07 Novembre 1998


BUENOS AIRES CONFERENZA SUL CLIMA

Gli Usa al mercato dei gas Ma l'Europa dice no

- JENAINA FIGUEIREDO - BUENOS AIRES

L a quarta Conferenza sul clima organizzata dall'Onu è stata teatro di violenti scontri tra i rappresentanti dell'Unione europea e degli Stati uniti. Si accusano reciprocamente per lo scarso avanzamento delle trattative in corso per la riduzione dei gas di serra, principale causa del surriscaldamento del pianeta.

Mentre gli europei sostengono che i meccanismi flessibili, introdotti nel protocollo di Kyoto su pressione Usa e basati sulla commercializzazione dei diritti di emissione, devono essere instaurati solo dopo che ogni paese avrà raggiunto un certo livello di riduzione delle proprie emissioni, i nordamericani sostengono che su questo è già stato deciso tutto a Kyoto e che perciò rimettere in discussione i meccanismi sarebbe un passo indietro. "Gli europei mescolano le arance con le mele. Non vi è nulla da discutere. L'obiettivo della Conferenza è quello di stabilire come devono funzionare i meccanismi di Kyoto", ha affermato la rappresentante Usa, Melinda Kimble.

Ma i delegati europei non sembrano farsi intimidire dalla prepotenza americana. "Gli Stati uniti sono la nazione maggiormente responsabile dei gas di serra nel mondo e finora non hanno intrapreso alcuna azione sul piano interno per ridurre il loro apporto all'inquinamento dell'atmosfera. I meccanismi di Kyoto non possono sostituire l'impegno per la riduzione dei gas, ma sono un elemento in più per l'abbattimento generalizzato delle emissioni. Ciò che gli Stati uniti dovrebbero fare in casa propria, e non stanno facendo, è fondamentale", ha detto l'austriaco Jos Delbeke, che guida la delegazione europea.

I giornalisti interrogano i rappresentanti Usa su questioni fondamentali - per esempio, quando il Congresso intende ratificare il protocollo di Kyoto e quando gli Usa cominceranno a ridurre le loro emissioni di gas - ma loro non danno risposte concrete. Mostrano interesse solo per un problema che li riguarda da vicino: che non siano posti limiti alla compravendita dei diritti di emissione e che i paesi in via di sviluppo contribuiscano anch'essi alla riduzione dei gas, come ha proposto il governo argentino. "Non possiamo limitare la possibilità di trasferire nuove tecnologie ai paesi non industrializzati. La libertà di mercato non può essere messa in discussione", sostiene Kimble. La delegata ha assicurato che il suo paese sta lavorando per arrivare ad accordi con le industrie più inquinanti. Per ora, però, si tratta solo di colloqui e di progetti di legge che rimangono sulla carta. Gli Stati uniti a Kyoto si erano impegnati a tagliare le proprie emissioni di gas del 7% tra il 2008 e il 2012. Ma gli Usa sostengono di non poter cominciare nessun taglio all'interno finché non funzionano i meccanismi di flessibilizzazione. Gli europei ribattono che non si può esigere dagli altri e non fare nulla in casa propria. "Se si cominciano ad utilizzare subito i meccanismi flessibili, essi finiranno per sostituire il lavoro reale che ogni paese deve compiere", ha sostenuto Delbeke il quale ha ammesso che il summit di Buenos Aires non produrrà alcun nuovo impegno.

Circa la proposta argentina di impegni volontari da parte dei paesi non industrializzati per l'abbattimento delle emissioni, il delegato europeo ha sottolineato che "l'Unione europea ha sempre sostenuto che i paesi più sviluppati devono essere in prima fila nell'assumersi la lotta contro il cambiamento climatico. A lungo termine naturalmente sarà importante la partecipazione di tutti".

Altro tema di conflitto tra Europa e Usa è l'accordo "vituale" tra europei per ottenere una maggiore efficienza nel disinquinamento del pianeta. Per l'Europa l'obiettivo è un programma di lavoro con un chiaro calendario. Gli Usa cercano di consolidare alcuni meccanismi che abbatterebbero i costi per la riduzione dell'emissione di gas, prima di assumere iniziative.



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