Perché
un corso di autodifesa
L’autostima
è alla base dell’equilibrio psicologico dell’essere umano, e incide
sui rapporti a livello sociale e individuale. Il patriarcato ha
represso e usato questo elemento per spogliare la donna di tutte
le sue potenzialità, attraverso i secoli.
L’aggressione fisica è da sempre un metodo di controllo e sottomissione
in tutte le società patriarcali: infatti la donna ha interiorizzato
la teoria della propria debolezza, dipendenza e sacrificio personale.
Oggi, mentre crediamo di esserci liberate da questi meccanismi
di oppressione, nella pratica abbiamo
ancora paura.
Questo esercizio
della violenza culturalmente istituzionalizzato e socialmente
acquisito, è stato trasmesso dai ruoli e dai modelli imposti dalla
famiglia, dalla scuola, dalle religioni.
I comportamenti sociali tendono a sradicare nella donna il comportamento
aggressivo, con tutto quello che ciò implica. Una bambina punita
costantemente ogni volta che reagisce con aggressività, può diventare
incapace di farne uso perfino in caso di pericolo di vita.
Il patriarcato
tende a confondere in noi l’aggressività con la violenza: è naturale
che se la rabbia è stata repressa durante tutta la vita, non sorgerà,
neanche quando ne avremo bisogno per sopravvivere. La rabbia bloccata
uscirà nel momento meno opportuno.
E’ invece importante che le donne la utilizzino come base di reazione,
per opporsi e rovesciare il modello imperante e proteggersi dal
pericolo reale dello stupro. Quando ci adattiamo psicologicamente
al ruolo della vittima, sviluppiamo un meccanismo di repressione
interno che è rivolto contro noi stesse.
E’ fondamentale esprimere rabbia e aggressività, poiché altrimenti
le utilizzeremo contro di noi in maniera autodistruttiva.
Siamo pronte a difendere con tutte le nostre forze tutto quello
che valorizziamo, tutto quello in cui mettiamo il nostro amore
e le nostre energie: figli e figlie, idee, compagni o compagne
di vita: invece, quando si tratta dei nostri corpi siamo abituate
a dissociarci da loro come qualcosa che non ci appartiene, che
siamo abituate a svalutare. Per questo, il nostro corpo è il primo
passo da iniziare per il recupero dell’autostima.
L’autostima è il riconoscimento dei nostri diritti di persone
libere e autodeterminate: uno di questi diritti è quello di proteggere
l’integrità fisica e psicologica della persona; in base a questo
noi affermiamo l’inviolabilità del corpo femminile a ogni intervento
esterno che sia privo del nostro consenso. Tanto più forte è la
nostra autostima tanto più difficile è rimanere imprigionate nel
ruolo di vittime, che è il ruolo che dà potere all’aggressore.
La stima si riduce quando diciamo SI a qualcosa a cui vorremmo
dire NO: dobbiamo prendere coscienza del nostro condizionamento,
del fatto di essere state educate a dire si, per compiacere e
gratificare gli altri negando i nostri bisogni.
Autoaffermarsi vuol dire riconoscere e difendere i nostri diritti
e usare la nostra autoderminazione per uscire dal ruolo di vittime
in cui siamo state spinte. E’ dire NO all’umiliazione rifiutando
l’idea dell’impotenza e usando la forma più adatta alla nostra
difesa.
La difesa personale è prima di tutto un atteggiamento mentale,
un’attitudine: credere di essere deboli e vivere secondo questa
convinzione rende oggettivamente deboli. Se viceversa la donna
ricerca aree per sviluppare la sua potenzialità, le trova. Tanto
più consapevoli saremo della nostra forza, tanto più potremo abbattere
gli ostacoli imposti dalla società.