituita da uliveti, serre, campi coltivati e risorse
idriche. Dividerà le cittadine dai propri campi, dai centri commerciali,
educativi o culturali. Intensificherà il processo già
avviato di degrado e distruzione ambientale dei Territori occupati.
E costituisce un tentativo di legittimare la politica insediativa (colonica)
israeliana. In poche parole, è concepito come il colpo di grazia
a qualsiasi possibilità di nascita di un possibile stato palestinese.
Per centinaia
di migliaia di contadini palestinesi, il Muro rappresenta una prigione
senza secondini. Il Muro li lascerà senza il modo di provvedere
per le loro famiglie, a un punto tale che molti di loro saranno costretti
a lasciare le loro case e tentare di vivere altrove come rifugiati.
Questo è lo scopo di questa pulizia etnica in sordina, il tipo
di pulizia etnica che non è possibile fotografare, ma che è
comunque efficace e devastante.
Per questo abbiamo deciso di parlare del Muro d'ora in poi come del
Muro di trasferimento.
Il Muro
di trasferimento, quindi, non ha nulla a che vedere con la "sicurezza"
e non è semplicemente un altro aspetto dell'Occupazione. La pianificata
espansione del Muro servirà per delineare i contorni della possibile
frontiera di un'entità palestinese come concepita da Sharon,
nel momento in cui verrà resa pubblica la "road-map".
Non verrà mai presentato all'inizio dei negoziati quale punto
di partenza della "road-map" per la pace, in quanto non porterà
pace e distruggerà qualsiasi possibilità di creazione
di uno stato palestinese.
"È
una tragedia per l'umanità intera che tali forme di oppressione
vengano perpetrate contro i poveri e gli indifesi, e che ciò
avvenga mentre l'oppressore viene ascoltato e creduto quando si giustifica
e inganna altre nazioni e culture.
E questi crimini vengono commessi con slogan quali "sicurezza"
e "terrore".
Come possono i popoli dare la loro benedizione a questo oppressore,
quando cerca supporto finanziario per costruire il Muro e commettere
il suo crimine?"
Queste sono parole della gente del distretto di Qalqiliya, le cui vite
sono state devastate dalla costruzione del Muro di trasferimento.
L'articolo e alcune delle fotografie nella galleria fotografica - sono
stati contribuiti dall'IWPS International women's Peace Service.
Qualqiliya
Questa
cartina mostra il drammatico caso di Qalqiliya, destinata a diventare
un'enorme prigione.
Il muro circonderà Qalqiliya completamente, lasciando un solo
varco, controllato da due posti di blocco.
La città, che in passato era stata un fiorente centro commerciale,
soffocherà e morirà.
Fatti
e numeri
Si stima che il muro avrà un impatto devastante sulla vita di
circa 210.000 palestinesi, in 67 cittadine o villaggi.
11.700 persone in 13 villaggi saranno isolate tra il muro e la linea
verde.
Su richiesta dei coloni israeliani, il muro verrà spostato ulteriormente
verso est, per includere gli insediamenti di Ariel, Emanuel e Kedumim.
Ciò aumenterà notevolemente il numero dei palestinesi
che subiranno negtivamente le conseguenze della costruzione del muro.
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